In centinaia di scout hanno festeggiato a Faenza il 23 aprile scorso il proprio patrono, san Giorgio. Un appuntamento speciale, perchè nel 2022 si festeggiano i cento anni dalla fondazione del primo reparto scout cattolico in città. Prima la celebrazione in Cattedrale presieduta dal vescovo Mario Toso, poi il rinnovo della Promessa e infine una grande festa con taglio della torta.
«Educare alla fede- ha sottolineato il vescovo nell’omelia – significa accompagnare i ragazzi, i giovani, e noi stessi – capi guide, presbiteri, vescovi -, verso l’innamoramento del Signore Gesù, il Risorto. Solo così giungeremo a una comunione profonda con Lui. Solo dopo essere pervenuti, giovani e guide, al fulcro incandescente dell’amore di Gesù Cristo si riuscirà a sentirci convocati e a sentirci tutti appartenenti al Vivente. Lui ci farà sentire corresponsabili nella sua stessa missione evangelizzatrice. La fede nasce dall’incontro con Gesù».

Gli eventi del centenario proseguono sabato 30 aprile dalle 16.30 con un pomeriggio di canti dell’Agi (associazione delle “guide” poi confluite nell’Agesci) all’interno della mostra a Palazzo delle Esposizioni. Per l’occasione pubblichiamo la testimonianza di di Marina Visani, coccinella Agi del 1967.

Alfero 1967 con il Cerchio

Estate 1967, ero una coccinella di 10 anni in partenza per il campo estivo, per la prima volta lontano dalla famiglia. Il luogo dell’Accantonamento di Mary Poppins, questo il nome esatto e il titolo del campo, era una vecchia chiesa sconsacrata che sorgeva vicino al fiume, in basso rispetto al paese di Alfero. Lungo la navata della chiesa erano disposte, al posto delle panche, tutte in fila, le brande che ci avrebbero ospitate per sette notti.
Ancora oggi frammenti di ricordi si mescolano confusi tra realtà e fantasia, perché questo era lo spirito con cui noi coccinelle vivevamo quell’esperienza.

La mattina, dopo la sveglia, prima cosa importante da fare era riordinare branda e valigia per l’ispezione delle capo; ci tenevo tantissimo ad avere tutte le mie cose a posto, come scrivo con orgoglio nella cartolina inviata ai miei genitori, ritrovata di recente: “… mamma, la mia valigia è sempre in ordine…”. Poi l’alzabandiera dava inizio alle varie attività: ogni giorno una nuova avventura.

Ricordo un grande gioco con varie prove ambientate in un immaginario luna park; poi l’Explò in paese, con le persone che pazientemente si sottoponevano alle nostre interviste. Ricordo la giornata dell’assegnazione dei brevetti di specialità; per affrontare le prove ci eravamo preparate a casa, secondo le nostre preferenze e attitudini: brevetto di cuoca, brevetto di amica degli animali, brevetto di liturgia… E non potrò mai dimenticare la cerimonia delle Promesse.

Ma a quel campo, la vera avventura arrivava la sera, quando, dopo cena, le capo scomparivano per organizzare le attività del giorno successivo, così ci dicevano, e noi ci disponevano in cerchio, sedute a terra in prossimità dell’altare, pronte per l’inizio del “fuoco”.
A un tratto, in carne e ossa, dalla sacrestia faceva il suo ingresso in scena Bert, sì proprio lui, lo spazzacamino, con tanto di scopa e berretto e dal pulpito scendeva, lungo la scala in legno fino a noi, Mary Poppins con la grande borsa, l’ombrello e la gonna svolazzante e tutti e due davano inizio allo spettacolo. Poco importa quel non so che di familiare con Stella nell’aria scanzonata di Bert, o il fatto che Mary Poppins avesse i capelli lisci e lunghi e lo sguardo dolce, un poco somigliante a quello di Teresa. La favola diventava realtà e noi c’eravamo.

Marina Visani