Nel pomeriggio di domenica 16 marzo, nella chiesa di San Marco di Faenza è in programma il ricordo di padre Daniele Badiali, a 28 anni dalla tragica morte. Alle 14.30 i ragazzi dell’Operazione Mato Grosso metteranno in scena una riflessione animata su qualche tratto della vita di questo sacerdote missionario, morto per annunciare Gesù, cui seguirà la celebrazione della santa messa presieduta da padre Lele.

Tre fiori per ricordare padre Daniele

fiori predica p. daniele 1996

L’immagine dei fiori associata a queste righe, un anno prima della sua morte, fu portata a padre Daniele da «una persona molto cara» e lui scrisse: «mi ha chiesto di offrirli tutti». Daniele ringraziò, li osservò e in una lettera fece emergere, in modo inconsapevole, quel che in quel suo ultimo anno avrebbe passato come persona. Partì dal giglio, segno di «purezza, l’anima pura, bianca offerta totalmente al Signore. Il bianco indica il martirio, la purezza è una virtù che il Signore regala attraverso una gran prova di dolore, di rinuncia, di mortificazione, e ogni giorno si deve passare per questa prova di fuoco». Viene poi la rosa rossa che «indica il sogno di don Bosco che passò attraverso un cammino pieno di spine per salvare i suoi ragazzi e portarli in Paradiso. La rosa indica l’amore, la spina il dolore, non c’è amore senza dolore. Bisogna soffrire per amare i ragazzi». Il terzo fiore è «color arancio e indica l’entusiasmo – scrive padre Daniele – la faccia con la quale ogni giorno devo vivere per dare speranza che Dio vale più di tutto quello che abbiamo».

Riguardo allo sfondo nero su cui sono adagiati quei fiori, Daniele intravide la morte, sempre vicina attraverso i nomi di persone a lui care e scomparse. «I fiori che germogliano dalla nostra vita devono essere donati in morte, così come la nostra vita deve essere donata al morire». In quel nostro estinguerci, ci riveliamo solo polvere ed emerge che «solo Dio conta». E per questo, attraverso i fiori, dobbiamo offrire tutto. «Solo la morte apre la nostra vita a Dio». I fiori ci indicano purezza, le fatiche di ogni giorno, l’entusiasmo, i colori di un cammino proiettato verso la nostra eternità al cospetto di Dio. Un cammino da “saltimbanco”, concludeva Daniele, quale lui stesso voleva essere per accompagnare «i ragazzi all’eternità».

locandina padre daniele 2025

Giulio Donati