Natale e Santo Stefano si sono chiusi senza tracimazioni né nuovi allagamenti gravi. Un sollievo per Faenza e per la Romagna, dopo l’ennesima allerta che tra il 24 e il 25 dicembre ha riportato paura, evacuazioni preventive e l’angoscia di rivivere quanto già accaduto negli ultimi anni. I 209 evacuati sono potuti rientrare nelle proprie case già il 26 dicembre. Ma se l’esito finale non ha portato allagamenti – anche se danni e frane in collina -, i numeri della pioggia raccontano una storia che non può essere archiviata come una semplice “stricca”, una parentesi sfortunata. A farlo è il meteorologo Pierluigi Randi, che ha analizzato le precipitazioni cumulate sui bacini collinari di Senio, Lamone e Marzeno nelle due giornate del 24-25 dicembre, escludendo le stazioni di pianura.
I dati parlano chiaro:
- Marzeno: 139,7 mm
- Lamone: 145,7 mm
- Senio: 150,2 mm
Quantitativi che corrispondono a circa il doppio della pioggia media di un intero mese, concentrata in appena 48 ore.

Un evento estremo, ma non come quelli che hanno ferito la Romagna
Confrontando questo episodio con quelli che hanno segnato drammaticamente il territorio nel maggio 2023 e nel settembre 2024, emerge un elemento importante: l’evento di dicembre 2025 è stato meno severo rispetto ai picchi più devastanti del passato recente.
Randi sottolinea come, per tutti e tre i bacini, le precipitazioni restino “a debita distanza” dagli eventi del 2-3 maggio 2023, del 16-17 maggio 2023 e soprattutto del 17-18 settembre 2024. Per Lamone e Marzeno, inoltre, risultano inferiori anche rispetto allo storico evento del maggio 1939. Eppure, nonostante ciò, il meteorologo non ha dubbi nel definire quello appena trascorso un evento estremo. Il motivo non è solo la quantità di pioggia, ma il periodo dell’anno in cui si è verificato.
Dicembre non è più quello di una volta
Restringendo l’analisi al solo mese di dicembre, emerge un dato ancora più significativo: dal 1935 non esiste alcun precedente paragonabile per i bacini di Santerno, Senio e Lamone-Marzeno.
I confronti storici sono netti:
- per il Santerno, il precedente più rilevante risaliva al dicembre 1982 (102,9 mm), superato dai 139,1 mm del 24-25 dicembre 2025;
- per il Senio, il riferimento era il dicembre 1992 (105,5 mm), contro i 150,2 mm di quest’anno;
- per Lamone e Marzeno, il primato precedente era del dicembre 1966 (106 mm), ampiamente superato dai 144,2 mm del 2025.
In altre parole: per il mese di dicembre si tratta dell’evento più piovoso degli ultimi 90 anni.
La nuova normalità degli estremi
Il dato forse più inquietante arriva nella conclusione dell’analisi di Randi: quello di Natale è il quarto evento di portata estrema in tre anni (il quinto se si considera anche l’ottobre 2024 nel bolognese). Fenomeni che un tempo avevano tempi di ritorno secolari oggi si presentano con una frequenza che tende quasi all’annualità. È quella che il meteorologo definisce senza mezzi termini “la nuova normalità fatta di estremi”. E non solo di pioggia.
Non è un caso, infatti, che tutto questo sia avvenuto in un dicembre eccezionalmente mite, il più caldo degli ultimi cento anni. Qualche decennio fa, una parte consistente di queste precipitazioni sarebbe caduta sotto forma di neve, almeno sulle colline. Oggi, invece, le temperature elevate hanno trasformato tutto in pioggia, fin quasi sulle cime appenniniche.
Una tregua che non basta
Il Natale 2025 si chiude dunque senza nuovi disastri, ma con una consapevolezza sempre più chiara: la Romagna vive in un equilibrio fragile, dove anche eventi “meno gravi” possono mettere in crisi territori già provati. La piena non è arrivata, gli argini hanno retto, le persone sono tornate a casa. Ma i numeri raccontano che il problema non è superato. E che la vera sfida, oggi, non è solo reagire alle emergenze, ma prepararsi a un clima che cambia più in fretta delle nostre opere di difesa.
Fonte e grafici: Pagina fb “Pierluigi Randi”














