Quarantuno studenti del Liceo Cassin di Tarare, piccolo centro di diecimila abitanti a quaranta chilometri da Lione, hanno trascorso una settimana a Faenza, accolti dalle famiglie dei loro coetanei del liceo linguistico Torricelli-Ballardini. I ragazzi del Cassin fanno un analogo percorso Esabac – acronimo nato dall’unione di Esame di Stato italiano e Baccalauréat francese -, che consente di ottenere un doppio diploma, francese e italiano, esattamente come i “colleghi” del Torricelli. Sette giorni intensi, di full immersion non solo nella lingua, ma anche in attività culturali e didattiche, con visite guidate ai principali luoghi d’interesse del territorio. Dal 5 al 12 aprile prossimo, i ruoli si invertiranno con i ragazzi faentini ospiti dei ‘gemelli’ francesi.

Gli studenti, ponte fra i popoli

A guidare il progetto per il Liceo faentino è stata Micaela Servadei, docente di francese della sezione Esabac. «Lo scambio con il liceo di Tarare è frutto di una ricerca e di una collaborazione tra i nostri due istituti – ha precisato – con l’obiettivo di offrire agli studenti un’esperienza immersiva nella lingua francese e un contatto diretto con un’altra cultura. Noi docenti possiamo raccontare e mostrare, ma niente è paragonabile all’esperienza vissuta in prima persona. Il nostro scambio è stato pensato su misura – ha aggiunto – studiando con cura le caratteristiche di ogni studente e realizzare così “abbinamenti” mirati. Costruire ponti tra culture è oggi più che mai necessario. I nostri studenti sono il vero ponte tra i popoli». Fondamentale la convivenza in famiglia, condividendo, spazi, abitudini, quotidianità, affetti e cibo. I ragazzi hanno avuto modo di scoprire il Mic – Museo Internazionale delle Ceramiche, il Duomo, palazzo Milzetti, il museo Carlo Zauli e il centro storico cittadino, guidati dai loro corrispondenti italiani con una divertente caccia al tesoro. «I nostri studenti hanno fatto da ciceroni, accompagnando i ragazzi francesi alla scoperta della città e dei suoi quattro Licei. Abbiamo costruito un percorso che arrivasse al cuore della scuola e della comunità, raccontando il Palio, lo sport, le sagre e i prodotti tipici» ha spiegato la docente di francese. Al loro arrivo, i giovani di Tarare sono stati accolti dalla dirigente scolastica, dall’Associazione gemellaggi, che ha donato una sacca del Palio del Niballo, e dall’amministrazione comunale.

Agresti: «Ne abbiamo bisogno»

«Ci fa sempre molto piacere valorizzare il lavoro prezioso che fanno le scuole – ha precisato l’assessore al Welfare, Davide Agresti -. Questo incontro rafforza il senso di comunità europea e di relazioni positive tra i popoli. La curiosità e l’apertura degli studenti e delle loro famiglie dimostrano l’importanza della diplomazia tra comunità. Ci aiutano a vedere che esiste anche un altro modo di costruire relazioni internazionali. Ne abbiamo bisogno. L’Europa è questo, non quella dei potenti che angosciano le nostre giornate».
Oltre a Faenza, i ragazzi francesi hanno visitato anche Ravenna, con i suoi mosaici, e Bologna. C’è anche chi è riuscito, nel tempo lasciato libero dalle attività, a fare una puntata a Firenze alla scoperta della Galleria degli Uffizi.

Apertura mentale e senso critico

«Questo scambio insegna ai ragazzi ad adattarsi a situazioni nuove, a gestire imprevisti e a sviluppare amicizie che possono durare nel tempo» ha aggiunto Servadei. L’iniziativa si inserisce nel quadro delle relazioni internazionali già attive tra Faenza e le città gemellate, contribuendo alla costruzione di un’Europa vissuta e condivisa dai suoi cittadini più giovani. «L’apprendimento linguistico diventa più efficace quando avviene in un contesto reale – ha aggiunto Micaela Servadei – perché permette di migliorare la comprensione e l’espressione in modo spontaneo, al di fuori dei libri di testo. Oltre all’aspetto linguistico, l’incontro con una cultura diversa sviluppa nei ragazzi apertura mentale e spirito critico». Non solo formazione accademica, dunque, ma anche crescita personale. «Superare la timidezza linguistica e acquisire maggiore autonomia li rafforza, con un impatto positivo anche sul percorso scolastico».

Un gioco di squadra

Realizzare uno scambio culturale di questa portata richiede un impegno collettivo. «La scuola da sola non potrebbe farcela – ha concluso Servadei –. L’ospitalità delle famiglie è fondamentale per rendere possibile questo percorso, ancora più prezioso in un periodo complesso come quello attuale. È grazie a questa collaborazione che possiamo offrire ai nostri studenti un’esperienza che va oltre i confini nazionali, costruendo un ponte tra le nuove generazioni europee».

Barbara Fichera