Una voce pacifica e determinata, si alzerà da Piazza del Campidoglio a Roma, sabato 3 maggio per chiedere giustizia per milioni di persone di origine italiana nate all’estero. Tra i promotori della manifestazione contro il Decreto Legge 36/2025, c’è anche Faenza, rappresentata da Antonella Nediani, avvocatessa argentina residente in città, da anni impegnata nella tutela dei diritti degli italodiscendenti, cioè persone di origini italiane nate all’estero.
Nediani: “Non una concessione, ma un diritto originario”
“Per diritto di sangue (ius sanguinis) – spiega – queste persone non chiedono la cittadinanza come un favore, ma dimostrano di possederla fin dalla nascita, attraverso la discendenza. Non si tratta di una concessione dello Stato, ma di un riconoscimento di un diritto originario”. Il Decreto Legge 36/2025, recentemente approvato, introduce nuovi limiti e ostacoli burocratici al riconoscimento della cittadinanza italiana per discendenza. Tra le modifiche più contestate la perdita automatica del diritto se non si è ancora presentata la domanda; l’introduzione di condizioni retroattive, come la necessità che il genitore abbia vissuto in Italia due anni prima della nascita del figlio e l’aumento del contributo economico per la domanda, che passa a 700 euro. «Il decreto presenta gravi vizi di incostituzionalità – precisa Nediani – perché limita un diritto radicato nei principi della nostra Repubblica e nella storia dell’emigrazione italiana». L’obiettivo della manifestazione è denunciare il pericolo che centinaia di migliaia di italodiscendenti vengano esclusi dal diritto di cittadinanza, nonostante il loro legame storico con l’Italia. «Si tratta spesso di persone giovani, formate, con progetti e desiderio di contribuire al nostro Paese – aggiunge Nediani –. Invece di accoglierle, questo decreto alza muri». Il diritto alla cittadinanza per discendenza è stato spesso screditato con toni polemici o allarmistici. Alcuni lo hanno definito un privilegio indebito, associato a interessi economici o strumentali (come il desiderio di ottenere il passaporto europeo o accedere al Servizio Sanitario Nazionale). Ma questa narrazione, secondo i promotori della mobilitazione, è ingiusta. «Il SSN – chiarisce Antonella Nediani – è accessibile solo a chi risiede in Italia. Chi vive all’estero ed è iscritto all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero), non può usufruirne. Per riattivare la copertura sanitaria al ritorno in Italia, occorrono passaggi amministrativi e documenti che dimostrino di non avere più accesso al sistema sanitario del Paese di residenza. È un’accusa priva di fondamento». Dietro a ogni richiesta di cittadinanza c’è spesso una storia lunga e dolorosa. Famiglie che hanno atteso per anni – in alcuni casi anche venti come racconta la stessa Nediani – un appuntamento presso un consolato per ottenere il riconoscimento della cittadinanza. Persone che, nonostante le difficoltà, hanno mantenuto vive le radici italiane, contribuendo alla diffusione della lingua, della cultura e dei valori del nostro Paese nel mondo. La manifestazione del 3 maggio non è solo una battaglia per i diritti degli italodiscendenti, ma un appello a difendere un principio di inclusione e memoria storica. «Non possiamo riscrivere la storia per convenienza politica – conclude Nediani –. Il diritto alla cittadinanza per discendenza è parte integrante dell’identità italiana, non va negato né svilito. L’Italia ha bisogno di ricostruire legami, non di spezzarli».
(b.f.)