Il grido d’allarme arriva dalle società sportive e da diversi comitati territoriali del Csi e riguarda l’aumento, nel primo mese del 2022, delle bollette del gas e dell’energia elettrica negli impianti sportivi e in particolare nelle piscine. Anche la Nuova Cogi Sport, ente gestore della piscina di Faenza, ha chiuso il proprio impianto per protesta nazionale domenica scorsa. «Il rincaro delle materie prime va a impattare enormemente sul bilancio delle realtà che gestiscono impianti sportivi – sottolinea Alessandro Neri, presidente del Csi Faenza -. Ci troviamo di fronte a una situazione davvero difficile, e non si tratta di problemi di natura puramente economica. Tutto questo va a danno delle famiglie e dei giovani, che vedono minato il loro diritto allo sport. Settimanalmente come Csi facciamo incontri per fare il punto di una situazione in continua evoluzione. E come in altri contesti, la pandemia non ha colpito tutte le realtà sportive allo stesso modo…».

Intervista ad Alessandro Neri, presidente Csi Faenza

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Il presidente Neri al centro.

In che senso?

Oggi ci sono molte differenze tra gli sport: quelli che si svolgono all’interno di impianti e locali chiusi devono affrontare problematiche ancora maggiori rispetto agli sport all’aperto. Sul calcio, per esempio, al momento siamo abbastanza ottimisti, ma altri, come pallavolo e basket, sono più in difficoltà. A livello regionale in questi mesi hanno ricevuto invece grande impulso gli sport destrutturati, penso per esempio al podismo o a tutti quegli sport di natura individuale. Per cui, anche in ambito sportivo, il Covid-19 non ha colpito tutti allo stesso modo. E tutto questo si ripercuote poi sulle iscrizioni e l’avviamento allo sport, si rischia di portare danni strutturali dai quali sarà difficile riprendersi.

Qual è lo stato di salute del Csi?

Il calo dei tesserati c’è stato. Con la pandemia nel faentino si è passati da 6.500 tesserati Csi a 4.300 nella stagione 2020/21. Una volta che si ripartirà, bisognerà mettere in campo tante iniziative per riavvicinare le famiglie all’attività sportiva. In questo senso il Csi è venuto incontro alle esigenze delle società annullando l’affiliazione anche per il 2022: si tratta di un segnale importante, ma non potrà bastare. Da questa primavera dovremo cercare di aiutare bambini e ragazzi a ritrovare la voglia di fare e riprendere lo sport. In tanti hanno smesso di praticare attività sportiva e questo porta a tanti disagi dal punto di vista salutistico, delle relazioni, della socialità. Lo stare insieme in un ambiente educativo e sano è fondamentale per questa età.

Che cosa si può fare dunque?

Ogni sport ha una propria commissione tecnica. Per esempio, la pallavolo per venire incontro alle necessità dei bimbi più piccoli sta cercando di coinvolgerli attraverso campionati con numeri ridotti. In generale la difficoltà di avere una programmazione certa rende tutto maledettamente contingente. Questa cosa ha un impatto non solo in maniera astratta su campionati, classifiche, dirigenza.
A subire gli effetti maggiori sono proprio i giovani. In questa frammentazione rischiano di perdere la passione per lo sport e, pur continuando a praticarlo, lo vivono come qualcosa di contingente che non ha obiettivi. Per questo dobbiamo essere bravi dal punto di vista organizzativo: non si tratta solo di terminare dei campionati, la posta in gioco è molto più alta.

Da dove ripartire?

Facendo squadra, in particolare con le parrocchie. I ragazzi devono tornare a vivere la dimensione sociale della parrocchia, e il Csi è a fianco di parrocchie, oratori, circoli Anspi. Un altro punto da cui ripartire sono le esigenze dei ragazzi in questo tempo complesso. Dobbiamo mettere loro al centro. Non necessariamente tornare a vivere dimensioni sociali e sportive deve passare dagli sport classici: la priorità in questo momento è tornare a vivere il gioco e lo sport in un contesto educativo di socialità e comunità, vissuto per esempio nel campetto della parrocchia. L’aspetto educativo per noi è centrale. Una cosa bella che ho notato in questi anni, è quando una famiglia, magari da fuori parrocchia, porta il figlio in uno dei nostri ambienti e rimane stupita positivamente dal nostro modo di concepire lo sport.

Samuele Marchi