Le indagini svolte dall’Ispettorato del Lavoro di Ravenna e dai militari della Guardia di Finanza della Compagnia di Faenza hanno portato a indagare una cooperativa del territorio, operante prevalentemente nel settore del facchinaggio e dell’edilizia, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, falso documentale, finti appalti d’opera e violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Coinvolte anche decine di imprese operanti nel territorio faentino e ravennate

Un sistema illecito per frodare la legge

Grazie alla costituzione di una cooperativa, priva dei necessari requisiti mutualistici, che presentava false richieste di assunzioni di cittadini extracomunitari per consentirne l’ingresso illegale in Italia:in particolare è stato accertata una “compravendita” (con somma in contanti) per un permesso di soggiorno valido in Italia. Il referente della cooperativa preparava infatti la documentazione per il rilascio del permesso di soggiorno e agevolava il contatto, tra il cittadino extracomunitario e un datore di lavoro connivente, che simulava poi un rapporto di lavoro destinato unicamente al rilascio del permesso di soggiorno o al rinnovo dello stesso.  Il meccanismo era ben collaudato e caratterizzato da una sistematica opera di procacciamento di cittadini provenienti da paesi extra UE. Gli indagati, al fine di favorire ulteriormente l’ingresso illegale e il soggiorno in Italia, simulavano anche tirocini di orientamento e formazione dei cittadini extra-comunitari, risultati poi essere privi dei requisiti di legge.

Dalle indagini è emerso, che la cooperativa, priva di ogni organizzazione d’impresa, fungeva da vero e proprio contenitore di manodopera che veniva ‘fintamente’ somministrata a numerose imprese, attraverso falsi contratti d’appalto. In merito sono state accertate oltre 20 posizioni lavorative, oggetto dell’attività di somministrazione fraudolenta, mediante la stipula dei contratti d’appalto d’opera con decine di imprese operanti nel territorio faentino e ravennate. In relazione a tali rapporti economici sono state rilevate fatture inesistenti per un ammontare complessivo pari ad oltre 200.000 euro, con la segnalazione agli Uffici competenti di imposte dovute per circa 50.000,00 euro. Molti lavoratori venivano somministrati alle imprese utilizzatrici, con mansioni diverse rispetto a quelle che figuravano nei contratti di lavoro che il titolare della cooperativa predisponeva.

Mancanza di norme di sicurezza e di formazione su lavoro

Il sistema così attuato, consentiva ai fruitori un consistente abbattimento del costo del lavoro, oltre ad una rilevante riduzione degli oneri obbligatori in materia di salute e sicurezza sul lavoro. In alcune circostanze, i lavoratori venivano occupati per prestazioni lavorative ad alto rischio, in assenza delle visite mediche per l’idoneità al lavoro e senza alcuna formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Al termine delle operazioni ispettive, i trasgressori sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria e sono state contestate anche sanzioni per euro 53.000 complessivi.