Ravenna, “terra di missione”, è vero. “Ma quante porte ho visto aprirsi, quanti cuori spalancarsi. Ho visto il lavoro prezioso dei sacerdoti”. Così l’arcivescovo emerito, monsignor Giuseppe Verucchi ha descritto la sua esperienza a Ravenna nel testamento spirituale che è stato letto dall’arcivescovo Lorenzo, poco fa, in Cattedrale in occasione delle esequie. Una sintesi dei valori sui quali ha basato il suo episcopato, assieme al grazie a chi gli ha voluto bene e alle richieste di scuse per i peccati, i limiti e le occasioni nelle quali può essere stato fonte di sofferenze. Con una promessa: “Dal cielo dirò una parolina per voi”.

Di seguito pubblichiamo il testo integrale del testamento spirituale di monsignor Giuseppe Verucchi

Il “grazie” di monsignor Verucchi

Ringrazio il Signore per l’amore che mi ha donato chiamandomi all’esistenza, alla fede, al sacerdozio e al ministero episcopale: dono, impegno e responsabilità. Ringrazio quanti mi hanno amato, sostenuto e sopportato. So che tante persone hanno pregato per me: le ringrazio di cuore. Dal Cielo spero di poter dire una “parolina” al Signore e a Maria per tutti e per ciascuno.

Sono particolarmente riconoscente ai miei familiari, alle persone (tante) che ho conosciuto nella Diocesi di Modena come viceparroco, parroco e Vicario Generale, alle persone incontrate a Ravenna, ai confratelli sacerdoti, ai fratelli e sorelle nella fede. Spero di rivedervi tutti in Paradiso, ultimamente, come vescovo, ho allargato la comunione fraterna con tanti ‘vescovi’: un’esperienza veramente bella.

Il perdono per i peccati

Chiedo perdono. Con tutto il cuore e con sincerità. Perdono per i miei peccati, i limiti, ciò che potevo fare e non ho fatto, per sofferenze causate volontariamente o involontariamente. Dono di cuore il perdono, a quanti mi hanno fatto soffrire. Ho offerto tutto al Padre, nella preghiera e nella Santa Messa, insieme all’offerta di Cristo.

“Mettermi nelle sue mani: non sempre ci sono riuscito ma la strada era bellissima”

Desidero sottolineare alcuni valori che, per me, sono stati determinanti in tutta la vita

  • Vivere una vita di intima unione con Cristo. Mettermi nelle sue mani. A sua totale disposizione. Non sempre ci sono riuscito. Ma la strada era bellissima.
  • Una devozione a Maria: tenera e forte. Lasciarmi guidare da Lei a dire: “Eccomi” al Signore.
  • Ho sempre considerato l’amore e la Comunione fraterna come il centro della vita cristiana. Ho cercato di accogliere questi doni come grazie, dal Signore; mi sono sforzato di viverli… con tante difficoltà… molti mi hanno voluto bene! Dio solo sa quanti! Come farò a ricompensarli? Ci proverò quando sarò lassù.

La carità pastorale: il “dono che non ci permette di stare seduti”

Credo di aver anche insistito su questi “valori”, nella predicazione… affidando al Signore il compito di fare crescere il seme gettato.

  • La “carità pastorale” nel cuore sacerdotale e poi episcopale. É questo dono che il Signore ci mette dentro che:
  • Non ci permette di stare “seduti” ad aspettare.
  • Ci sprona a studiare, a riflettere e a pregare per le persone, le comunità religiose, i sacerdoti, tutta la Chiesa.
  • Ci stimola ad andare, ad annunciare la Parola in ogni modo e ovunque sia possibile.
  • Ci sostiene nel realizzare le iniziative pastorali.
  • Ci dona fantasia per pensare attività pastorali nuove e adatte ai tempi.

Ravenna, “terra di missione”. “Quante porte ho visto aprirsi”

Ora sono a Ravenna. Ne ringrazio il Signore. Terra di missione. Situazioni difficili. Poche persone a Messa. Ma debbo dire che mi sono trovato bene. Ho avvertito accoglienza e stima. Quante porte ho visto aprirsi, quanti cuori spalancarsi. Quanti ambienti, dove era impensabile entrare, hanno chiesto la presenza del vescovo. Ho visto il lavoro prezioso dei sacerdoti; anche in condizioni non favorevoli. Quante volte mi è venuto in mente, partendo dalle parrocchie: “A questi sacerdoti bisognerebbe fare un monumento”.

Ho sentito l’amore fraterno dei sacerdoti, delle persone consacrate, di tanti laici cristiani e la stima anche di non praticanti. Devo proprio dire grazie e chiedere perdono per il poco bene fatto. Se vi ricordate di dire una preghiera vi ringrazio. Io vi ricorderò da lassù.