“È da oltre un anno che chiediamo semplificazione”. Questo il grido d’allarme dell’Ordine degli Architetti di Ravenna portavoce del disagio dei tecnici coinvolti nella presentazione delle perizie per i risarcimenti dei danni nei territori colpiti dall’alluvione avviata nel novembre 2023.

Poche domande. Ecco le ragioni

“Già nel febbraio 2024 il Comune di Ravenna segnalava la necessità di una revisione delle procedure di invio dei documenti – si legge nella nota dell’Ordine degli architetti -. Di alcuni giorni fa l’ennesimo confronto, tra i tecnici, la Regione e il nuovo commissario Curcio. La struttura commissariale si dichiara preoccupata delle poche domande di risarcimento ad oggi pervenute (qualche migliaio a fine gennaio, quando la stima è di oltre 70mila, tra imprese e cittadini, secondo la stessa struttura) e si è impegnata a comprenderne le ragioni per proporre soluzioni”.

I tecnici invece temono fortemente che il numero delle persone che vedranno un risarcimento sarà residuale, e parlano di “concreti ostacoli impediscono che le domande vadano a buon fine”.

“Non riusciamo a completare le domande a causa della macchinosità del portale Sfinge”

“Siamo seppelliti dalla burocrazia e non riusciamo a completare le domande di rimborso a causa della macchinosità del portale Sfinge in dotazione alla Regione, della costante richiesta di integrazioni documentali quando non previsto dalle varie ordinanze e dall’atteggiamento non collaborativo di chi supervisiona. La rendicontazione è di gran lunga la fase peggiore” sostiene Rita Rava, presidente dell’Ordine degli architetti Ppc di Ravenna, che riceve continue manifestazioni di disagio dai suoi iscritti.

“Invitalia ha la facoltà di pretendere integrazioni a non finire”

Il problema, scrivono gli architetti, è costituito dalla contraddittorietà delle ordinanze, complicate, spesso inapplicabili ed eccessivamente selettive, dall’impossibilità di vedere concluso l’iter di invio delle perizie mediante il portale Sfinge, perché immancabilmente i tecnici si vedono richiedere nuovi documenti, non previsti inizialmente.

 “Spesso, inoltre, la documentazione necessaria è molto complicata se non impossibile da reperire, come per esempio la testimonianza fotografica dei danni all’epoca dei fatti, più di un anno e mezzo fa.

Oltre a questo, Invitalia, l’organismo che controlla la correttezza della documentazione per conto dello Stato, ha la facoltà di pretendere integrazioni a non finire e in un numero di copie mai preciso. Riporta, per esempio, un iscritto all’Ordine: “Non mi risulta che in ordinanza ci sia scritto che mi verrà richiesto di fornire 4 volte la carta d’identità, elencare 3 volte i danni subiti, caricare 4 volte le fatture pagate e così via con moltiplicatori da 3 a 6 di ogni documento o dato o informazione, il tutto da comunicare con modalità sempre diverse nella forma e con tempistiche che si dilatano all’infinito”.

“Urgente una semplificazione”

“Il sentore su tutti i fronti è che sia urgente una semplificazione dell’intera procedura – concludono dall’Ordine -.

Gli architetti e gli altri rappresentanti delle professioni tecniche hanno già fornito un corposo elenco di suggerimenti in tal senso nei molti incontri che sono stati organizzati con la struttura commissariale e sono a disposizione per ogni ulteriore sforzo di semplificazione e di comprensione delle difficoltà. Ora è necessario che ci sia la reale volontà di ascoltare e di offrire soluzioni“.