Power Crop è sorto da anni al posto dell’ex zuccherificio e produce energia da fonti rinnovabili a Russi. Dopo un confronto intenso, a volte aspro, andato in scena per lungo tempo negli anni di inizio secolo, pro e contro l’impianto, scomparse le aziende che illustrarono il progetto (Maccaferri Bologna e Falck Milano), nel 2013 nella compagine sociale hanno fatto ingresso due nuovi soci, Agri Holding Fondo Europa Investimenti ed Enel Green Power. Le quote sono state ripartite a metà e nel 2018 l’impianto è stato costruito ed è poi ha preso il via. La sua gestione è condotta in parallelo con quella di un secondo impianto realizzato in Sardegna, a Macchiareddu, nel cagliaritano, con la medesima gestione. I toni delle polemiche russiane si sono nel frattempo decisamente abbassati. Esiste un Osservatorio insediatosi per il controllo dell’impatto ambientale, ma i dati di emissione dell’impianto sono leggibili anche online in tempo reale da cittadini e organismi preposti ai controlli di legge. Qualche nostro lettore ci ha evidenziato di aver notato periodici momenti di stop alla fase produttiva, quasi che l’azienda, costretta a una fase di insediamento lunga anni e fuori da ogni logica del fare impresa, avesse ora interesse a produrre “a sentimento”. Per questo facciamo il punto sull’impianto russiano con il direttore operativo, l’ingegner Giuseppe Fumarola, originario della Puglia, in quota Enel.

Intervista a Giuseppe Fumarola di Enel Green Power

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Ingegner Fumarola, come va la produzione energetica del Polo russiano?

Bene. Lo scorso anno abbiamo aggiornato gli accordi con Regione e Comune, dandone informazione al Consiglio comunale.

In pratica?

Ora siamo autorizzati ad acquisire combustibile, il cippato di legno, fino a 150 km di distanza dall’impianto, superando i 70 km previsti inizialmente. Nei dintorni, infatti, la propensione agricola a produrre per il settore alimentare è prevalente, quindi il perimetro di accaparramento andava allargato. Ora la produzione è meglio garantita.

Siete in linea con la produzione preventivata?

Cerchiamo di fare meglio. Il punto è che oggi dobbiamo produrre tutta l’energia possibile perché si alzi la quota di quanto si può ricavare da fonti rinnovabili. Sotto questo profilo, dallo scorso anno è avvenuto anche un cambio di incentivazioni. A piena potenza, mettiamo quasi sempre in rete l’energia prodotta.

Accanto alla combustione di Biomasse, fin dagli inizi, avete installato pannelli solari. Ed era prevista anche la lavorazione di liquami di fonte suinicola per produrre bio gas.

Tutte le energie verdi sono incentivate. Operiamo con tutte e tre queste modalità, ma quella alimentata a cippato di legno è di gran lunga la fonte di maggior produzione. Nelle discussioni iniziali, c’era preoccupazione che le tecnologie fossero già vecchie allora. L’impianto funziona bene. Semmai, nelle diverse soste di controllo e manutenzione, ci preoccupiamo dell’ottimizzazione del funzionamento e dello sviluppo dell’impianto. Cerchiamo anche di prestare molta attenzione nel garantire la sicurezza e nell’attenuare le esalazioni olfattive. Con il Politecnico di Milano, ad esempio, è in corso uno studio volto a migliorare lo stoccaggio delle biomasse. Quindi a fornirci indicazioni proprio per contenere e ridurre eventuali esalazioni.

Lei gestisce gli impianti di Russi e Macchiareddu. In Romagna quanti sono i dipendenti?

Una quarantina le persone direttamente a libro paga. Ma c’è un’altra ventina di persone, con ditte diverse, che ogni giorno lavora qui. Poi sono un centinaio quelle che, nel corso dell’anno, sono coinvolti in determinati periodi. Non dimentichiamo la quarantina di autotrasportatori che porta cippato. E l’indotto creatosi nel mondo agricolo.

Come valutate la vostra relazione con il territorio?

Rapporti ottimi e cordiali, cominciando dalla sindaca.


Giulio Donati