A poco più di sei mesi dalla sua elezione Michele de Pascale ha tracciato un bilancio della sua presidenza regionale, ospite di un interclub Rotary svoltosi a Cesena e promosso dal Rotary Cesena guidato dal presidente Norberto Fantini. 

“Abbiamo davanti a noi – ha detto de Pascale – cinque anni di riforme. Non siamo nella fase di Narciso. Abbiamo bisogno di metterci in cammino e di metterci in discussione. La Regione è un po’ come il Comune, si occupa di tutto. Agisce in maniera diretta, oppure agisce con strumenti legislativi su temi che poi vengono portati avanti da altri, come capita ad esempio con Anas per le strade o con gli enti locali”.

Tre le sfide di questi tempi

Il presidente ha individuato tre temi essenziali: la sanità e la salute a essa connessa tenuto conto anche della denatalità, la gestione del territorio e la crisi della produzione industriale. Tre sfide dalla enorme portata, visti i trend degli ultimi decenni in tema di nascite (“Nessuno fa più figli da queste parti, nemmeno gli immigrati che da questo punto di vista si sono perfettamente integrati”), visto l’allungamento della vita media, vista la carenza del personale sanitario e visti gli eventi atmosferici cui stiamo assistendo da alcuni anni per frequenza ed entità. 

La questione all’ordine del giorno, anche per gli impegni economici che comporta, è la “tenuta del sistema sanitario”, ha messo in guardia l’ex sindaco di Ravenna, originario di Cervia che ha studiato al liceo “Righi” di Cesena ed è nato due volte al “Bufalini”. De Pascale ricorda spesso che è nato all’ospedale di Cesena e che nello stesso nosocomio cesenate è stato curato dopo un grave incidente d’auto di cui fu vittima nel 1984.

Uno dei sistemi sanitari più forti

“Siamo uno dei sistemi sanitari più forti in Italia – ha aggiunto de Pascale -. Non ho paura di dirlo, come potrebbe sostenerlo anche Zaia (il presidente della Regione Veneto, ndr) se venisse qui e non potremmo smentirlo”. Non solo forte per chi vi abita, ma anche “attrattivo di pazienti, ma non più di personale”, come avveniva fino a qualche anno fa, in particolare dal sud Italia. Medici e infermieri ora sono attratti di più dall’estero, in particolare dal Regno unito, Paese nel quale le remunerazioni sono di molto superiori a quelle in Italia. 

“Il nostro – ha precisato de Pascale – è un sistema che ha l’ambizione di garantire un’alta eccellenza da Piacenza a Rimini, grazie a una rete ospedaliera che lo garantisce nella quasi totalità”. Un sistema così forte, ha sostenuto il presidente, rischia di non reggere più perché i costi aumentano, ma il finanziamento non viene adeguato. La chirurgia robotica costa molto, i farmaci oncologici aumentano sempre, allora diventa complicato “mantenere i principi cui ci ispiriamo davanti a questi scenari”, mette in guardia de Pascale.

Trend demografico drammatico

In materia di trend demografico, de Pascale non ha usato mezzi termini: “Abbiamo numeri da estinzione, drammatici. Nei decenni scorsi il nostro trend negativo è stato compensato dai flussi migratori, prima dal sud del Paese, poi dall’estero”. Oggi, invece, “sono molti di più quelli che se ne vanno rispetto a coloro che arrivano da noi”. Poi, c’è un’altra importante novità, positiva, ma che pone ulteriori questioni in termini sanitari e di bilancio.

“Dal 1978 è cambiata l’aspettativa di vita – ha evidenziato de Pascale -. Una conquista per tutti che porta con sé una trasformazione dei servizi. La popolazione over 80 andrà al suo raddoppio in poco tempo, perché tra qualche anno arriveranno quelli del baby boom (anni 1960-61, ndr), con la spesa sanitaria che aumenta in maniera esponenziale”, visto che in breve tempo i non autosufficienti passeranno dagli attuali 200 mila a 370 mila. “Uno tsunami”, sottolinea il presidente.

Le gestione del territorio. Sistema di canali che va riadattato

Un secondo elemento di notevole interesse e impegno per la Regione è la gestione del territorio. Sui violenti eventi del settembre 2024 che hanno interessato anche la Romagna, la storia ci ricorda che i nostri territori hanno sempre subìto alluvioni, dice de Pascale, d’altro canto, fa presente, “la pianura Padana è di tipo alluvionale”.

Oggi è cambiata la frequenza degli eventi e la loro violenza. Il nostro è un sistema artificiale di canali che va riadattato a portate maggiori. Nell’emergenza il Paese si compatta e le supera assieme. Si deve lavorare in sintonia, tra istituzioni, come mi pare stia avvenendo, da gennaio in qua”, ha precisato il presidente. Poi ha parlato di casse di espansione da realizzare, tre saranno lungo il Savio, nel giro di pochi anni, e non in 20 come capita di solito. “E poi tutti le vogliono sul terreno del vicino, diciamolo”, chiarisce, aggiungendo che toccherà a lui scegliere dove realizzarle.

Il calo della produzione industriale

La terza questione è legata al calo di produzione industriale che va avanti da 26 mesi. La nostra regione ne paga un prezzo alto, perché non c’è settore che non sia coinvolto e qua li abbiamo tutti, dal distretto della ceramica, alla motor valley, alla food valley all’agricoltura, alla meccanica, con un tessuto di piccole e medie imprese che molti invidiano assieme a una decina di grandi marchi riconosciuti in tutto il mondo.

La sfida è essere bravi e sostenibili. Il passante a Bologna

La sfida di oggi è quella di “dimostrare di rimanere bravi e diventare sostenibili allo stesso tempo” ha fatto intendere de Pascale. La questione riguarda la riduzione di emissioni, i costi dell’energia, l’installazione dei pannelli solari per autoconsumo e autoproduzione. Poi c’è il tema delle infrastrutture per la logistica, quello dei porti e della viabilità, senza dimenticare il passante a Bologna che, se non si dovesse realizzare, aggiunge de Pascale, “sarebbe un grave danno per la Romagna, anche se i costi sono lievitati da due miliardi di euro a tre e mezzo”. Ma al passante, ha chiosato il presidente, “la Romagna non può rinunciare”.

L’alta velocità, una necessità

Poi c’è il tema dell’alta velocità, per ora prevista fino a Castelbolognese. “La vecchia linea è satura”, ha detto il presidente e occorre prolungare l’alta velocità fino a tutta la Romagna, non solo per andare a 300 allora, ma perché è una necessità, anche se l’opera sarà impattante, tenuto conto che per diversi chilometri sarà su viadotto.

Altro tema riguarda gli aeroporti, con Bologna che fa fatica a gestire i viaggiatori odierni e Rimini che sta crescendo. “Si farà uno studio, già commissionato a gente esperta, che ci dovrà dire che direzione intraprendere, con parole di verità”. Un dato pare certo al presidente: “la Romagna non si potrà trovare senza aeroporti”.

Risveglio Duemila