La primavera è ufficialmente iniziata alle 10.00 di oggi, 20 marzo, ma le temperature raccontano un’altra storia. Le ultime due notti hanno visto il termometro scendere sotto lo zero nel faentino e nel resto della provincia, provocando gelate un pò dappertutto. I primi ad essere colpiti sono gli alberi da frutto, specialmente peschi e albicocchi in piena fioritura, bellissimi e fragili al contempo.
L’equinozio di primavera e le gelate tardive

Secondo l’Osservatorio Torricelli di Faenza, la primavera astronomica è ufficialmente iniziata oggi alle 10:01, con l’equinozio che segna il momento in cui il giorno e la notte hanno la stessa durata. Il cambio di stagione, però, non ha portato temperature miti. Il veloce raffreddamento artico che ha colpito l’Italia e, in particolare, la Romagna, ha favorito le gelate notturne “che – spiegano gli esperti dell’Osservatorio – colpiscono i germogli in modo violento. Sono meno rigide e di minore durata rispetto a quelle invernali” ma molto più insidiose, perchè colpiscono le piante in una fase delicata. Le temperature dovrebbero però alzarsi nei prossimi giorni, anche se non sembra finita qui. “A partire dal prossimo week-end – precisa l’Osservatorio Torricelli – l’Italia sarà interessata dalle perturbazioni atlantiche” compreso, pare, anche il nostro Appennino. “A breve si attiveranno i venti di sud-ovest – afferma Condifesa Ravenna – che da un lato alzeranno le temperature di qualche grado ma dall’altro saranno il presagio di quello che ci attende, a partire da sabato, con un nuovo ingresso perturbato che si prolungherà fino a metà settimana prossima con precipitazioni e rovesci sparsi in Romagna”.
Nicola Dalmonte (Coldiretti Ravenna): “Impianti antibrina, ventoloni e candele per salvare le colture”


Le gelate di questi ultimi due giorni, dopo le piogge del 13 e 14 marzo, dimostrano quanto il cambiamento climatico stia incidendo anche sull’agricoltura. “Siamo purtroppo abituati a queste situazioni – precisa il faentino Nicola Dal Monte, presidente di Coldiretti Ravenna – , ma è chiaro che non possiamo affidarci alla fortuna. Il clima è cambiato e l’agricoltura deve adattarsi”. Intanto però pioggia e freddo preoccupano gli agricoltori, perchè i danni reali saranno visibili sono nelle prossime settimane. “Le previsioni meteo sono state purtroppo confermate, con temperature scese abbondantemente sotto lo zero su tutta la provincia per due notti consecutive – afferma Dalmonte-. Per proteggere le coltivazioni, le aziende tra Faenza e Ravenna hanno utilizzato impianti antibrina, ventoloni e bruciatori nei frutteti”. Il funzionamento di questi sistemi è semplice e abbastanza efficace. Gli enormi ventilatori che vediamo nelle campagne “muovono l’aria più calda che durante la notte sale di quota – spiegano dal Condifesa Ravenna -, spingendola e rimescolandola al suolo, dove invece nelle ore notturne o del primo mattino ristagna l’aria fredda e gelida. Questo sistema, come l‘irrigazione ed i candelotti/bruciatori, mitiga l’intervento freddo da convezione ed inversione delle temperature al suolo”.
Nella notte di San Giuseppe e in quella successiva, le temperature hanno toccato i -3°C quasi dappertutto con picchi di -3,5°C in alcune zone. “Qualche danno su peschi e albicocchi è probabile, ma è prematuro dare una stima. Nei prossimi giorni faremo un censimento per valutare la situazione”, aggiunge Dal Monte.
Negli ultimi anni, grazie a finanziamenti europei messi a disposizione dalla Regione, molte aziende del territorio hanno installato impianti antigelo. Strumenti essenziali per la difesa attiva delle piante, da quando la maggior parte delle assicurazioni non copre più questo tipo di calamità, diventata ormai troppo frequente. Trattandosi però di “fabbriche a cielo aperto” niente è in grado di proteggere in maniera certa e definitiva le coltivazioni. “Questi impianti funzionano bene con temperature di pochi gradi sotto lo zero – precisa Dalmonte – , ma quando si scende a -7°C o -8°C, come accaduto nel 2020 e nel 2021, la loro efficacia si riduce. Le variabili sono tante, tra cui la fese fenologica in cui si trova la pianta, l’umidità e lo stato del terreno”.
Clima instabile, piogge intense e ritardi nelle semine
Non sono tempi facili per gli agricoltori. Oltre ai danni diretti da gelo, nelle campagne si paga lo scotto di un inverno troppo piovoso, senza contare la quantità d’acqua che si è scaricata nei campi la settimana scorsa. “Quello che si è appena concluso – spiega Dal Monte – è stato uno degli inverni più piovosi degli ultimi anni impedendo alla terra di asciugarsi. Non siamo riusciti a portare avanti tutte le semine e i trapianti nei tempi previsti – precisa -. E’ il caso della barbabietola da zucchero e da seme, ci saranno conseguenze sulla produttività. La troppa acqua ha innalzato la falda, rendendo ancora più difficile la lavorazione dei campi. In alcune zone si rischiano fenomeni di asfissia radicale delle piante”.
Per ovviare a parte di questi problemi, molte aziende stanno sperimentando l’uso di droni per le concimazioni, poiché i terreni sono troppo bagnati per essere lavorati con i macchinari tradizionali. “I droni permettono di distribuire concimi anche in campi impraticabili, contribuendo a ridurre i danni e garantendo continuità al lavoro agricolo”, spiega Dal Monte.
Barbara Fichera
(Foto Condifesa Ravenna)