Un’esperienza da trasmettere alle future generazioni. Gian Luca Lusa, 36 anni, fa parte del consiglio direttivo della Filodrammatica Berton, realtà nata in Borgo nel 1883 che ancora oggi porta avanti la propria tradizione teatrale, in particolare in dialetto. Da quest’anno Gian Luca cura con Deanna Morlupi un laboratorio dedicato ai giovani dai 16 ai 20 anni. Con lui proseguiamo la nostra rubrica dedicata a giovani e cultura.

Intervista a Gian Luca Lusa: “La chiave vincente? Gli insegnamenti dei nostri maestri Bettoli e Mazzoni”

Gianluca, come hai conosciuto la Filodrammatica?

Da sempre. Mia madre recita da prima che nascessi. Quando c’era bisogno di un bambino in scena venivo chiamato assieme ai figli di altri attori. Ora continuo a recitare, faccio il tecnico, commissioni di vario genere, insomma quello che c’è da fare.

Che ruolo hanno i giovani all’interno di questa ‘storica’ realtà faentina?

Hanno avuto un ruolo determinante. Siamo una compagnia stabile dal ‘94 grazie a Giuliano Bettoli e Luigi Antonio Mazzoni e da allora si sono susseguiti decine e decine di giovani che hanno arricchito le nostre fila. I laboratori fino alla pandemia si sono tenuti tutti gli anni, se ne organizzavano due: il classico “Ti piace recitare” per adulti e il “LaboAdo” proprio dedicato agli adolescenti. Dobbiamo anche qui ringraziare Luigi Mazzoni per la sua dedizione a trasmettere la passione per il teatro. Io stesso ho partecipato a diversi di questi corsi. Ora , io e la mia amica Deanna Morlupi abbiamo pensato di avviare un nuovo laboratorio per i ragazzi dai 16 ai 20 anni. Siamo solo all’inizio ma ci divertiamo e speriamo di riuscire a trasmettere gli insegnamenti dei nostri maestri.

Quale impatto ha avuto la pandemia sul settore teatrale?

Si è complicato tutto. Per quasi due anni non abbiamo portato in scena praticamente nulla. Lo spettacolo che è andato in scena il weekend scorso era in programma a marzo 2020. Tra molte peripezie, attori sostituiti e quarantene siamo riusciti a farla il 31 dicembre al teatro Masini e appunto questo fine settimana. La pandemia ha anche interrotto i corsi in essere, infatti adesso si sta terminando un altro laboratorio tenuto da Daniele Porisini sospeso anche questo all’inizio dei contagi.

Qual è stata la chiave vincente della proposta della Filodrammatica?

Senza dubbio le persone che ci hanno lavorato e che ci lavorano. Senza Bettoli e Mazzoni di sicuro non sarei qui a rispondere alle tue domande. Ma ovviamente anche i grandi hanno bisogno di seguito. Abbiamo cercato negli anni di affrontare diversi aspetti del teatro. La classica commedia dialettale romagnola, leggera e divertente, ma alcune con una morale. Molto spesso si sono fatti spettacoli in italiano sia brillanti che più drammatici. Senza dimenticare la tradizionale fiaba che ogni anno ci accompagna durante il mese di dicembre fino a Natale. Importanti per le stagioni teatrali gli ospiti: la compagnia degli Amici del Fontanone, la compagnia degli Amici del teatro di Cassanigo, giusto per citare le realtà che da più anni sono assieme a noi in cartellone. Inoltre, quest’anno, abbiamo il coro lirico Città di Faenza, l’improvvisazione teatrale col maestro Antonio Vulpio, la compagnia Smama, la compagnia Segni a matita, l’amico Fabrizio Soglia che porta in scena la compagnia Borgo Giovani, la compagnia Amici dell’Europa. Insomma variare e collaborare, secondo me, è stata e sarà sempre più la chiave per andare avanti con successo.

Per il vostro gruppo giovani cosa rappresenta il dialetto?

Per i giovani il dialetto non è facile. Quando qualcuno dei giovani, ma vale per tutti, entra in un cast dialettale si inizia a insegnarglielo con le battute che deve dire il suo personaggio. Purtroppo per quelli che non lo hanno imparato in casa è difficile da assimilare. Per cercare di trasmettere il dialetto organizziamo i lon ad Merz. Seppur io lo parli da sempre per quanto riguarda la diffusione e la cultura dialettale la persona più autorevole è senza dubbio l’amico Mario Gurioli.

Ritieni che il mondo culturale faentino riesca a valorizzare realmente i giovani?

Di sicuro ci sono molte realtà; ne abbiamo citate diverse. Non so se tutte riescano a valorizzare come si dovrebbe i giovani; noi stessi forse dovremmo dare più spazio. Di sicuro i giovani sono più bravi di noi, più attempati a livello di pregiudizi e integrazione.

Qual è l’episodio più bello di questi anni?

Di sicuro recitare al teatro comunale Masini è sempre un’emozione fortissima. Mi piace molto recitare riconoscere teatri diversi e mi piacerebbe farlo di più spesso. Ormai è passato qualche annetto ma di sicuro la soddisfazione più grande è stata partecipare a una rassegna teatrale a Fabrica di Roma con compagnie di tutta Italia dove abbiamo vinto il premio “Arco d’oro” nel 2013, portando lo spettacolo “La visita della vecchia signora”.


Samuele Marchi

Foto: Pier Gianni Samorini