Dopo essere diventato presidente, Mandela chiese alla sua scorta di andare a pranzo in un ristorante. Nel ricordare il fatto, disse: “Ci siamo seduti e ognuno di noi ha chiesto ciò che ha voluto. Sul tavolo davanti, c’era un uomo che aspettava di essere servito. Quando gli hanno portato le sue pietanze, ho detto a uno dei miei soldati: vai a chiedere a quel signore di unirsi a noi. Il soldato è andato e gli ha trasmesso il mio invito. L’uomo si è alzato, ha preso il suo piatto e si è seduto proprio accanto a me. Mentre mangiava le sue mani tremavano costantemente e non alzava la testa dal suo cibo. Quando abbiamo finito, mi ha salutato senza guardarmi, gli ho dato la mano e se n’è andato”. Il soldato ha sottolineato: “Presidente, quell’uomo doveva essere molto malato, visto che le sue mani non smettevano di tremare mentre mangiava”.

Allora Mandela gli ha detto: “No, assolutamente! La ragione del suo tremore è un’altra. Quell’uomo era il custode della prigione dove sono stato. Dopo che mi torturava, urlavo e piangevo chiedendo un po‘ d’acqua e lui veniva mi umiliava, rideva di me e invece di darmi acqua, urinava nella mia testa. Non è malato, aveva paura che io, ora presidente del Sudafrica, lo mandassi in carcere e gli facessi quello che mi ha fatto lui. Ma io non sono così, questa condotta non fa parte del mio carattere, né della mia etica”.

Dopo 27 anni di prigionia, Mandela guidò la transizione dall’apartheid alla democrazia

Nelson Mandela fu liberato dalla prigione, dopo 27 anni, l’11 febbraio del 1990, giorno in cui tenne un memorabile discorso dal Municipio di Città del Capo, quando rivelò di rinunciare alla violenza per un processo di riconciliazione e di pacificazione del suo popolo. Nelson Mandela concorse per l’elezione a presidente del Sudafrica contro De Klerk, che aveva ricoperto la carica dal 1989 al 1993, e il 27 aprile 1994 vinse le prime elezioni democratiche, diventando il primo capo di stato di colore. De Klerk fu nominato vicepresidente: insieme furono insigniti del premio Nobel per la pace nel 1993. Come presidente (1994-99), Mandela presiedette la transizione dal vecchio regime basato sull’apartheid alla democrazia, guadagnandosi il rispetto mondiale per il suo sostegno alla riconciliazione nazionale e internazionale.

Uscendo dalla porta del carcere verso la sua libertà, Mandela sapeva che se non si fosse lasciato alle spalle tutta la rabbia, l’odio e il risentimento sarebbe rimasto prigioniero di quei sentimenti negativi. Le menti che cercano vendetta distruggono gli stati, mentre quelle che cercano la riconciliazione costruiscono nazioni.

Tiziano Conti