Secondo i dati delle Prefetture, aggiornati a venerdì 8 aprile, sono 21.301 i profughi arrivati in Emilia-Romagna dall’Ucraina, di cui 1.669 ospitati nella rete dei Centri di accoglienza straordinaria (Cas). Per quanto riguarda la provincia di Ravenna (dati aggiornati al 7 aprile) sono 1.447 persone le persone ucraine giunte nel nostro territorio. Si parla in gran parte di famiglie, spesso composte da donne e bambini, ma fra loro ci sono anche minorenni senza genitori. A Bagnacavallo è giunto da qualche settimana un gruppo di profughi ucraini: una di loro, Oksana, che parla correntemente inglese, ci ha rilasciato questa testimonianza.

“Siamo ucraini, 56 persone, di cui 36 bambini, veniamo da Kiev e dalla regione di Kiev, dalla regione di Zhytomyr e dalla regione di Ternopil. La migrante più anziana ha 84 anni. Ha affrontato con grande impegno e un po’ di eroismo il viaggio di due giorni per arrivare in Italia. E la più piccola oggi ha 1 mese, il piccolo Kirill è nato già qui a Ravenna. Non ci conoscevamo prima di partire, ci siamo incontrati sugli autobus. I nostri mariti sono rimasti a difendere l’Ucraina, la nostra terra. Ogni giorno chiamiamo casa e il cuore di ognuno di noi si ferma quando nostro marito non risponde al telefono da molto tempo. Poi senti la voce della persona amata e ti calmi: i nostri mariti dicono sempre che per loro va tutto bene, ma credo che lo facciano in modo che noi non ci preoccupiamo. Ma vediamo le notizie e cosa sta succedendo alla nostra patria ed è terribile! Ogni giorno preghiamo per i nostri parenti, coloro che sono rimasti in Ucraina e coloro che sono stati costretti ad abbandonare la propria casa! Non è facile per tutti noi in questo momento. Lasciando Kiev, abbiamo potuto portare con noi solo documenti e alcuni vestiti: una valigia per cinque persone.”

Tutti i bambini stanno già frequentando le scuole italiane. Un ragazzino, Ivan, di 13 anni, sta continuando a Bagnacavallo le lezioni di musica, visto che già in Ucraina si era dedicato a suonare alcuni strumenti. Diverse persone del nostro territorio, leggendo delle loro vicissitudini sui social network, si sono appassionate alla loro storia, cercando spontaneamente di dare una mano per le prime necessità, ma soprattutto per stabilire un minimo di relazioni umane con queste persone, spaesate, sradicate dall’oggi al domani dalla loro vita i tutti i giorni; una serata a mangiare tutti insieme in una casa italiana, le valigie, qualche coperta, i palloni per far giocare i bambini.

Se qualcuno volesse contribuire, facendo avere alcuni beni o servizi che possono essere necessari, può far riferimento a Samar, un’operatrice che parla italiano, al numero 320 3551373.

Tiziano Conti