E’ di questi giorni che l’amministrazione Trump ha ripristinato i visti di 133 studenti stranieri, dovrà
facilitare il ritorno di un secondo migrante espulso per errore e anche rimettere in piedi Voice of America,
la radio-tv pubblica statunitense che trasmette solo all’estero.
I dati ballerini sulla finanza cominciano a trasferirsi anche sull’economia reale: dopo il crollo del turismo sta
vacillando anche il mercato immobiliare. In poche parole, la strategia di Trump sui dazi non sta funzionando. Alla marcia indietro sui “dazi reciproci” e sui dispositivi tecnologici ne seguiranno altre. Gli amministratori delegati di Walmart, Target e Home Depot, i tre colossi della grande distribuzione americana (come se in Italia si muovessero Coop, Conad e Esselunga), sono andati personalmente da Trump a dire che nell’arco di due settimane le conseguenze dei dazi si vedranno sui prezzi e sugli scaffali vuoti. La reazione di Trump per rassicurare tutti? Sostenere di aver già concluso “200 accordi commerciali” quando non ne ha concluso nessuno, e di paesi nel mondo ce ne sono comunque solo 195. E inventarsi di aver parlato con la Cina, dopo che i suoi numerosi inviti a Xi Jinping sono caduti nel vuoto, cosa che deve
averlo infastidito molto. Di recente ha dato una intervista a Time, condotta dal corrispondente politico
senior Eric Cortellessa e dal caporedattore Sam Jacobs: ne pubblichiamo un breve stralcio. Ognuno può
farsi la sua idea, ma la verità è un dato oggettivo. Il suo consulente commerciale, Peter Navarro, afferma che 90 accordi in 90 giorni sono possibili. Sono passati 13 giorni da quando avete revocato i dazi reciproci scontati. Finora non ci sono accordi. Perché?
No, ce ne sono molti.
Quando verranno annunciati?
Deve capire che sto trattando con tutte le aziende, Paesi molto amici. Ci stiamo incontrando con la Cina.
Stiamo andando bene con tutti. Ma alla fine, ho concluso tutti gli accordi.
Non ne è stato ancora annunciato uno. Quando li annuncerà?
Ho concluso 200 accordi.
Ha concluso 200 accordi?
100%.
Può condividere con chi?
Perché l’accordo è un accordo che scelgo io. Vedila in un altro modo: siamo un grande magazzino e
stabiliamo il prezzo. Incontro le aziende e poi stabilisco un prezzo equo, quello che considero giusto, e
loro possono pagarlo o non devono farlo. Non sono obbligati a fare affari con gli Stati Uniti, ma stabilisco
dazi doganali per alcuni paesi. Alcuni si sono comportati in modo orribile con noi. Altri si sono comportati
bene. Cerco di essere sempre equilibrato quando affronto questioni che riguardano altre persone, in particolare
quando non si conoscono direttamente, ma è difficile evitare il giudizio che Trump non sa di cosa parla.
Il tasso di popolarità di Trump sta continuando a scendere ed è già ben più basso di quello di Joe Biden a
questo punto (ma persino del suo stesso primo mandato). L’unico che piace agli americani ancora meno di Trump? Elon Musk. Il CEO di Citadel, Ken Griffin, uno dei principali finanziatori del Partito Repubblicano, non usa mezzi termini
nelle sue critiche a Trump per l’imprevedibile politica tariffaria del presidente. Al World Economy Summit di pochi giorni fa, ha dichiarato che le tattiche di Trump hanno “eroso” la reputazione dei titoli del Tesoro e del dollaro USA.
“Ci vorrà un’eternità per riparare i danni causati”, ha avvertito Griffin.
Tiziano Conti