Una crescita graduale ma costante quella che caratterizza la presenza degli studenti stranieri nelle scuole dell’Unione della Romagna faentina. Dalla materna alle superiori la percentuale sfiora nel 2024 il 23% del totale degli studenti iscritti, con una media di cinque o sei per classe.

Martina Laghi: «Un grande valore aggiunto»

«L’andamento è in netta crescita, senza picchi annuali – spiega Martina Laghi, assessora a Formazione, Scuola e Sport del Comune di Faenza -. Dobbiamo essere consapevoli di essere parte di una società e di comunità locale interculturali, una grande valore aggiunto». Sono in buona parte magrebini, ma anche albanesi, rumeni, indiani, pakistani e cinesi. «L’interculturalità è in aumento – aggiunge – e deve essere interpretata come ricchezza, che dà una visione più aperta sul mondo. Non ha senso alzare muri». Secondo i dati dell’Unione, nel 2016 gli alunni stranieri iscritti alle scuole dell’infanzia, elementari e medie nel territorio erano 1.007, con una percentuale del 16,85% sul totale. Otto anni dopo, nel 2024, sono quasi il doppio: 1.892 con una percentuale del 22,85% su 8.851 studenti.

Al Matteucci oltre la metà sono stranieri, in tanti nati in Italia

Osservando i numeri di questa fascia di età, colpisce la disparità di distribuzione. All’Istituto comprensivo Matteucci, che comprende le primarie Tolosano e Pirazzini e la media Cova-Lanzoni, nel 2024 i bambini stranieri erano più della metà: 648 su 1.143 iscritti. «Lo stradario scolastico consente libertà di scelta – precisa Laghi-. Purtroppo molte famiglie evitano l’iscrizione in istituti dove la presenza di stranieri è elevata. Stiamo lavorando con le dirigenti per trovare soluzioni che aiutino a riequilibrare la distribuzione. Con il calo demografico e l’immigrazione, nel giro di qualche anno, tutte le scuole avranno una percentuale più alta di studenti stranieri». C’è da dire che molti degli alunni con cognome straniero sono nati in Italia. «Sono almeno la metà – sottolinea Laghi -. Questi bambini e ragazzi parlano perfettamente l’italiano. Sono spesso loro a fare da mediatori tra scuola e famiglie. Le differenze ormai non sono più linguistiche, tanto che nella maggior parte delle classi la mediazione non serve più. Ovvio che restano quelle culturali o religiose, siamo in un percorso».

Alle superiori sono l’11,22%

Un’analoga crescita si osserva negli istituti superiori: si passa dall’8,48% del 2016 all’11,22% del 2024. Per quanto riguarda la distribuzione tra gli istituti, in testa c’è il tecnico Oriani (che è però la scuola con più alunni) con 194 studenti stranieri iscritti nel 2024, seguito dal professionale Bucci, che ne conta 94. Le scuole serali, che raccolgono tra i 15 e i 20 studenti stranieri adulti ogni anno, non incidono sui dati complessivi. «C’è il pregiudizio che le famiglie immigrate non investano nella formazione dei figli – afferma l’assessora -. Non è vero. Vediamo ragazzi stranieri che frequentano istituti tecnici e poi si iscrivono all’università, come i loro compagni italiani. L’istruzione è vista come un valore e un traguardo importante: molti bambini vanno a scuola con il vestito elegante l’ultimo giorno, come fosse una laurea». C’è da chiedersi se l’integrazione funziona davvero o se ci sono episodi di discriminazione. «Mai ricevute segnalazioni di questo tipo» assicura Laghi, che osserva anche un cambiamento nella partecipazione delle famiglie straniere alla vita scolastica ed extrascolastica. «Dieci anni fa era raro vedere famiglie di origine straniera partecipare attivamente. Oggi invece sono presenti in modo crescente in comitati genitori, feste scolastiche, laboratori, gruppi teatrali. È un segno concreto che l’integrazione funziona, perché significa partecipazione attiva alla vita della comunità». Un esempio recente è la passeggiata organizzata dalla scuola Tolosano, che ha visto una grande partecipazione di famiglie di origine straniera. «Segnali incoraggianti che dimostrano quanto l’inclusione sia parte del nostro contesto sociale». L’assessora conclude con una nota positiva. «Vedo crescere la presenza di questi ragazzi in attività extrascolastiche come danza, ginnastica, calcio, atletica, tutte iniziative che rafforzano il senso di comunità. Fino a qualche anno fa si vedevano molto meno. Oggi fanno parte a pieno titolo del nostro tessuto sociale».

Barbara Fichera