Il 70esimo “compleanno” del mensile della diocesi di San Marino, il Montefeltro, ha offerto occasioni di riflessione sul futuro dei media diocesani in un convegno che si svolto sabato a Pennabilli

Giornalisti, sacerdoti e vescovi a confronto per il 70esimo del Montefeltro

Il ruolo dei settimanali diocesani, tra tradizione e futuro, e quello delle donne nella comunicazione. Questi i temi al centro del convegno che si è svolto sabato a Pennabilli in occasione del 70esimo dalla prima uscita del periodico diocesano Il Montefeltro. I “compleanni” dei giornali Fisc (Federazione dei settimanali cattolici italiani) sono sempre l’occasione per raccontarsi, fare comunità e guardare avanti.

E così in tanti si sono ritrovati alla sede dell’Idsc a riflettere sul tema “Raccontare la prossimità tra passato e futuro”: oltre ai padroni di casa, il vescovo e delegato per le Comunicazioni sociali per la Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna (Ceer), monsignor Domenico Beneventi, e il direttore del MontefeltroFrancesco Partisani, i due relatori, il nostro direttore Francesco Zanotti e la vaticanista di Tv2000 Cristiana Caricato e la vicepresidente della Fisc, Chiara Genisio, con il direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali regionale della Ceer, Alessandro Rondoni, come moderatore.

“Restituire il volto di Cristo nelle storie belle che raccontiamo”

A tracciare la portata della sfida non solo del Montefeltro, oggi, è stato il vescovo di San Marino: “Custodire i punti fermi della nostra storia con la responsabilità di consegnare le sfide che la storia pone, a partire dalla vita delle comunità nelle aree interne”.

Parla di “compagnia” il vescovo Beneventi nel “vivere la bellezza di questo luogo che mantiene una tradizione cristiana che ha sempre formato, informato”. La sfida per un giornale diocesano oggi è restituire “il volto di Cristo attraverso le storie belle che raccontiamo ogni giorno”.

Il Montefeltro, prosegue Partisani, è sempre stata “una presenza viva della nostra diocesi come strumento non solo di informazione, ma anche di riflessione e costruzione di una società fondata sui valori del Vangelo”. Negli ultimi 70 anni, prosegue, dopo aver tracciato per nomi e volti, la presenza viva del giornale nella comunità “il filo dell’azione non si è mai interrotto. E intendo anche sottolineare, con orgoglio, che nella sua età matura il Montefeltro ha ancora molto da dire”.

La voce dei giornali diocesani. Zanotti: “Giornali di comunità che fanno comunità”

Per tanti della Fisc, testimonia il direttore del nostro settimanale, Francesco Zanottiil giornalismo non è solo un lavoro, ma una missione. Di questo è fatto l’impegno di tutti i giorni nei nostri settimanali, che ci coinvolge a 360 gradi. Lascia e vuole lasciare il segno. Con una voce caratteristica, che si distingue da quella di altri media sul territorio.

Tre gli esempi che porta: l’album annuale di un quotidiano locale che su 100 pagine riporta due fotonotizie di argomenti riguardanti la diocesi, “Noi abbiamo fatto una raccolta alta così”.

O ancora due titoli di segno opposto sul bilancio della parrocchia più grande della Diocesi di Cesena-Sarsina: per il Corriere Cesenate in attivo, per un quotidiano in rosso. Infine, il Carnevale dei Ragazzi di Ravenna che su Risveglio è stato raccontato dando voce ai volontari e ai mesi di preparativi per una festa della città organizzata dalla Diocesi mentre in altri media se n’è parlato solo in relazione alla multa per uno dei carri in gara.

“Qual è la storia che vogliamo raccontare? Se non ci fossero i nostri giornali cosa resterebbe di quello che le nostre comunità fanno? Queste sono le domande che ci dobbiamo porre – spiega Zanotti -. Ha ancora senso allora avere i nostri strumenti d’informazione?”.

 La missione dei settimanali diocesani è “formare le coscienze facendo il nostro mestiere, cioè informando. È una tradizione che ci è stata consegnata. Da custodire, da portare avanti, da migliorare. A fine ‘800, quando uscirono i primi fogli che poi sarebbero diventati i giornali Fisc, avevamo più o meno risorse di oggi? Nonostante questo la Chiesa ha fondato giornali di comunità, che fanno comunità. Giornali della Chiesa e della gente. Non del vescovo, ma dei cristiani che vivono il territorio”. Locali per diffusione, ma globali per interesse, sull’umanità e sul mondo.

E, oggi, senza confini definiti: “Carta, online, social: sono tutti luoghi da abitare. Non possiamo non starci. Lo scopo è farsi compagni di viaggio dell’uomo di oggi. Come i discepoli di Emmaus, come il Buon samaritano”.

Il nostro progetto: tre settimanali, tre territori insieme per essere all’altezza della domanda di senso dell’uomo di oggi

Come stare in questa sfida quotidiana, fatta anche di copie cartacee che diminuiscono, giorno dopo giorno e di un online che non garantisce sostenibilità economica? “Noi, con il nostro progetto che ha messo insieme i settimanali di Ravenna, Faenza e Cesena, ci abbiamo provato. Ci hanno creduto i nostri vescovi, e ci hanno dato l’opportunità di sperimentarlo. È un tentativo: per cercare di essere all’altezza della domanda dell’uomo di oggi, quella sul senso della vita”.

Caricato: narrazioni che escludono le donne

L’altra sfida da affrontare per tutto il mondo dell’informazione, e non solo, è quella della parità. Parla di “narrazioni”, Cristiana Caricato: “la nostra è una realtà ecclesiale fatta di molte Marta e pochi Lazzaro – dice -. Le donne mantengono in piedi la Chiesa, ma quante donne sono state citate nella lunga e gloriosa storia del Montefeltro, ad esempio?”. 

C’è un problema di narrazione, secondo la Caricato. “Per troppo tempo – aggiunge – abbiamo fatto narrazioni attraverso le quali abbiamo dimenticato qualcuno. Oggi però alcune scelte di papa Francesco con la nomina di suor Petrini a capo del Governatorato dello Stato del Vaticano possono cambiare le cose”.

“Ripartire dalle piccole comunità e dalla condivisione di esperienze”

Occorre vedere le questioni in prospettiva, quella del “Noli me tangere”, aggiunge la vaticanista di Tv2000. “Dalla frase di Gesù a Maddalena io mi sento respinta e insieme capisco che qualcosa di grande sta succedendo.

Il Papa potrà uscire dall’ospedale, ma anche quando non ci sarà più la Chiesa avrà il compito di assorbire e metabolizzare tutta la spinta riformatrice che ha dato ricongiungendola con la tradizione”. Un senso della storia che si coglie anche nei fatti di questi giorni: “Un papa che indice il Giubileo della speranza e poi vive un momento di grande fragilità: questo dice che non è tutto nelle nostre mani, ma c’è un bene più grande che ci accompagna sempre. Allora credo che la Chiesa debba ripartire dalle piccole comunità, e dalla condivisione di un’esperienza non c’è più”.

Rondoni: “Vivere la bellezza e raccontarla”

“È un privilegio poter guardare in diretta il cambiamento della nostra Chiesa – chiosa Rondoni -. Raccontare le storie delle persone è la cosa più importante. Vogliamo augurare questo al Montefeltro. Vivere la bellezza di questa terra e raccontarla”.