Una storia lunga 109 anni che intreccia memoria, fede e vita quotidiana, raccontata attraverso il volto e le parole di una donna che ha attraversato due guerre senza perdere serenità e speranza.

Una festa per tutta la comunità

È stata una festa grande quella vissuta domenica 14 dicembre a Tredozio, che per un giorno è diventato simbolicamente il capoluogo della provincia di Forlì-Cesena. Alla casa di riposo si è celebrato il traguardo dei 109 anni di Giulia Benedetti, la donna più longeva del territorio provinciale, la seconda in Romagna e la 57ª in Italia.

Attorno a lei, durante il pranzo di Natale, si sono stretti i familiari di cinque generazioni, guidati dal figlio Gianfranco Alpi, insieme a tutti gli anziani della struttura, parenti, amici e alle autorità cittadine.

La presenza delle istituzioni e della comunità

Alla celebrazione hanno partecipato il vicesindaco Alan Signani, il parroco don Massimo Monti, il presidente dell’istituzione Luigi Marchi e la responsabile della cooperativa Acquacheta, che gestisce la struttura, Ramona Ragazzini. Un momento corale che ha coinvolto l’intera comunità, ma in cui la scena è stata tutta per Giulia Benedetti.

Al momento del taglio della torta, la festeggiata ha ringraziato tutti con commozione, mentre il figlio Gianfranco le ha dedicato una poesia. Il vicesindaco Signani ha portato i saluti del sindaco Gianni Ravagli e di tutta la popolazione, mentre il presidente Marchi ha ricordato che Giulia è ospite della struttura «da poco più di un anno, causa una caduta, altrimenti sarebbe ancora a casa sua».

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Una vita attraverso gli eventi drammatici del Novecento

Nata a Tredozio il 14 dicembre 1916, in una famiglia contadina, Giulia Benedetti ha vissuto gli eventi drammatici del Novecento. Non era ancora trentenne quando, come lei stessa racconta, dovette affrontare «con la casa piena di una quarantina di sfollati, il passaggio del fronte della seconda guerra mondiale nel podere Tizzolo di San Valentino, una zona pericolosissima per la presenza della banda dei partigiani di Silvio Corbari».

Ripensando alle immagini di guerra che ancora oggi scorrono in televisione, Giulia afferma con lucidità: «Chi non l’ha vissuta la guerra, non è autorizzato a parlarne, tante sono le terribili sofferenze».

Ricordi di famiglia, lavoro e musica

Accanto ai momenti difficili, Giulia conserva nel cuore anche ricordi gioiosi, come il matrimonio nel 1939 con Pietro Alpi, in una famiglia numerosa: «Eravamo in dieci, fra suoceri, cognati, cognate e bambini vari». Con il marito non ricorda solo il duro lavoro nei poderi Tizzolo e Campolungo di San Valentino, ma anche il suo carattere allegro.

Pietro, oltre a fare il contadino, suonava l’organetto. «Quando lui andava a suonare nei vari poderi per le feste da ballo, camminando anche ore a piedi, io lo seguivo e ballavo tutta la notte», racconta Giulia, citando anche altri suonatori dell’epoca, come Dino Collini di Castello di Berleta e il giovane Benacci di San Benedetto in Alpe, «che faceva girare la testa a tutte le ragazze».

Il segreto della longevità

Alla domanda su quale sia il segreto per superare così abbondantemente il secolo, Giulia Benedetti risponde con semplicità: «Avere tanta fede, vivere sereni e volersi bene». Poi, l’ironia che non l’ha mai abbandonata: alla bisnipotina che le chiede «Nonna, quanti anni hai?», replica pronta: «Cento, più quelli della culla».

Scoppia la risata generale e un lungo applauso accompagna una donna che, con la sua vita, continua a essere memoria viva e testimonianza preziosa per tutta la comunità di Tredozio.

Quinto Cappelli