Venerdì 9 maggio, Faenza ha vissuto una delle sue serate più solenni e partecipate dell’anno: la processione e l’Atto di Affidamento alla Beata Vergine delle Grazie, Patrona della città e della Diocesi, hanno radunato centinaia di fedeli, famiglie, religiosi e religiose, accompagnati dalla preghiera lungo il tragitto che dalla chiesa di San Domenico ha condotto alla Cattedrale. Un momento corale di devozione, che ha segnato l’ingresso nel cuore delle celebrazioni mariane, animate quest’anno da una partecipazione particolarmente intensa. A guidare la preghiera è stato il vescovo, monsignor Mario Toso, che al termine della processione ha presieduto in Cattedrale l’atto solenne di affidamento, pronunciando, assieme all’assemblea, parole cariche di fede e realismo, capaci di parlare al cuore di tutti.

«Vergine Maria, Madre delle Grazie, volgiamo a te il nostro sguardo», ha detto monsignor Toso in apertura, descrivendo Maria come la madre “che ci insegna ad ascoltarlo” e la “donna del Cenacolo” che continua a ispirare la missione della Chiesa. In un linguaggio semplice ma denso di significato, l’Atto di Affidamento ha toccato tutti gli ambiti della vita sociale, familiare ed ecclesiale, portando ai piedi della Vergine le ferite e le speranze del nostro tempo. «Ti affidiamo le nostre famiglie, le madri e i padri che si trovano in difficoltà, e tutti i bambini, anche quelli non ancora nati», ha proclamato il vescovo, sollecitando una riflessione profonda sul valore della vita e sulla responsabilità della comunità nell’essere accogliente e solidale. «Aiutaci a essere comunità accogliente, capace di rendere amorevoli le relazioni fra di noi perché nessun piccolo, nessun anziano, nessun ammalato, sia scartato».
Non è mancato un riferimento forte alla condizione del territorio faentino, ferito da calamità e crisi recenti. Monsignor Toso ha affidato «questo territorio scosso dal terremoto, ma soprattutto inondato in breve tempo da cinque alluvioni, colpito dalle epidemie», chiedendo alla Madre delle Grazie di sostenere e confortare la popolazione, e di renderla unita «nella consapevolezza che nessuno si salva da solo».
L’atto ha abbracciato anche la situazione internazionale, denunciando la violenza della guerra e pregando per le vittime dei conflitti: «Ti affidiamo quanti subiscono la guerra in Ucraina, in Terra Santa e nei tanti conflitti della nuova guerra mondiale a pezzi», ha detto mons. Toso, aggiungendo una preghiera per «i timidi tentativi di pace e di dialogo», che devono essere sostenuti «divenendo instancabili artigiani e costruttori di pace».
Infine, il vescovo ha affidato alla Vergine la vita della Chiesa faentina, i suoi cammini di rinnovamento e di speranza, e anche il futuro della Chiesa universale, ricordando con gratitudine papa Francesco e pregando per colui che è chiamato a succedergli, papa Leone XIV: «Ti affidiamo chi è scelto a succedere al ministero di Pietro, perché sia vincolo di unità e di carità, maestro e padre per un’umanità smarrita e ferita».

Il lungo testo si è concluso con una preghiera intensa: «Che non ci capiti la disgrazia di nascondere il nostro essere cristiani, di diventare indifferenti nei confronti del tuo Figlio». Una frase che ha colpito molti dei presenti, pronunciata in una Cattedrale colma di partecipazione.
Un momento di profonda comunione, dunque, quello vissuto venerdì sera: Faenza si è stretta con fede e speranza attorno alla sua Patrona, affidandole desideri, preoccupazioni, vocazioni e progetti. E riscoprendo, nella maternità di Maria, la forza di un popolo che vuole camminare unito, sotto lo sguardo della Vergine delle Grazie.