L’associazione di volontariato Odv Amici del fiume Senio e il Comitato Alluvionati di Castel Bolognese e Bacino del Senio hanno inviato nei giorni scorsi una comunicazione ufficiale alle autorità competenti per la gestione del fiume, rivolgendo una serie di domande puntuali che riguardano la sicurezza idraulica e ambientale del territorio.
Cinque le principali criticità individuate
Cinque le criticità individuate, accompagnate da richieste di chiarimento rivolte in particolare all’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione civile, alla Regione Emilia-Romagna, al Consorzio di bonifica e all’Autorità di bacino.
I promotori ribadiscono che l’intento non è polemico, ma rappresenta una forma di partecipazione attiva e di confronto costruttivo, esprimendo al contempo gratitudine per il lavoro fin qui svolto dalle istituzioni.
Piano di bacino: «Serve una visione globale degli interventi»
Nel primo punto si fa riferimento alla necessità di una pianificazione integrata per il bacino del fiume Senio, analoga a quella già presentata per il Lamone. Le associazioni chiedono quando verranno illustrati i progetti specifici per il Senio e auspicano che tali interventi seguano una logica complessiva, «dalla sorgente alla foce», con un approccio organico e non frammentato.
Aree allagabili: «Perché si sta restringendo lo spazio del fiume?»
Secondo le due realtà firmatarie, lungo il corso del Senio stanno comparendo numerosi cantieri che vanno nella direzione opposta al giusto principio di «restituire spazio ai fiumi». In particolare, si fa riferimento a opere che riportano il fiume nel suo alveo precedente all’alluvione del 2023, riducendo così le aree di espansione. Si chiede quindi chi abbia autorizzato questi interventi e se essi siano coerenti con le strategie di mitigazione del rischio idraulico promosse dalla Regione Emilia-Romagna.
Casse di espansione di Cuffiano e Faenza: «Perché non sono entrate in funzione?»
Il terzo punto riguarda il mancato funzionamento delle casse di espansione durante le piogge di marzo 2025, nonostante l’allerta rossa e l’adeguamento dei livelli di sfioro realizzato dopo l’alluvione.
I comitati rilevano che il livello del fiume in pianura ha superato la soglia di attenzione, ma non ha raggiunto la quota necessaria alla tracimazione nelle casse. Si propone di valutare una revisione dei livelli di sfioro della cassa bassa, mentre si chiede chiarimento sulle opere previste per consentire la piena funzionalità della cassa alta. Infine, si sollecitano aggiornamenti sul progetto di rinaturalizzazione previsto in quell’area.
Sfalcio degli argini: «Perché escluso il tratto a monte della via Emilia?»
Gli Amici del Senio e il Comitato Alluvionati evidenziano poi la mancata programmazione dello sfalcio dell’erba sull’argine che va da Castel Bolognese verso Tebano, a monte della via Emilia. Ricordano che proprio quel tratto ha registrato nove rotte arginali nel 2023, con gravissime conseguenze, tra cui due vittime e tre città allagate. “Quell’argine, dichiarano i promotori, non può certo più essere considerato un arginello, fatto dai privati per proteggere terreni agricoli, dopo quanto successo.”
Si chiede pertanto di includere nel piano di manutenzione anche quel segmento, che presenta già evidenti segnali di degrado, come la presenza di tane di animali fossori.
Canale Casanola: «Necessario uno studio idraulico dedicato»
Ultimo punto riguarda la situazione idraulica della zona a sud di Castel Bolognese, in particolare via Casanola, lottizzazione Bangela, via Serraglio e zona Cupole. L’area è servita principalmente dal canale Casanola, ritenuto inadeguato a garantire un efficace smaltimento delle acque meteoriche, prolungando così gli effetti delle esondazioni. Si chiede di avviare uno studio idraulico dettagliato per una delle aree più vulnerabili del territorio, densamente abitata e caratterizzata dalla presenza di numerose attività economiche.
In conclusione, l’Associazione Amici del fiume Senio e il Comitato Alluvionati rinnovano la volontà di collaborare con le istituzioni, sottolineando di essere «ben consapevoli delle difficoltà operative e delle condizioni complesse» in cui si trovano ad agire le autorità preposte.