La Procura di Ravenna ha notificato dodici avvisi di fine indagine, in relazione all’alluvione di settembre 2024, la terza che nel giro di un anno e mezzo colpì il territorio ravennate, soprattutto Boncellino e Traversara.
Ancora oggi le due frazioni sono a rischio inondazione, in caso di piena del Lamone
Secondo quanto riportato dal Resto del Carlino e Corriere Romagna tra gli indagati figurano persone che rivestivano (o rivestono tuttora) ruoli apicali a livello locale e regionale. Si tratta di esponenti della Protezione civile, dei settori regionali Cura del territorio e Ambiente, oltre a responsabili dei lavori eseguiti dopo le alluvioni del 2023 e titolari di ditte, coinvolte negli interventi.
L’inchiesta, aperta per disastro colposo contro ignoti, ha incluso anche l’ipotesi di pericolo che indica, sulla base della relazione dei consulenti tecnici incaricati, che per le due frazioni del bagnacavallese persiste ancora oggi un rischio di inondazione, in caso di piene del fiume Lamone.
Negligenze nei lavori post alluvione del 2023 e piani ignorati da anni
Secondo la Procura di Ravenna, sarebbero infatti emerse carenze e negligenze nell’attuazione di interventi, dopo l’alluvione del maggio 2023, tali da non poter escludere il pericolo di collasso arginale.
Non solo, secondo i titolari del fascicolo ovvero il procuratore capo Daniele Barberini e il sostituto Francesco Coco vi sarebbero piani ignorati da oltre 20 anni, di cui gli indagati dovevano essere consapevoli, viste le responsabilità e il ruolo ricoperto.














