Giovedì 19 giugno il vescovo monsignor Mario Toso ha presieduto la celebrazione del Corpus domini cittadino. Dopo la messa, celebrata a Santa Maria Vecchia, la processione è giunta fino alla Cattedrale. Di seguito riportiamo l’omelia del vescovo Mario.
L’omelia
Cari presbiteri, diaconi, cari fratelli e sorelle, nel brano del Vangelo di Luca ci è detto che Gesù dopo aver parlato del Regno di Dio compie il prodigio della moltiplicazione dei pani perché la folla che aveva sentito parlare del Regno di Dio non rimanesse senza cibo, senza sostentamento. Dall’insegnamento di Gesù e dei miracoli che Egli ha compiuto, la Chiesa ha appreso che attraverso la moltiplicazione dei pani e la loro distribuzione viene proposto ai discepoli non solo l’impegno di procacciare il cibo per i poveri ma anche la missione di donare alle persone il pane che è Gesù stesso. Ai credenti, con la solennità del Corpus Domini si vuole, in particolare, far rivivere il mistero di Cristo che nell’Eucaristia si offre a noi nel pane spezzato e nel vino versato. Terminata l’Eucaristia porteremo in processione il Santissimo Sacramento per le vie della città, per far capire che Cristo risorto cammina in mezzo a noi e ci guida verso il Regno dei cieli.
In breve, a noi che siamo sollecitati da Gesù a costruire il Regno di Dio, viene insegnato che per compiere un simile compito sono necessarie le energie e il coraggio che ci derivano dalla comunione con il Corpo e Sangue di Cristo. L’Eucaristia è per noi cibo di vita eterna, Pane della vita, viatico. Dalla comunione con il corpo e il sangue di Gesù scaturisce quella forza e quel dinamismo che trasformano la realtà nella sua dimensione cosmica, umana e storica. Mangiando il pane eucaristico noi entriamo in comunione con la vita stessa di Gesù, nel dinamismo della sua vita che si dona a noi e per noi. Un’unica vita si trasmette a noi dalla santa Eucarestia partecipata.
Sant’Agostino ci aiuta a comprendere la dinamica della comunione eucaristica quando fa riferimento a una sorta di visione che ebbe, nella quale Gesù gli disse: “Io sono il cibo dei forti. Cresci e mi avrai. Tu non trasformerai me in te, come il cibo del corpo, ma sarai tu ad essere trasformato in me” (Conf. VII, 10, 18). Mentre, dunque, il cibo corporale viene assimilato dal nostro organismo e contribuisce al suo sostentamento, nel caso dell’Eucaristia si tratta di un Pane differente: non siamo noi ad assimilarlo, ma esso ci assimila a sé, così che diventiamo conformi a Gesù Cristo, membra del suo corpo, una cosa sola con Lui.
Proprio perché è Cristo che, nella comunione eucaristica, ci trasforma in Sé, la nostra individualità viene tenuta aperta, liberata dal suo egocentrismo, dall’autoreferenzialità. Viene resa più capace di dialogo e della relativa cultura, più capace di comunione. In Cristo noi viviamo con gli altri, per gli altri, come persone che sono relazione e mistero. Siamo inseriti nella Persona di Gesù che, a sua volta, è immersa nella comunione trinitaria, ove esiste la gioia piena di esistere e di donarsi.
L’Eucaristia, mentre ci unisce a Cristo, ci rende membra gli uni degli altri: non siamo più divisi, ma una cosa sola in Lui. Siamo costituiti artigiani di pace. Ogni comunità è chiamata a divenire «casa della pace». La comunione eucaristica ci unisce alla persona che ho accanto, e con la quale forse non ho nemmeno un buon rapporto, ma anche ai fratelli lontani, in ogni parte del mondo.
Dall’Eucaristia, deriva anche il senso profondo della presenza sociale della Chiesa, come testimoniano i grandi Santi sociali, che sono stati sempre grandi anime eucaristiche. Chi riconosce Gesù nell’Ostia santa, lo riconosce nel fratello che soffre, che ha fame e ha sete, che è forestiero, nudo, malato, carcerato; ed è attento ad ogni persona, si impegna, in modo concreto, per tutti coloro che sono in necessità.
Dal dono dell’amore di Cristo, che redime ogni uomo, tutto l’uomo, proviene la nostra speciale responsabilità di cristiani nella costruzione di una società solidale, giusta, fraterna, pacifica. Specialmente nel nostro tempo, in cui ci troviamo nella terza guerra mondiale a pezzi, il cristianesimo può e deve far sì che l’unità del mondo non si costruisca senza Dio, cioè senza il vero Amore. In caso contrario, troverebbero spazio la confusione, l’individualismo, la sopraffazione di tutti contro tutti. Il Vangelo mira da sempre all’unità della famiglia umana, un’unità non imposta da fuori, né da interessi ideologici o economici, bensì a partire dal senso di responsabilità gli uni verso gli altri, perché ci riconosciamo membra di uno stesso corpo, del Corpo di Cristo, perché abbiamo imparato e impariamo costantemente dal Sacramento dell’Altare che la condivisione, l’amore sono la via della vera giustizia.
Nell’Eucaristia troviamo Gesù che dona sé stesso sino alla morte in croce. Unendoci al suo dono totale di sé al Padre e all’umanità, trasformiamo il mondo redimendolo dall’interno, mediante in particolare una evangelizzazione del sociale. Vivendo nel mondo, negli ambienti di vita, nelle istituzioni, nelle varie attività con l’amore di Cristo, apriamo tutte queste realtà alle dimensioni trascendenti del Regno dei cieli. Tutto passa attraverso la logica umile e paziente del chicco di grano che si spezza per dare vita, attraverso la logica della fede che sposta le montagne con la forza mite di Dio. Cristo vuole continuare a rinnovare l’umanità, la storia ed il cosmo attraverso quella catena di trasformazioni delle quali l’Eucaristia è il sacramento. Mediante il pane e il vino consacrati, in cui è realmente presente il suo Corpo e Sangue, Cristo trasforma noi, assimilandoci a Lui: ci coinvolge nella sua opera di redenzione, rendendoci capaci, per la grazia dello Spirito Santo, di vivere secondo la sua stessa logica di donazione, come chicchi di grano uniti a Lui ed in Lui. È così che si seminano e vanno maturando nei solchi della storia l’unità e la pace, che sono il fine a cui tendiamo, secondo il disegno di Dio.
Noi camminiamo per le strade del mondo, portando dentro di noi il corpo del Signore, come la Vergine Maria nel mistero della Visitazione. Con l’umiltà di saperci semplici chicchi di grano, custodiamo la ferma certezza che l’amore di Dio, incarnato in Cristo, è più forte del male, della violenza e della morte. Sappiamo che Dio prepara per tutti gli uomini cieli nuovi e terra nuova, in cui regnano la pace e la giustizia. Nella fede intravediamo il mondo nuovo, che è la nostra vera patria. Con noi c’è Gesù Eucaristia, il Risorto, che ha detto: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Grazie, Signore Gesù! Grazie per la tua fedeltà, che sostiene la nostra speranza.
+ Mario Toso