Nella ricerca delle proprie radici, a volte occorre cercare lontano quei testimoni che hanno lasciato un segno nel nostro territorio. Ecco perché per il Thinking Day, ci siamo messi sulle tracce del secondo capo reparto faentino ancora vivente: lo abbiamo trovato a Formigine, in provincia di Modena. Classe 1943, Sergio Tassinari è entrato nei lupetti a 11 anni, giungendo, dopo un anno, al reparto San Giorgio. Lì ha avuto come capo l’indimenticato Giulio Argnani (tra i fondatori dello scoutismo faentino, nda), e successivamente ne ha preso il posto, quando Giulio era impegnato come commissario Asci provinciale.

Sergio Tassinari è il secondo capo reparto faentino ancora vivente

Sergio ci riserva una calorosa accoglienza nella sua tavernetta colma di ceramiche faentine e ricorda lo scoutismo dei suoi tempi. «Ricordo ancora la mia squadriglia, i Leoni, di come eravamo appassionati nelle costruzioni degli angoli a forma di fortino indiano, mentre altri avevano tende tepee». Dalle sue parole emerge come l’avventura entusiasmasse bambini e ragazzi, ma non solo: ci ricorda infatti che anche i capi devono appassionarsi per essere credibili. «Se il capo sa pervadere di entusiasmo il grande gioco dello scautismo, non dovrà imporre le attività, ma suggerirle, far emergere la passione di una attività manuale dei nodi per applicarla in svariati campi e creare le occasioni per questo».

“Lo scautismo passa dai piedi”

Faenza I caporeparto Sergio Tassinari
Sergio Tassinari (dietro al centro) con il reparto San Giorgio

Nella chiacchierata con lui, in effetti, ci accorgiamo della sua grande concretezza, cita i nodi, le specialità che ha conseguito, la topografia per la lettura dei sentieri e la stima delle distanze, e ci snocciola a memoria, così su due piedi, un alfabeto semaforico.
Durante la passeggiata che abbiamo avuto la fortuna di fare con lui nel parco di Villa Gandini, ci enumera le specie di piante e il loro uso: «Ciascun albero ha un’architettura tutta sua, così come ogni ragazzo ha caratteristiche proprie, ed è compito del capo cercare di individuare, col dialogo e la progressione personale, i sentieri che sono più adatti a lui». «Lo scoutismo passa dai piedi», ricorda con le parole di Baden Powell, il fondatore. «La disciplina, sì, a quell’epoca era molto più importante di oggi, si scattava in piedi, era un valore per noi, non tanto per comandare, ma per far comprendere che, per essere ascoltato, prima devi ascoltare gli altri. Il capo deve sempre saper ascoltare i suoi ragazzi».

L’attenzione al ragazzo e la testimonianza del capo emergono prepotentemente nella sua esperienza. «Due cose deve saper fare lo scout: ascoltare e pregare. Se si ascolta gli altri e si ascolta Cristo si andrà lontano, e lo scout è uomo di frontiera. Oggi abbiamo perso il senso della frontiera, B.P. diceva che lo scout è accettabile in un salotto, ma indispensabile nelle emergenze, perché avere sangue freddo è tipico di chi sa vivere la sfida».

«C’è un tempo per accettare le sfide – ricorda Sergio ridendo -. Costruivamo le teleferiche, costruzioni enormi, percorsi Hebert, ponti di legno, facevamo tanto sport e uscite nella natura…. E poi, quando mi sono accorto che avevo sulle spalle un grande zaino di pieno di esperienze accumulate nel tempo e nelle varie città, mi sono rifugiato nella Comunità Capi. Rischiavo di diventare supponente, di non lasciare spazio agli altri. Così ho testimoniato il mio essere capo di esperienza, ma senza voler primeggiare. Un vero capo non è mai saccente, può sbagliare e, quando lo fa, deve sottolinearlo apertamente, perché occorre essere credibili».

La nascita del reparto Fra’ Saba e le “Sporte di San Giuseppe”

Prosegue con il racconto della sua storia: quando a 28 anni dovette lasciare Faenza per lavoro, già erano state fondate le prime esperienze a Lugo, Bagnacavallo a Modigliana, mentre in città si era fondato il reparto Fra’ Saba, e il movimento man mano si espandeva. A Formigine ricomincia da capo con gli scout, a cui, ci rivela un suo amico, diede inizio nella fabbrica di ceramica dove lavorava. Poi il Masci, le Guardie Ecologiche Volontarie, i volontari del primo soccorso, e tante altre esperienze, anche in Cina. Uno zaino davvero pieno! «Ho imparato ad ascoltare gli altri dall’esperienza scout. La capacità di servire l’imparai in reparto, quando i capi squadriglia compresero che alcuni ragazzi arrivavano da famiglie molto povere. Da lì nacque l’intuizione delle Sporte di San Giuseppe». L’esperienza iniziò nel 1955 e si protrasse per molti anni, allargandosi a moltissime persone.
«Imparammo ad andare a chiedere ai negozi generi alimentari pane, zucchero, salami, prosciutti, vino. Poi distribuivamo tutto, raccoglievamo anche soldi casa per casa, ma tutto si faceva con grande discrezione. Mi piacque molto questa esperienza, perché i ragazzi uscivano dal loro egoismo, e il loro atteggiamento mi commosse. La povertà non si presenta così, va cercata, perché spesso i poveri si vergognano di chiedere».

“Nella veglia alle stelle si comprende la profondità dello Spirito”

Il suo racconto si sofferma poi sul tema della fede, perché la carità non si può fare senza un faro sicuro a cui guardare. «Senza spiritualità non si va da nessuna parte, nella vita non sarai mai solo se hai trovato Dio. Davvero la vita mette alla prova, ma Dio c’è sempre. Ho trovato grande bellezza e profondità spirituale nel fare due cose: le veglie alle stelle e il deserto. Quando hai la notte stellata e un fuoco con poca legna, non tanta che illumini tutto, nella penombra della fiamma tremolante, con la Bibbia, si comprende la profondità dello Spirito».

Il nostro pensiero va alla necessità di avere capi di esperienza e ci viene subito in mente la difficoltà dell’Agesci nell’avere capi spesso troppo giovani. Gli chiediamo la sua opinione: «Se volete continuare bene lo scoutismo a Faenza, anche con capi giovani, lavorate bene in Comunità Capi: è questa che forgia il capo; se il capo non sa imparare l’arte di ascoltare e di sapersi confrontare, non può dare nulla. È l’altro che mi forma, i ragazzi e gli altri capi sono una miniera per me». Infine, ci lascia con una lezione di simbologia scout: «Ricordate, il color salmone del fazzolettone di Baden-Powell è composto dal grigio del generale mescolato al rosa del monaco, e mette così assieme la forza per guidare e l’umiltà per servire».

d.b.

Sabato 9 aprile il taglio del nastro della mostra del Centenario

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Sabato 9 aprile alle 17.30 a Palazzo delle Esposizioni (corso Mazzini 92) inaugura la mostra L’avventura dello scoutismo a Faenza. Cent’anni e oltre. L’esposizione sarà visitabile fino al 1° maggio. La mostra ha il patrocinio de Comune di Faenza ed è realizzata con il sostegno del Gruppo Tampieri e La Bcc.
Orari mostra: da lunedì al venerdì 18-21; sabato 16-20; domenica 9-12. Info e visite guidate: 331 450 2793.