Una storia, quella di Sorge, che torna attuale sulla scia delle giornate che stiamo vivendo, che tanti di noi pensavano restassero racchiuse nei racconti dei nostri padri, o dei nostri nonni, quando eravamo bambini. Molti storici hanno sempre asserito, non a torto, come la Seconda guerra mondiale non sia stata vinta dalle armate composte da milioni di soldati, ma da pochi matematici e fisici. Uomini come Alan Turing, che decifrò il codice Enigma, o come Enrico Fermi e Robert Oppenheimer, che con i loro studi, consentirono lo sviluppo della prima bomba atomica. Eppure, ci sono uomini che ancora più di loro hanno contribuito al conseguimento della vittoria. Sono le spie come Richard Sorge: l’uomo che ne entrò in possesso e rivelò una delle informazioni strategiche più essenziali di tutta la guerra. Nato nel 1895 nell’estremità del Caucaso che si affaccia sul Mar Caspio, crebbe a Berlino, con madre russa e padre tedesco. Agli ideali nazionalisti di Hitler preferì quelli internazionalisti di Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg. Diventò comunista, pronto a offrire spirito e corpo all’Unione Sovietica. Mosca lo accetterà, assoldandolo come spia per il servizio informazioni dell’Armata Rossa. Con lo pseudonimo di Richard Sonter e la copertura di giornalista, gli venne affidato un compito pericoloso: tornare a Berlino e infiltrarsi nel Partito Nazionalsocialista. L’uomo si stabilisce con successo nella redazione del quotidiano Getreide Zeitung, poi i servizi segreti sovietici gli affidarono una nuova impegnativa missione: stabilire una rete spionistica in Giappone, nella Tokyo dell’imperatore Hirohito. Sbarcato nell'”Impero dove nasceva il sole”, si spacciò per un fervente nazista e collaborò con diversi quotidiani e strinse una forte amicizia con Ozaki Hotsumi, intimo del primo ministro giapponese Fumimaro Konoe. Riuscì a diventare l’addetto stampa dell’ambasciata del Terzo Reich, entrando in possesso di preziose informazioni. In questa posizione, Sorge non solo può veicolare informazioni a Berlino, ma può ascoltare quelle che provengono dalla Cancelleria dove Adolf Hitler pianifica le sue manovre di guerra.

Nella primavera del 1941, Richard Sorge fece pervenire a Mosca l’informazione di un “inevitabile attacco all’URSS”, ma gli non venne dato credito. Stalin e i suoi consiglieri erano convinti della solidità del patto Molotov – Von Ribbentrop. Il 21 giugno 1941 le truppe naziste attaccano l’URSS, con l’Operazione Barbarossa.

Sorge non si scoraggiò, e anzi, continuò a svolgere la sua missione. E per la seconda volta, entrò in possesso di un segreto fondamentale per le sorti del fronte dove l’Armata Rossa aveva già mandato al sacrificio milioni di uomini. Il suo collega Osaki ha appreso da fonti di alto livello che l’esercito giapponese non intendeva attaccare l’Unione Sovietica. Questa informazione fondamentale consentì ai generali di Stalin – che questa volta concesse il suo benestare alla spia – di smobilitare le divisioni schierate in Siberia e Mongolia, per rinforzare il fronte europeo, nel rigido inverno che sta già mettendo a dura prova le armate tedesche. Hitler di fatto ha già perso la guerra. Sorge invece, verrà arrestato nell’ottobre del 1941 dal Kempeitai– la polizia militare nipponica – perché sospettato di spionaggio e condannato a morte per impiccagione. Verrà giustiziato nel novembre 1944 insieme a Ozaki Hotsumi, l’uomo che gli aveva rivelato una delle informazioni più preziose della guerra.

Le sue gesta rimasero nascoste fino alla morte di Stalin, per non mettere in imbarazzo i governanti russi. Passata la destalinizzazione, la Pravdascrisse di lui: “L’ora è venuta di parlare dell’uomo il cui nome resterà per le generazioni future”.

Hanako Ishii, la sua amante giapponese, non smise mai di fare visita sulla sua tomba, fino al sopraggiungere della sua morte, nel primo anno del nuovo millennio.

La storia ogni tanto bussa di nuovo alla nostra porta.

Tiziano Conti