Più volte, il Card. Matteo Zuppi ha fatto riferimento alla necessità di una Camaldoli europea, volta a rigenerare la società europea sulla base di quelle radici cristiane di umanesimo trascendente che ne costituiscono i valori più importanti e significativi (analogamente a quanto fecero in Italia gli estensori del Codice di Camaldoli -redatto tra il 1943 e 1945 -, e in Belgio gli autori del Codice di Malines – redatto subito dopo la prima guerra mondiale – ). Recentemente, ho avuto la fortuna di visitare Parigi, prendendo parte a due eventi che ritengo particolarmente importanti e significativi sotto questo profilo. Sabato 29 marzo u.s., ho partecipato a Notre Dame (nel suo ritrovato splendore) alla messa cantata celebrata dall’Arcivescovo di Parigi Laurent Ulrich, di fronte ai 1300 coristi dell’Associazione Ecclesia Cantic, specializzata in cori cristiani. I giovani coristi si trovavano a Parigi per un raduno e hanno tenuto un concerto plenario il giorno dopo presso la nota chiesa di Saint – Sulpice. Partecipare ad una messa cantata all’interno della Cattedrale di Notre Dame è stata un’esperienza unica, mistica. La musica cantata costituisce un potente strumento per ritrovare quell’umanesimo trascendente cristiano che si percepisce, ad esempio, in Bach. Credo che chi ascolti, ad esempio il Weihnachtsoratorium o il Matthäus-Passion, tanto per citare alcune delle opere più famose del Maestro Tedesco, comprenda assai bene questi sentimenti, senza bisogno di molte parole.
Mi sono poi recato al Louvre per visitare una interessantissima esposizione dal titolo: Revoir Cimabue; Aux origines de la peinture italienne. Questa esposizione è incentrata su tre opere duecentesche:
– la Maestà del Louvre di Cimabue, recentemente restaurata, con la riscoperta dei suoi meravigliosi colori;
– San Francesco che riceve le stimmate di Giotto;
– il Cristo deriso di Cimabue, quadro di piccole dimensioni, ma caratterizzato da uno straordinario realismo rappresentativo delle figure umane di coloro che deridono e percuotono il Cristo (in particolare la muscolatura).
Si tratta di tre opere straordinarie, le cui origine è diversa. Infatti, le prime due furono depredate da Napoleone (da accostare a Hitler, sia per l’incessante acribia con cui derubava i paesi conquistati delle loro opere d’arte, sia per aver invaso la Russia, causando moltissimi morti, sia tra gli invasori, sia tra gli invasi), a Pisa e mai più restituite. La terza ha invece una sorte romanzesca, in quanto si trovava nella cucina della abitazione di un anziano signore di Compiegne, e stava per essere portata in discarica durante un trasloco. Per fortuna, qualcuno ne intuì il valore, e la fece stimare. Fu quindi venduta all’asta nel 2019 per 24 milioni di Euro e fortunatamente dichiarata Tresor National dalla Francia per permettere al Louvre di acquistarla. Questa esposizione appare di importanza grandissima, che trascende gli aspetti pittorici, e forse perfino le intenzioni dei meritevolissimi ideatori. Il duecento italiano costituisce uno dei momenti più importanti per la storia dell’Europa e dell’Umanità. Infatti è il secolo di San Francesco d’Assisi, che Dante definisce Sole e Oriente, e che Jacques Le Goff definisce ancora oggi una guida per l’Umanità, e sulla quale si soffermano anche oggi studiosi del calibro di Chiara Frugoni, Franco Cardini e Massimo Cacciari. La sua incessante opera per il rifiuto della cultura dello scarto, nonché per il perseguimento della Giustizia sociale, e della Pace, così ben rappresentata nel dipinto duecentesco della Tavola Bardi a Firenze (l’abbraccio e cura del lebbroso – i lebbrosi erano le figure più reiette della società del tempo -, e la predica ai Musulmani) lo rendono ancora oggi una figura straordinariamente moderna e pienamente immersa nel reale. Infatti, sia il mondo del Duecento, sia il mondo odierno erano e sono purtroppo caratterizzati da enormi differenze di ricchezza (la paupertas viene spesso percepita come una colpa) e guerre.
E va rilevato che il nome Francesco significa Francese, forse perché la sua mamma era francese o forse perché il babbo faceva frequenti viaggi in Francia e mostrano come l’Europa avesse già allora dei comuni valori culturali, ad esempio nelle università, da Bologna, a La Sorbona, Oxford e Cambridge, etc. Egli parlava e cantava in francese.La rivoluzione francescana influenza in modo decisivo Dante, che scrive in volgare la Commedia, e pone al centro l’uomo: Dante è l’Everyman secondo Ezra Pound.E’ poi fondamentale sia per Cimabue (la cui fama non è poi coì scura come recita un famoso verso della Divina Commedia, a paragone di Giotto): anche grazie al suo influsso, il medesimo inizia il realismo, cominciando a tramutare la pittura dal greco al latino, come avrebbe affermato di Giotto Cennino Cennini.
Francesco è poi imprescindibile per Giotto. E’ vero che, secondo la brillante ricostruzione di Chiara Frugoni, negli affreschi di Assisi, il Maestro racconta la vita di Francesco in modo edulcorato (vedi la predica al Sultano o il presepe di Greccio), o omissivo (la cura dei lebbrosi). Tuttavia, va rilevato che Giotto chiama due dei suoi figli Chiara e Francesco. Negli affreschi della Cappella degli Scrovegni a Padova, egli porta poi a compimento la sua rivoluzione, traducendo le sacre scritture in volgare, rappresentando i sentimenti umani come mai nessuno aveva fatto prima (vedi ad esempio il bacio tra Anna e Gioacchino, la lacrima sul viso della madre nella strage degli innocenti e il dolore angoscioso degli angeli e della Maddalena).La figura di Francesco viene indubbiamente resa ancora più grande dalle opere di questi giganti della cultura universale. Nella Lettera apostolica CANDOR LUCIS AETERNAE del 2021, Papa Francesco ricorda il contributo dantesco alla cultura mondiale, citando anche i suoi predecessori. Per Benedetto XV, Dante alimentò e rafforzò la fiamma dell’ingegno e la virtù poetica traendo ispirazione dalla fede cattolica. Secondo Paolo VI, la Divina Commedia è Poema della Pace, del miglioramento sociale nella conquista di una libertà, che è franchigia dall’asservimento del male, e che ci conduce a trovare e ad amare Dio professando l’umanesimo.
Per Giovanni Paolo II, l’opera di Dante è interpretata come una realtà visualizzata, che parla della vita dell’oltretomba e del mistero di Dio con la forza del pensiero teologico, trasfigurato dallo splendore dell’arte e della poesia, insieme congiunte. Secondo Benedetto XVI, nella Divina Commedia Dio ha un volto umano e un cuore umano. Per Papa Francesco Dante, è un PROFETA DI SPERANZA, nonché un poeta della misericordia di Dio e della libertà umana. Questi valori si ritrovano anche, sia nelle opere di Cimabue e soprattutto, negli affreschi di Giotto, da Assisi agli Scrovegni. Potremmo dire che la straordinaria fioritura culturale e politica, del duecento e del primo trecento italiano ha un DNA comune: la figura di Francesco, con il suo umanesimo trascendente, così importante anche nell’Europa e nel Mondo contemporanei. Quindi, un profondo grazie agli amici del Louvre per aver proposto una esposizione sulla pittura sul Duecento italiano che permette riflessioni ben più ampie e profonde, che ci mettono in cammino con speranza verso una Camaldoli Europea.
Paolo Castellari