A due anni dalla grande e devastante alluvione che ha colpito la Romagna nel maggio 2023, una delegazione del Comitato Borgo Alluvionato di Faenza, insieme ad altri comitati aderenti, si è recata presso la sede della Regione Emilia-Romagna per consegnare le 20.000 firme raccolte tra i cittadini. Lo hanno fatto presentandosi con un’immagine simbolica: quelle carriole infangate che hanno invaso Faenza e tante altre città in quei giorni drammatici. E con la maglia gialla degli “Alluvionati arrabbiati” divenuta un simbolo dei mesi successivi alla ricostruzione, per tenere i riflettori accesi sul territorio. Obiettivo della raccolta firme: chiedere interventi urgenti e concreti per la sicurezza idraulica della valle del Lamone, dal faentino fino a Ravenna. Il presidente della Regione, Michele de Pascale, ha ricevuto le firme, espressione di una cittadinanza stanca di promesse non mantenute e ancora in attesa di risposte efficaci. “Non è la vita che meritano le persone che hanno la sola colpa di abitare a ridosso dei fiumi”, ha affermato il portavoce del Comitato, leggendo un accorato discorso che raccoglieva la voce e la frustrazione di migliaia di famiglie. All’incontro era presente anche il commissario Fabrizio Curcio, il sindaco di Faenza, Massimo Isola, e la sottosegretaria alla Regione, Manuela Rontini.

Il 2-3 maggio 2023, il 16-17 maggio e ancora il 17-19 settembre 2024: in soli due anni, alcuni quartieri di Faenza e delle aree limitrofe sono stati colpiti da tre episodi alluvionali e un’ulteriore evacuazione nel marzo 2025. “Oggi ad ogni allerta meteo arancione o rossa le persone si preoccupano e attivano misure di emergenza – ha ricordato il Comitato – sottraendo tempo, energie e serenità alla propria vita”.
Cosa chiedono i comitati

Tra le richieste più urgenti presentate alla Regione figurano: la realizzazione delle casse di espansione per ridurre l’impatto delle piene a valle; l’attivazione immediata di aree agricole allagabili indennizzate, per evitare che siano nuovamente i quartieri residenziali a essere sommersi; un piano di monitoraggio, manutenzione e pronto intervento su argini, sponde, vegetazione e infrastrutture fluviali.
I promotori della petizione hanno denunciato anche il ritardo nella pubblicazione del cosiddetto “Piano Speciale” annunciato nel 2023 e più volte rimandato. “Prima era provvisorio, poi preliminare, poi si è scoperto che il Commissario Straordinario non aveva i poteri per approvarlo – ha ricordato il discorso – fino alla recente notizia che sarà forse integrato nel Piano di Bacino (PAI) entro la fine del 2025. Troppo tardi”. Nel 2010 – ha sottolineato il Comitato – era già stato redatto uno studio dalla Regione stessa, con la consulenza del prof. Armando Brath, ma è rimasto sulla carta. Intanto, famiglie e imprese continuano a pagare: in salute, in sicurezza e nel valore delle proprie case e attività.
“Perché ad oggi se non si interviene interi quartieri sono a rischio – dicono i comitati -. E non è giusto che i cittadini residenti paghino per colpe non proprie in tutti i modi possibili. Paghino in salute, perché alluvioni multiple mettono in crisi la tenuta nervosa di chiunque. Paghino economicamente con mancati risarcimenti promessi al 100% che si sono rivelati complicati e poco accessibili. E continuino a pagare anche domani con svalutazioni pesanti dei propri immobili”.
Un appello forte, dunque, alla Regione, perché dia finalmente seguito con i fatti alle parole, come promesso anche in campagna elettorale dagli attuali vertici istituzionali. “Non si può più accettare una pianificazione decennale di fronte a eventi così frequenti e intensi – ha concluso il Comitato – è il momento di cambiare passo. Subito.” L’intera comunità attende ora segnali concreti, dopo due anni di attese e paura.
La replica di De Pascale: “Si progettano 4 interventi nel faentino: due a monte, la vasca di laminazione di via Cimatti, e un altro punto a Reda”

Gli interventi previsti dalla Regione sono al momento quattro: due casse di espansione a monte della città, rispettivamente lungo il Lamone e il Marzeno, un’area di laminazione a protezione del centro di Faenza e un ultimo intervento a Reda, dopo il passaggio del fiume in città. “Per un’istituzione come la Regione è una responsabilità doverosa ascoltare la voce dei cittadini che, con tono assolutamente civile, si rivolgono a noi per chiedere rassicurazioni dopo tanta paura e tanti danni- ha sottolineato de Pascale-. A loro abbiamo voluto rappresentare il nostro lavoro di questi mesi e dei mesi che verranno: sul Lamone abbiamo in cantiere interventi importanti, a cui vogliamo dare gambe già nei prossimi mesi, facendo tutto quello che si può fare per anticipare le risorse che sono previste nel nuovo decreto e sperando di aprire i cantieri già il prossimo anno. Il nostro obiettivo- ha proseguito il presidente- è mettere in sicurezza tutto il bacino del Lamone e assumerci la responsabilità di realizzare queste opere, pur sapendo che ci saranno polemiche. Ma fare casse di espansione e aree a tracimazione controllata è essenziale per la sicurezza dei territori, soprattutto su quest’area, che è quella che ci ha dato più problemi in questi anni. Siamo pronti a passare alla fase operativa”, ribadisce de Pascale.
“Spero di potervi restituire queste firme all’inaugurazione della prima cassa di espansione” ha concluso il presidente della Regione rivolgendosi ai rappresentati del comitato, ricevendo le sottoscrizioni dei 20mila cittadini. E i cittadini aspettano con ansia con quel momento.