Un cotignolese sul tetto d’Europa. L’estate d’oro dello sport italiano non finisce di stupire e ha regalato nuove emozioni il 19 settembre scorso, quando in Polonia la Nazionale italiana di pallavolo ha sconfitto in finale 3-2 la Slovenia conquistando per la settima volta il Campionato europeo.

Protagonista in questa nuova notte magica è stato Fabio Ricci, 27 anni, centrale della Sir Safety Perugia e originario di Cotignola. In quella sofferta finale è stato suo il punto decisivo, con quel primo tempo che ha portato il risultato sul 14-9, che ha consegnato all’Italia la dote di ben cinque match point. L’oro verrà certificato qualche minuto dopo grazie all’errore in battuta dello sloveno Cebuly. «La prima cosa che abbiamo pensato un po’ tutti – racconta Fabio, appena rientrato in Italia – è che nessuno di noi credeva fossimo diventati veramente campioni d’Europa. Eravamo certi che avremmo fatto un buon Europeo, ma riuscire a vincere è stato un sogno che si è realizzato». E la coppa alzata al cielo ripaga del duro allenamento in palestra e delle difficoltà inevitabili con le quali si scontra un atleta di alto livello nel corso della stagione.

Un’Italia giovane e sbarazzina: così è stata definita dagli addetti ai lavori la Nazionale allenata da Ferdinando De Giorgi, arrivato subito dopo la sconfitta ai quarti alle Olimpiadi di Tokyo. Partita senza i favori dei pronostici, ha stupito tutti.

Se dovessi scegliere un momento decisivo che ha segnato la vittoria dell’Europeo, quale indicheresti? «Direi quando abbiamo vinto contro la Slovenia nel girone. Lì ci siamo resi effettivamente conto della nostra forza e che potevamo giocare una buona pallavolo, al di là di possibili vittorie. Il gruppo si è formato in poco tempo, a metà luglio aspettavamo ancora gli altri giocatori reduci dall’Olimpiade, per cui non avevamo ancora piena consapevolezza della nostra forza. Con quel 3-0 alla Slovenia è scattato qualcosa dentro di noi che ci ha fatto fare il salto di qualità».

FabioRicci

Con la vittoria, si sono sprecati i paragoni con l’Italia di Mancini, vittoriosa all’Europeo di calcio e che in maniera decisa ha puntato più sul collettivo che non sui singoli.

Fabio Ricci: “Per vincere è fondamentale essere realmente squadra e noi lo siamo stati”

«Per vincere è fondamentale essere realmente squadra – racconta Ricci – e noi lo siamo stati. Sicuramente c’è stata una bella magia attorno allo sport italiano in questi mesi, e in tante discipline si è riusciti a ottenere risultati grazie al gioco di squadra, ma non farei paragoni netti con altri sport, non credo ci sia stato un vero e proprio effetto a catena. Penso che quelle di questi mesi siano state più che altro coincidenze. Sicuramente la nostra vittoria fa bene all’Italia per mettere sotto i riflettori anche altri sport oltre il calcio».

Anche per Fabio, come per tanti altri bambini, all’inizio lo sport è stato sinonimo di calcio, che ha iniziato a praticare fin da piccolo. Poi l’incontro con la pallavolo. «Mi è sempre piaciuta la pallavolo – spiega – anche se nella mia famiglia non era per niente conosciuta. Tutti seguivano il calcio. Il primo anno i miei genitori hanno imparato le regole del volley portandomi in palestra. Non so dire esattamente cosa mi piaccia in particolare di questo sport, ma da quando ho iniziato non ho più smesso». Fabio muove i primi passi nel Granarolo, per poi passare a Lugo e al settore giovanile di Ravenna. E qualcuno si accorge che quel giovane potrebbe arrivare molto in alto.

«La prima persona che ha creduto in me è stato l’allenatore Roberto Lobietti – racconta -. Fu il primo, quando avevo 16 anni, che disse che avevo talento per questo sport e mi ha reso consapevole delle mie potenzialità. Purtroppo ci ha lasciato nel 2011. Gli sarò sempre grato».

Lobietti ci vide giusto: nella stagione 2017-18 il trasferimento a Perugia, dove Ricci conquista subito il titolo italiano. Poi arriveranno altre due Coppe Italia e tre Supercoppe italiane. «Ora lo scopo è fare bene con la mia squadra, che ha obiettivi molto ambiziosi e una rosa competitiva» dice Fabio, che però, pur lontano, resta legato alle sue origini.

«Cotignola è la mia casa, e appena posso è qui che torno». E questa volta lo farà portando con sé una coppa da campione d’Europa.

Samuele Marchi