Il caso della morte di Domenico Montanari, il macellaio 64enne trovato impiccato nella sua attività a Faenza il 25 luglio 2019, si arricchisce di nuovi sviluppi giudiziari. Dopo che inizialmente si era pensato a un suicidio legato a debiti, il Tribunale di Ravenna ha deciso di mandare a processo due uomini con l’accusa di omicidio aggravato in concorso.

Una morte inizialmente classificata come suicidio

La mattina del 25 luglio 2019, il corpo di Domenico Montanari fu ritrovato impiccato all’interno della sua storica macelleria. Gli inquirenti avevano ipotizzato un suicidio legato a problemi economici e di usura. In effetti, l’ex vigile urbano Gian Carlo Valgimigli, 55 anni, gli aveva prestato denaro applicando interessi elevatissimi. Per questo, era già stato condannato per morte come conseguenza di altro reato, in relazione all’usura. Ma il quadro è cambiato quando, nel carcere di Ferrara, un detenuto – pregiudicato per reati di stampo mafioso – ha riferito di aver ricevuto confidenze da Valgimigli sul presunto omicidio. A riferirlo è l’Ansa.

Il racconto del detenuto e gli elementi inquietanti

Secondo quanto riportato, Valgimigli avrebbe raccontato di aver attirato il macellaio in negozio con un pretesto, mentre tre complici lo avrebbero immobilizzato e strangolato con un cordino di nylon. Il movente? Montanari voleva denunciare i suoi aguzzini. Il racconto del detenuto ha convinto il giudice perché conteneva dettagli mai emersi sui giornali. Inoltre, alcuni elementi della scena del crimine risultavano sospetti. La luce del negozio era spenta al momento del ritrovamento del corpo, il cellulare del macellaio era in carica, un’azione poco compatibile con l’idea di togliersi la vita. Inoltre, i suoi piedi toccavano terra, un dettaglio che rendeva improbabile l’ipotesi di un impiccamento volontario. A rafforzare i dubbi, anche le testimonianze di chi conosceva Montanari: l’uomo, nonostante le difficoltà economiche, si prendeva cura di un familiare e non aveva mai mostrato segni di cedimento tali da far pensare a un suicidio.

L’imputazione coatta e il processo in Corte d’Assise

Nonostante la Procura di Ravenna avesse chiesto l’archiviazione, ipotizzando che il detenuto avesse parlato solo per ottenere benefici, il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto le sue dichiarazioni attendibili. Così, il Gup Andrea Galanti ha disposto il rinvio a giudizio per Gian Carlo Valgimigli e Daniel Mullaliu, 31 anni, fratello della compagna dell’ex vigile urbano. La Corte d’Assise di Ravenna aprirà il processo a fine settembre. Gli imputati, difesi dagli avvocati Lorenzo Valgimigli e Luca Donelli, dovranno ora rispondere dell’accusa di omicidio aggravato in concorso.