In una conferenza stampa tenutasi questo pomeriggio in Procura a Ravenna, il procuratore capo Daniele Barberini e il sostituto Francesco Coco hanno fatto il punto sull’indagine appena conclusa sull’alluvione che nel settembre 2024 si è abbattuta nelle due frazioni del comune di Bagnacavallo.
“Non cerchiamo capri espiatori a tutti i costi”
L’indagine, sulla base di perizie tecniche condotte da specialisti professionisti della Procura, con il contributo dei Carabinieri e dei suoi vari reparti, ha portato ad emettere 12 avvisi di conclusione di indagine ad altrettante persone, i cui nomi non sono stati resi noti.
“Tra loro, però, non ci sono politici o amministratori pubblici – si è affrettato a precisare il procuratore Barberini -. Con questa indagine, conclusasi pochi giorni fa, abbiamo voluto dare una prima risposta, aldilà delle responsabilità penali, a chi da allora vuole sapere perchè e come è successo un disastro simile. Con questa indagine non vogliamo capri espiatori o colpevoli, ma vogliamo dare risposte”.

Perizie e indagini lunghe 16 mesi
Le dodici persone che hanno ricevuto l’avviso di fine indagini sono tutti tecnici che si occupano di Protezione civile e sicurezza del territorio.
La perizia è stata depositata a settembre 2025, dopo lunghe e approfondite perizie, che hanno preso in esame un arco temporale che va dal maggio 2023, mese della prima drammatica alluvione, a settembre 2024. “Ci stiamo muovendo su profili di reato di carattere colposo – ha ammesso il procuratore – e su un piano strettamente tecnico”.
I tecnici della Procura hanno valutato i piani in essere e gli interventi realizzati o non realizzati da vari enti ed uffici preposti alla sicurezza del territorio che potevano essere finalizzati ad evitare il disastro del 2024. “Ci sono altri fascicoli d’indagine aperti sulle alluvioni del 2023, ma al momento quella di Bagnacavallo è l’unica indagine giunta a conclusione“, hanno sottolineato Barberini e Coco.
Per le 12 persone nel mirino ora c’è tempo per la produzione di memorie e per essere ascoltati
Per Barberini la registrazione di 12 persone nel registro degli indagati “non significa che queste siano colpevoli”, ma che il loro comportamento è sotto esame. “Ora potranno produrre documenti, memorie e quanto è nelle loro disponibilità e potranno chiedere di essere ascoltati per dimostrare la correttezza della loro azione e per difendersi dalle accuse”, ha spiegato il procuratore.














