Distanziamento, impossibilità di praticare il proprio sport, incertezze continue. Bambini e adolescenti sono tra coloro che più di tutti hanno subito gli effetti della pandemia, in un’età che di per sé è sinonimo di scoperta, gioco, consapevolezza di sé e degli altri. La quarta ondata, stando a diversi studi, è quella dell’aumento dei disturbi psichiatrici, con casi raddoppiati tra gli adolescenti. Anche a Faenza la Polizia locale ha sottolineato i disagi che sta vivendo la fascia giovanile, che possono sfociare in veri e propri episodi di vandalismo e micro criminalità. Con la pedagogista Martina Tarlazzi, cerchiamo di capire come essere al loro fianco.

Intervista a Martina Tarlazzi

Dottoressa Tarlazzi, c’è un nesso tra l’aumento del disagio tra i giovani e il perdurare della pandemia?

Sicuramente. I giovani oggi sono molto affaticati per due motivi. Il primo è che bambini e adolescenti hanno necessità di appoggiarsi su colonne forti, ma percepiscono gli adulti stessi a essere in difficoltà. Dopo due anni di pandemia i genitori hanno tanta stanchezza, hanno dovuto districarsi tra orari fuori dall’abitudinario, e i figli assorbono tutto questo disagio. Tra l’altro, in particolare gli adolescenti richiedono ai genitori molte energie e, per la loro età, mettono alla prova gli adulti per cercare un confronto con loro.

E il secondo motivo?

Si è persa gran parte della socialità che avveniva a scuola e che portava ragazzi e ragazze a confrontarsi con i loro pari. Anche uno scherzo assieme all’intervallo, o un gioco fisico, è importante per la loro crescita. La loro è l’età in cui si confrontano con il proprio corpo. In questo momento, per tanti motivi, i ragazzi hanno perso il contesto sociale all’interno della scuola e lo cercano da altre parti, sfociando in trasgressioni dove non sono controllati e aiutati dagli adulti. Si va così in luoghi più appartati, a trasgredire nel parco. Senza il contesto scolastico possono sfociare problematiche sempre maggiori, in cui il gioco diviene rissa e violenza.

La scuola è stata molto criticata, ma vedo prof che con coraggio si mettono in gioco ogni giorno per aiutare i propri studenti in un contesto nuovo. Tutti si stanno impegnando: alunni, professori. La scuola non è solo didattica, ma educazione a 360 gradi e dobbiamo supportarla.

Alla luce di questo, come aiutarli?

Dobbiamo essere consapevoli di quanto gli adolescenti stiano soffrendo, e cambiare registro. Con la pandemia vivere la propria dimensione corporea è difficile, abbiamo una mascherina che ci oscura il volto, manteniamo il distanziamento. Parlare con i nostri ragazzi è fondamentale, e bisogna stimolarli a non stare sempre in casa, per esempio dopo ore di Dad, ma uscire per passeggiate o attività fisiche. Come detto, il confronto con il proprio corpo è importante, quindi nel contesto famigliare ci si può cimentare in una sana “lotta” con i genitori: la lotta con i figli ha un reale valore terapeutico. In generale, non si può negare loro queste dimensioni sociali.

Cosa porterebbe negare i loro bisogni?

Porta poi a ricercarli in altri contesti, che possono portare a derive negative. Se la dimensione corporea viene vissuta nel modo sbagliato, possono esserci aumenti di autolesionismi, fino al 30% con la quarta ondata, come sottolineato dal neuropsichiatra Stefano Vicari. Sono in aumento anche i disagi mentali. Da un certo punto di vista però, ho visto adolescenti molto più maturi di alcuni adulti. Sono consapevoli della situazione e continuano a fare sacrifici. Hanno una lettura emotiva di sé molto più alta delle generazioni precedenti, conoscono cosa stanno vivendo e per questo noi adulti non dobbiamo smettere di bussare alla loro porta. L’adolescente tende a isolarsi, vuole la sua privacy. Spesso però tiene lontano gli adulti per vedere se poi realmente interessi a loro e se ti avvicini.

Quali sono gli alleati educativi dei genitori?

Può essere una risorsa importante il Centro per le famiglie, che mette a disposizione pedagogisti e personale educativo. Per quanto riguarda l’educazione sessuale, c’è il consultorio. Un valido alleato è sempre il medico di base o il pediatra, per capire quali strade possono attivarsi con l’Ausl nel caso si riscontri un particolare disagio. Si parla sempre comunque di un lavoro di squadra. In questi anni è aumentata tanto richiesta di aiuto, ma non è detto che questo sia perché si vivano disagi maggiori rispetto al passato. C’è una diversa sensibilità da parte delle famiglie e dei giovanissimi stessi. Adesso si è tutti più consapevoli dell’importanza di dialogare assieme su questi temi.

Samuele Marchi