La piena di Natale del Senio riaccende lo scontro politico e tecnico sulle casse di espansione di Tebano e Cuffiano. A intervenire in modo durissimo è Stefano Bertozzi, ex consigliere comunale di Faenza, che il 26 dicembre ha diffuso un video sulla sua pagina facebook e ha postato una serie di immagini per denunciare quella che definisce una situazione “inaccettabile”, alla luce dell’ennesima ondata di maltempo che ha colpito il territorio. Bertozzi chiarisce subito il senso del suo intervento: «Voglio denunciare ancora una volta quello che sta succedendo, anche se oggi non ho incarichi istituzionali», spiegando di sentirsi comunque responsabile nel rendere pubbliche criticità che, a suo dire, sono note da anni. Nel mirino finiscono le casse di espansione di Tebano e Cuffiano, definite senza mezzi termini “fantasma”, perché realizzate solo in parte o non collegate al fiume.
Secondo l’ex consigliere, durante la piena natalizia le casse non hanno svolto la funzione per cui erano state pensate. «Le due casse non erano collegate al fiume», afferma, sottolineando come quella di Cuffiano sia «piena da mesi di acque chiare (modello laghetto)», mentre quella di Tebano non sarebbe completata e conterrebbe solo acqua piovana. Un nodo tecnico decisivo riguarda infatti l’assenza delle opere di presa e degli impianti necessari a permettere l’ingresso e soprattutto lo svuotamento delle acque del Senio.
Bertozzi punta il dito anche contro le decisioni prese durante l’emergenza, in particolare di “sbeccare” un argine considerato abusivo in destra Senio, scelta che – secondo lui – ha messo a rischio aziende agricole e abitazioni. «Dicono che è stato fatto per ridurre la pressione su sinistra Senio», osserva, «ma perché allora le casse non sono operative dopo vent’anni?». La superficie interessata dallo “sbercio” sarebbe di circa venti ettari, «guarda caso la stessa area che è occupata dalle casse fantasma».
Bertozzi: “I comuni devono mobilitarsi in Regione e pretendere che queste opere funzionino”
Nel suo intervento l’ex consigliere distingue le responsabilità, chiamando in causa direttamente la Regione Emilia-Romagna e l’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile. «Oggi c’è una responsabilità evidente della Regione e delle sue agenzie, che non hanno utilizzato i fondi a disposizione e non hanno realizzato le casse», afferma. Ma non risparmia critiche nemmeno ai Comuni coinvolti – Faenza, Castel Bolognese e Riolo Terme – accusati di non aver preteso con sufficiente forza il completamento delle opere.
Bertozzi arriva a invocare un intervento della magistratura, ricordando di aver già presentato in passato esposti alla Procura. «Spero che i giudici vadano a vedere, perché sono gli unici che possono finalmente sbloccare la situazione», dice, ribadendo che il suo non è “sciacallaggio” né una manovra politica: «Io qui ci vivo e sono a rischio, come tante persone a cui voglio bene».
La conclusione è un atto d’accusa che va oltre l’episodio contingente. Di fronte a eventi meteorologici sempre più frequenti e intensi, Bertozzi si chiede quale strada voglia intraprendere il territorio: «Continuiamo a guardare e a fare solo allerte o decidiamo davvero di fare qualcosa perché queste opere funzionino?». E avverte: anche se non dovessero emergere profili penali, «resterà comunque una responsabilità politica enorme per aver gettato milioni di euro, lasciando a rischio un intero territorio». Un intervento che riapre con forza il dibattito sulla sicurezza idraulica della valle del Senio e sulla distanza, ancora evidente, tra opere progettate e opere realmente operative.














