La solidarietà non è un concetto astratto: si concretizza ogni giorno negli abbracci, negli aiuti pratici e nella speranza che continua a farsi strada nel cuore di chi ne ha più bisogno. Rita Rava, docente in pensione, da oltre cinque anni dedica il suo tempo e il suo cuore al volontariato presso il Centro aiuto alla vita (Cav) di Faenza. Il suo impegno ha preso avvio grazie all’invito di un’amica della parrocchia di San Francesco. «Conoscevo già questa realtà – racconta – avendo collaborato alla vendita di primule a sostegno dell’associazione per la Giornata per la vita». Da allora, ogni settimana, Rita offre il suo contributo per sostenere mamme e famiglie in difficoltà, donando non solo aiuti materiali ma, soprattutto, vicinanza umana.

Senza pregiudizi di fronte a situazioni di fragilità: aiuto materiale e relazioni

Il Cav si rivolge a tutte le famiglie che si trovano ad affrontare una gravidanza in un contesto di fragilità economica e sociale. Il supporto va ben oltre la semplice distribuzione di beni di prima necessità come vestiti, scarpe, pannolini, latte e omogeneizzati. «Ciò di cui queste persone hanno bisogno – racconta Rita – non è solo un aiuto concreto, ma qualcuno che le accolga senza pregiudizi e che le ascolti». Un aspetto fondamentale dell’attività del Cav è la rete di solidarietà che crea, grazie alla collaborazione con i Servizi sociali del Comune e la Caritas diocesana.

“La Provvidenza esiste, e la vediamo ogni giorno farsi concreta nel nostro servizio”

Per ogni mamma che si rivolge al centro per ricevere un aiuto, c’è sempre qualcuno pronto a donare. Questo circolo virtuoso di generosità, come racconta Rita, permette di portare conforto anche quando si è più in criticità: «Se ci troviamo senza omogeneizzati o senza giubbotti per i bambini, nel giro di poco tempo arriva qualcuno che ce li porta. La Provvidenza esiste e la vediamo ogni giorno nel nostro servizio». Le difficoltà che le mamme affrontano sono molteplici: oltre alla precarietà economica, c’è spesso la solitudine. Il 90% delle donne che si rivolgono al Cav sono straniere, e la barriera linguistica rappresenta un ostacolo enorme per la loro integrazione. Non conoscere l’italiano rende difficile l’accesso ai servizi, la comprensione delle pratiche burocratiche e, più in generale, l’inserimento nella società. «Viviamo in un mondo sempre più digitalizzato, ma molte di queste mamme non sanno nemmeno come compilare un modulo online», spiega Rita.

“Ricordo una ragazza rimasta incinta durante le superiori. Ha affrontato la maternità con coraggio e oggi va all’università costruendo un futuro per sé e sua figlia”

Il sostegno del Cav non è a spot, ma accompagna le famiglie fino a quando i bambini raggiungono i dieci anni, garantendo aiuti anche per la scuola, come libri, cancelleria e zaini. Tra i progetti seguiti c’è anche “Mimosa”, iniziativa che prevede l’erogazione di buoni spesa per le mamme più bisognose. Il servizio va oltre il semplice aiuto materiale: è un percorso di accompagnamento che spesso si trasforma in un legame di amicizia. «Ricordo una ragazza di Faenza rimasta incinta durante le superiori – racconta Rita -. Era sola, senza il sostegno del padre della bambina che si defilò. La nonna ha allertato il Cav e, grazie a un supporto familiare ritrovato e all’aiuto dell’associazione, questa giovane mamma è riuscita a finire gli studi e ora frequenta l’università. Ha affrontato la maternità con coraggio e oggi sta costruendo un futuro per sé e per sua figlia».

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Volontarie Cav durante la vendita delle primule a Faenza alla Giornata per la vita

Uno degli aspetti più difficili del servizio è la gestione delle emozioni: «A volte arrivano persone arrabbiate, frustrate, con richieste a cui non possiamo sempre rispondere. La loro rabbia nasce dal sentirsi dimenticate, escluse. Ma poi ci sono tante manifestazioni di gratitudine e di speranza, che danno senso a tutto quello che facciamo». Rita crede nel valore del volontariato. «Ho ricevuto molto nella vita e voglio restituire almeno una parte del bene che ho avuto. Aiutare la vita significa generare speranza, costruire un mondo migliore, un piccolo gesto alla volta». Per questo è importante portare questa testimonianza anche nelle scuole, confrontandosi con i giovani. «C’è molta più sensibilità verso questi temi da parte delle ragazze, ma sarebbero da coinvolgere di più anche i ragazzi, che vedono questi argomenti ancora troppo distanti. Portare i giovani a contatto con storie concrete li aiuta molto a riflettere».

Il Cav di Faenza conta attualmente una quindicina di volontarie attive. E l’anno scorso hanno dato il loro contributo al servizio anche alcuni scout. Tuttavia, c’è sempre bisogno di forze nuove, di persone disposte a donare un po’ del loro tempo per sostenere chi si trova in difficoltà. Chiunque desideri offrire un contributo, anche piccolo, può fare la differenza. Perché nessun aiuto è mai troppo poco quando si tratta di accogliere la vita e custodirne la dignità. Il futuro di molte mamme e bambini passa anche attraverso gesti semplici, ma ricchi di significato.

Samuele Marchi

Nella foto di copertina, Rita è in basso a sinistra