A quasi due anni dall’alluvione che ha colpito Faenza, i Comitati dei cittadini alluvionati tornano a farsi sentire. In una lettera inviata il 4 aprile al Commissario Straordinario alla Ricostruzione, Fabrizio Curcio, e al presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale, sollecitano un incontro urgente per affrontare criticità ancora irrisolte, tra ritardi nella messa in sicurezza, ristori non attivati e una crescente sensazione di abbandono

Messa in sicurezza del territorio: le richieste dei Comitati

Nel documento con cui chiedono un incontro con le istituzioni, i comitati pongono l’accento su un tema prioritario: la messa in sicurezza del territorio, che ritengono ancora insufficiente. Denunciano l’assenza di una pianificazione strutturata, di una manutenzione regolare e la mancanza di comunicazione chiara verso la popolazione.

Gli interventi di messa in sicurezza, chiedono i Comitati, devono articolarsi in diverse azioni complementari: ripristini certificati e monitorati, manutenzioni regolari, valutazioni del rischio formalizzate e progetti strategici di medio-lungo periodo.

Un passaggio significativo del documento evidenzia come l’incertezza sulla sicurezza sia uno dei motivi che rallentano la ricostruzione privata, con molti cittadini scoraggiati ad affrontare nuove spese a fronte di rischi ancora non adeguatamente gestiti.

Ristori: crediti di imposta, proroghe e accesso ai fondi

Tra le maggiori criticità segnalate, emerge la non operatività del credito di imposta previsto per coprire parte dei costi di ricostruzione. I Comitati chiedono l’attivazione di meccanismi di finanziamento progressivo, per alleggerire il peso economico iniziale sulle famiglie colpite.

“Il meccanismo previsto dalla procedura corrente non consente di risolvere – dichiarano i Comitati – il problema del finanziamento della seconda tranche dei lavori (50%). Occorre varare meccanismi di finanziamento progressivo dei lavori (agibili senza costosi supporti tecnici terzi) e che lascino al finanziamento individuale (ed al saldo finale del finanziamento) una frazione residua dei complessivi costi di ricostruzione

Viene inoltre sollecitata la proroga dello stato di emergenza, attualmente in scadenza il 4 maggio 2025, e di tutte le misure collegate, come il Contributo di Autonoma Sistemazione (CAS) e la rendicontazione del CIS 2024, ritenuta ingestibile nei tempi previsti per la mancanza di fornitori disponibili.

Altri nodi irrisolti sono la gestione dell’Imu, “con molti cittadini costretti a pagare l’IMU su abitazioni non in condizioni di essere abitate mentre, sulla base della giurisprudenza disponibile dovrebbero esserne esentati al 100%.”

Sono necessarie inoltre, secondo i comitati, circolari esplicative per evitare che i ristori ricevuti incidano in modo penalizzante sul calcolo dell’Isee, escludendo di fatto alcuni cittadini da bonus e agevolazioni sociali.

Perizie e prevenzione: il nodo Sfinge

Ampio spazio è dedicato alla procedura Sfinge, definita troppo complessa e sovraccaricata da richieste burocratiche ridondanti.

“Sussistono, si legge nel documento dei Comitati, oltre ad inutili ridondanze nella documentazione richiesta e ad indebite istanze di produzione da parte del cittadino, di informazioni già in possesso della Pubblica Amministrazione, ricorrenti difformità di valutazione
della ammissibilità della documentazione presentata e delle attestazioni richieste nella fase di rendicontazione.

I Comitati poi tornano a proporre che le domande di entità inferiore ai 20.000-30.000 euro vengano trattate come i rimborsi CIS, semplificando notevolmente l’iter per la maggioranza dei casi.

Altro aspetto cruciale è la necessità di ammettere in perizia anche gli interventi di prevenzione, come paratie antiallagamento, valvole antireflusso, pompe sommerse, riverniciature impermeabili o il riposizionamento degli impianti elettrici. Azioni ritenute fondamentali per proteggere le abitazioni in aree già riconosciute a rischio, ma tutte escluse dalle perizie.

Mercato immobiliare in crisi: la proposta per rilanciare la ricostruzione

Un altro fenomeno che desta preoccupazione è la crescente “desertificazione” di interi quartieri, con la popolazione anziana o i cittadini psicologicamente provati dai ripetuti eventi, scoraggiati dall’avviare le pratiche di ricostruzione e indotti a svendere le loro abitazioni a prezzi, risibili pur di recuperare minime cifre utili alla loro sopravvivenza futura, con conseguenze sul mercato immobiliare locale.

Per arginare il fenomeno, i Comitati chiedono che l’accesso alle perizie e ai finanziamenti venga garantito anche agli acquirenti degli immobili danneggiati.

“Questo consentirebbe – dichiarano i Comitati – un maggiore potere contrattuale al venditore alluvionato (con ritorno economico migliore), un conseguente miglioramento del mercato immobiliare e l’avvio più certo e celere di una ricostruzione da parte di soggetti con più solida prospettiva economica e capacità auto imprenditoriale, evitando quella desertificazione di interi quartieri che, nelle zone più colpite dagli eventi alluvionali, si sta verificando.

Verso un tavolo unitario con tutte le istituzioni locali

Infine, i comitati auspicano che all’incontro partecipi anche Massimo Isola, presidente dell’Unione della Romagna Faentina, affinché si possa dar vita a un vero tavolo unitario di confronto tra cittadini e istituzioni. «Serve un tavolo unitario, serve ascolto, serve chiarezza», concludono.

A firmare la richiesta di un incontro e il documento con le principali proposte sono stati  i Comitati dell’Unione della Romagna Faentina: Orto Bertoni, Bassa Italia, Borgotto-via della Valle-via Chiarini, Borgo 2, Alluvionati Marzeno, Borgo Alluvionato, Alluvionati Castel Bolognese/Bacino del Senio, Fluire, La Valle del Lamone – Brisighella, Montone via Corleto.