Sabato 10 maggio in occasione delle celebrazioni per la Beata Vergine delle Grazie, patrona della città di Faenza e della diocesi, si è tenuta in cattedrale la tradizionale messa per la Donazione dei ceri, presieduta dal vescovo monsignor Mario Toso. La celebrazione dà il via ufficiale alle manifestazioni del Niballo, Palio di Faenza. Di seguito l’omelia pronunciata dal vescovo

L’omelia

donazione ceri borgo 2025

Cari fratelli e sorelle, in questa santa Messa avviene l’offerta dei ceri da parte del Gruppo Municipale e dei Rioni, alla presenza del Sindaco, delle Magistrature del Palio.

Questa mattina, durante la santa Messa, presieduta dal nunzio apostolico in Italia, anche i sindaci invitati alla celebrazione hanno consegnato alla Patrona, a nome della propria città, un cero.  Lo hanno fatto, in particolare, come ringraziamento per l’aiuto che la Madre di Dio ha dato alla loro gente, in occasione delle cinque alluvioni che hanno colpito la nostra Diocesi dal 2023 ad oggi.

Ora, l’omaggio dei ceri alla Patrona da parte dei Rioni cittadini, nell’ambito dei festeggiamenti per la Solennità della Beata Vergine delle Grazie, oltre che costituire il primo evento delle iniziative legate al Palio del Niballo, rappresenta anche un momento emblematico di quell’unità che si deve vivere tutti insieme nella nostra città, per la nostra città, per renderla più corrispondente alla dignità delle persone.

Infatti, l’offerta dei ceri rende evidente l’ampio coinvolgimento corale delle tante articolazioni della nostra comunità: da quella ecclesiale a quella civile, dal pubblico al privato, dalle istituzioni alle associazioni. Tutto è volto a generare sia l’incontro tra più soggetti, tra persone e realtà aggregative diverse, sia l’arricchimento reciproco e, soprattutto, quella coesione sociale e quel senso di appartenenza alla propria comunità che, a partire dalle proprie identità, muove ognuno a dare il proprio apporto al conseguimento di fini condivisi. Le sinergie corresponsabili sono tanto più importanti specie dopo due anni di tragici eventi che hanno travolto e stravolto, da tutti i punti di vista, la storia e il tessuto vitale della nostra città. Occorre il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, ciascuno con le proprie peculiarità, nel rispetto della distinzione delle identità e dei ruoli. Solo così si possono conseguire progetti comuni. Solo così si possono porre in atto strategie dirette alla cura del creato, alla prevenzione, alla messa in sicurezza del territorio. Lo sappiamo tutti: non possiamo perdere altro tempo nell’azione di tutela e di promozione di una vera e propria cultura ecologica, centrata non solo su competenze professionali e tecniche ma, soprattutto, sull’acquisizione di un’ecologia umana. Questa esige una viva coscienza morale, una precisa conoscenza delle cause dei mali, un cambio di mentalità e una formazione secondo un’ecologia integrale. Non si riesce a realizzare un’ecologia ambientale senza la cura dell’ecologia umana.

In questo senso, nella predicazione e nell’azione caritativa, come anche nel culto alla Beata Vergine delle Grazie reso dai protagonisti del Palio, vorremmo nascessero spontanei quei momenti di ringraziamento filiale e riconoscente che non vogliono semplicemente ripetere una tradizione popolare del passato ma che anche la aggiornano: precisamente per la protezione avuta, in particolar modo, in occasione di minacciose e tragiche alluvioni che, in seguito ai cambi climatici, hanno danneggiato sì il territorio nelle case, nelle strutture civili e imprenditoriali, nelle colture, ma per fortuna, hanno creato pochissimi decessi.

Cari rappresentanti dei Rioni, cara cittadinanza tutta, cari rappresentanti dell’autorità pubblica, l’impegno a vivere con sincerità la riconoscenza alla Vergine delle Grazie in occasione delle alluvioni ci aiuterà ad essere ugualmente operativi, con la stessa coesione e la stessa coerenza morale, su altri fronti per rendere più bella e più vivibile la nostra città. L’ho ricordato in occasione della Festa del voto del 4 aprile scorso. Domandiamo a Maria, Madre di Dio, Madre di una Nuova Umanità, di aiutarci a fronteggiare sì le calamità naturali, le guerre fratricide che insanguinano il mondo: sono ben trentadue. La Beata Vergine ci aiuti, altresì, a liberare la nostra città da altri mali, altrettanto distruttivi delle nostre famiglie, dell’ethos della nostra comunità, del bene delle future generazioni: la corruzione, l’illegalità, il malaffare, la droga, la prostituzione, la povertà e l’indifferenza nei confronti dell’altro: mali tutti che umiliano la dignità delle persone e dei giovani, non poche volte lasciati ai margini della società.

I momenti gioiosi della festa comunitaria del Niballo ci incoraggino a percorrere quei cammini di speranza a cui ci sollecita anche l’anno del Giubileo indetto da papa Francesco.