Un incontro che resterà a lungo nella memoria degli studenti: giovedì 13 marzo, i ragazzi delle classi terze della scuola secondaria di primo grado Bendandi di Faenza hanno avuto l’opportunità di ascoltare la testimonianza di Luciano Caro, rabbino capo della Comunità ebraica di Ferrara e della Romagna. Un racconto toccante, che ha aperto uno squarcio su uno dei periodi più bui della storia.
La memoria come antidoto all’odio
L’incontro si inserisce nel percorso che l’Istituto Comprensivo Faenza – San Rocco porta avanti in occasione della Giornata della Memoria, un appuntamento che va oltre la semplice ricorrenza per diventare occasione di riflessione profonda.
“La Shoah ci insegna che senza il rispetto dei diritti umani anche gli incubi più terribili possono diventare realtà” è il messaggio che la scuola intende trasmettere agli studenti. La memoria, infatti, non è solo ricordo, ma impegno per il futuro: conoscere il passato aiuta a costruire un domani migliore, lontano dall’odio e dall’indifferenza.
Il racconto di un’infanzia negata
Luciano Caro ha parlato ai ragazzi con la voce di quel bambino che fu, un bambino ebreo nella Torino delle persecuzioni. La sua infanzia è stata segnata dalla paura, dalle fughe improvvise, dai rifugi di fortuna e dalla fame.
Mentre lui, sua madre e sua sorella riuscirono a sfuggire alla deportazione, suo padre fu portato ad Auschwitz e da lì non fece mai ritorno. Nessuna tomba su cui piangerlo, solo il vuoto di un destino sconosciuto.
Eppure, nel suo racconto non c’è odio né risentimento, ma un messaggio di grande valore: la conoscenza è l’unico antidoto all’ignoranza, che alimenta il pregiudizio e può condurre alla violenza.
Un insegnamento per il futuro
L’incontro si è concluso con un monito, ispirato alle parole di Primo Levi:
“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare”.