Anche per l’istituto Bucci di Faenza la nuova legge sui lavori socialmente utili per gli studenti sospesi non rappresenta una novità. La scuola, infatti, già da oltre un decennio collabora con associazioni del territorio per offrire agli studenti sospesi un’opportunità di crescita personale e civica. Ne abbiamo parlato con la dirigente scolastica Gabriella Gardini. «La normativa è nuova, ma non è una novità per noi. Già da anni il nostro istituto prevede attività di impegno sociale per gli studenti sospesi. All’inizio ci siamo organizzati contattando direttamente le cooperative sociali. Oggi, grazie alla convenzione mediata dal Comune, queste attività sono strutturate e obbligatorie per tutti i ragazzi sospesi per più di tre giorni».
La dirigente Gardini: “In questi anni abbiamo consolidato una rete con tante associazioni”
La dirigente sottolinea l’importanza della rete di associazioni locali con cui la scuola collabora: «Sul territorio faentino abbiamo una buona collaborazione con diverse realtà. Ad esempio, con la Caritas diocesana gli studenti possono affiancare i volontari nei corsi di alfabetizzazione per stranieri. Altri si dedicano alla pulizia del verde e degli spazi pubblici. Cerchiamo sempre di valutare le attitudini di ogni ragazzo e di trovare un’attività adeguata». Ma queste esperienze hanno un impatto reale sugli studenti? «Non esiste una bacchetta magica per aiutare gli studenti a crescere sotto questi aspetti – spiega Gardini -. I lavori socialmente utili non risolvono tutto, ma sì, possono avere un effetto positivo. Permettono ai ragazzi di entrare in contatto con realtà che altrimenti non conoscerebbero, li aiutano a riflettere sul rispetto reciproco, sulla diversità e sulla convivenza civile. Non si tratta solo di una punizione, ma di un’occasione di crescita».
“Le sospensioni sono in aumento e questo ci deve far riflettere e trovare nuove soluzioni”
Il problema delle sospensioni, però, sembra essere in aumento. «Negli ultimi anni i casi sono aumentati notevolmente. Dieci anni fa erano episodi rari, oggi per noi sono più di una ventina all’anno, e alcuni ragazzi tendono a reiterare i comportamenti scorretti. Il fenomeno è legato a un cambiamento sociale più ampio: vediamo un calo generale del rispetto delle regole, non solo a scuola, ma anche nelle strade, nei luoghi pubblici». Le motivazioni che portano alla sospensione riguardano per lo più mancanze di rispetto verso i compagni o i docenti, prese in giro, comportamenti inadeguati. «Spesso si tratta di episodi di immaturità, tipici soprattutto dei primi anni di scuola superiore, quando i ragazzi cercano di ridefinire il loro ruolo nel gruppo in un nuovo contesto».
L’istituto Bucci continua quindi a puntare su un modello di scuola che non si limiti alla repressione, ma che investa nell’educazione e nella responsabilizzazione. «Questi percorsi – conclude Gardini – servono a far comprendere che il rispetto delle regole non è un’imposizione, ma un valore che aiuta a stare meglio con se stessi e con gli altri».
Samuele Marchi