Aumento dei contagi per positività da Covid e aumento dei costi energetici sono, al momento, i due fattori che pesano maggiormente sul mondo dell’imprenditoria. Per capire lo stato di salute dell’economia romagnola e quali siano le prospettive future, abbiamo intervistato Roberto Bozzi, consigliere delegato della Vulcaflex di Cotignola, e, da alcuni mesi, nuovo presidente di Confindustria Romagna.

Intervista a Roberto Bozzi, presidente di Confindustria Romagna

Quali sfide attendono l’economia romagnola nei prossimi mesi?
Ad oggi, con le incognite attuali, sarebbe già un buon risultato mantenere e rafforzare il rimbalzo osservato nella seconda parte del 2021. In questo senso un grande incoraggiamento arriva – per esempio – dalla performance del porto di Ravenna. Confidando che l’estate ci aiuti dal punto di vista sanitario, la priorità sarà concretizzare alcune delle tante idee su come utilizzare i fondi del Pnrr. Non è un segreto che per noi in Romagna la priorità assoluta è il potenziamento delle infrastrutture e il più ampio tema delle connessioni e della mobilità.

Quarta ondata. Quali effetti sta avendo sull’economia?
La quarta ondata è vicina al suo picco e ha impatto nell’immediato. Ciò che preoccupa di più sono le criticità che si protrarranno nel medio periodo: la scarsità delle materie prime, il forte rimbalzo dell’inflazione, l’aumento dei costi energetici e la difficoltà di riuscire a trovare personale da assumere, rendendo ancora più attuale il tema già evidenziato della carenza di figure professionali.
Tra lavoratori contagiati, in quarantena o no vax, qual è lo stato di salute delle imprese di Confindustria Romagna?
Sì, c’è allarme tra le imprese a causa all’aumento esponenziale delle positività tra i lavoratori, con conseguenti percentuali di assenze più alte dell’ordinario. A questo si aggiunge il dato di coloro che non hanno ancora avuto la somministrazione della terza dose di vaccino e sono a casa per contatto stretto con un caso di positività. È un tema che ci aspettiamo prevalga nei prossimi giorni, ma possa sgonfiarsi e risolversi poi con la stagionalità.

Rispetto all’obbligo vaccinale per gli over50, ritiene che il Governo avrebbe potuto osare di più?
Confindustria è sempre stata per l’obbligo vaccinale, fin da subito, poi ci siamo resi conto delle difficoltà a trovare una sintesi e quindi abbiamo sostenuto con convinzione gli strumenti disponibili a contrastare la diffusione del virus e a tutelare la ripresa, in primis le vaccinazioni – con un contributo diretto tramite l’organizzazione degli hub interaziendali – e poi appunto il green pass nelle sue varie declinazioni. Occorrono scelte coraggiose che guardino al medio-lungo periodo dal punto di vista sanitario ed economico.
Smart working. Può essere la soluzione in questa fase o un’opportunità anche per il futuro?
In generale, vediamo che le aziende stanno alzando in questi giorni il livello di guardia, favorendo ulteriormente il ricorso allo smart working quando possibile e la rimodulazione dei turni, con l’obiettivo di tutelare al massimo la salute dei propri dipendenti.

Aumento dei costi energetici e delle materie prime. Qual è la situazione?
L’aumento dei costi legati all’energia è una delle conseguenze del non voler utilizzare le fonti domestiche. Ora c’è un’apertura sul fronte delle autorizzazioni già concesse, e abbiamo chiesto che almeno su questo aspetto – in attesa del Pitesai (Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, ndr) sulle nuove autorizzazioni – si rilanci e si potenzi la produzione interna. Oltre che in bolletta, questo avrebbe anche un significativo risvolto ambientale – in termini di minori importazioni – e occupazionale. Il gas naturale, la fonte fossile più pulita di cui disponiamo in abbondanza, ha un ruolo imprescindibile nella decarbonizzazione e ne avremo ancora bisogno a lungo perché – per definizione – la transizione è un passaggio: non avviene spingendo un tasto, non si compie in qualche mese o in qualche anno.

In generale, questa continua “altalena” dovuta alla pandemia ma non solo, cosa comporta?
Sta ostacolando gli impegni assunti dalle aziende, e ha come principale conseguenza il ritardo sulle forniture e sui servizi, alimentando una spirale negativa su cui le imprese si avvitano per mancanza di persone e materiali, senza riuscire a far fronte alle commesse.

Sara Pietracci