Il 31 ottobre scorso sono entrate in vigore le modifiche al voto in condotta introdotte dalla legge 150, che ridefinisce la valutazione del comportamento degli studenti e prevede percorsi di cittadinanza attiva per i sospesi. Con Martina Laghi, assessora alla Scuola, ci approfondiamo come Faenza abbia anticipato le indicazioni del ministro di qualche anno, attraverso buone pratiche consolidate e una rete efficace con le associazioni del territorio.

Intervista a Martina Laghi, assessora all’Istruzione: “Se un ragazzo sbaglia, vogliamo offrirgli un’occasione per riflettere e migliorare. La sospensione non è solo una sanzione, ma un’opportunità di riscatto e crescita personale”

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Assessora Laghi, a Faenza il lavoro sociale per gli studenti sospesi non è una novità.

L’idea è nata qualche anno fa, su iniziativa delle scuole superiori del territorio, che sentivano l’esigenza di affiancare alla sospensione tradizionale un percorso educativo. Nel 2022 abbiamo deciso di rilanciare e ampliare il protocollo, aggiornandolo e confermandolo fino al 2026. Hanno aderito tutte e cinque le scuole superiori del territorio della Romagna faentina.

Quanti ragazzi avete accolto?

Circa un centinaio in due anni.

Quali obiettivi vi siete dati?

Promuovere una riflessione profonda da parte degli studenti sui comportamenti che hanno portato alla sospensione e offrire un’occasione concreta di riscatto e crescita personale. Non è una punizione, ma un’opportunità educativa che permette ai ragazzi di vedere il valore del proprio contributo.

Quanti partner avete coinvolto?

A oggi c’è una rete diversificata di undici tra associazioni e cooperative, tra cui Ceff, Caritas, Pi Greco, Educare insieme, Sacra Famiglia, Incammino, e altre. Recentemente, si sono aggiunti Croce Rossa, Pubblica Assistenza, Guardie Ecologiche Volontarie e Il Mondo che Vorrei. Ogni ente propone attività diverse, per adattarsi alle diverse inclinazioni e esigenze.

Come vengono assegnate le attività?

Quando uno studente viene sospeso, la scuola si mette in contatto con l’ente più adatto, utilizzando un elenco di schede che descrivono le attività disponibili, i referenti e le fasce orarie. Ogni percorso viene personalizzato sulla base della durata della sospensione e delle caratteristiche del ragazzo. Il Comune agisce come facilitatore e coordinatore. Mettiamo in contatto le scuole con le associazioni, ampliamo la rete degli enti coinvolti e monitoriamo il buon funzionamento del protocollo. Non interferiamo nella gestione delle sanzioni disciplinari, che rimane una competenza esclusiva delle scuole.

Ci sono storie virtuose?

Una dirigente scolastica mi ha raccontato di uno studente sospeso per 15 giorni che, dopo aver partecipato a un’attività di volontariato, è tornato a scuola profondamente cambiato. A fine anno, ha ricevuto 10 in condotta. In altri casi, i ragazzi hanno scoperto di avere abilità o interessi che non immaginavano, migliorando l’autostima e il rapporto con gli altri.

Un bel messaggio di inclusione.

La scuola e la comunità non abbandonano nessuno. Se un ragazzo sbaglia, vogliamo offrirgli un’occasione per riflettere e migliorare. La sospensione non è solo una sanzione, ma un’opportunità di riscatto e crescita personale.

A cosa state lavorando?

Cerchiamo di ampliare la rete degli enti coinvolti, includendo nuove realtà come associazioni ambientaliste e culturali. Vogliamo anche rafforzare il monitoraggio degli effetti che queste esperienze hanno sui ragazzi, per capire come migliorare il modello. Alla fine del protocollo, nel 2026, faremo un bilancio completo per valutare modifiche o aggiornamenti.

Barbara Fichera