Per la Giornata per la vita, abbiamo raccolto tramite il Cav di Faenza la testimonianza di S. e J., genitori di tre figli per raccontare come li hanno accolti nella loro vita. «Abbiamo avuto il nostro primo figlio rispettivamente a 27e a 33 anni – racconta la mamma -. Eravamo felici e allo stesso tempo un po’ impauriti perché inesperti, ma giorno dopo giorno il compito di crescere il nostro bimbo ci è venuto sempre più naturale.

A tre anni la diagnosi di autismo

Al suo terzo compleanno però la nostra vita è cambiata perché al nostro bambino è stato diagnosticato l‘autismo e abbiamo dovuto ricominciare da capo la vita con lui: conoscere i suoi nuovi comportamenti, il modo per capirlo e per relazionarci con lui».
Nel frattempo S. ha appreso di essere di nuovo incinta e i genitori sono stati presi da una grande paura e ansia che l’autismo potesse presentarsi anche al secondo figlio.

La nascita del secondo figlio

«La pediatra ci fu molto vicina – racconta S. – e ci spiegò che la nascita di un fratellino poteva portare benefici al primo. La gravidanza durò solo sei mesi, ma con fatica e coraggio il nostro secondo figlio affrontò la vita combattendo come un guerriero. Purtroppo dopo pochi mesi dal parto io e il bimbo tornammo in ospedale, lui per una bronchiolite e io per un intervento alla cistifellea, durante il quale si scoprì una pancreatite in corso. Ebbi anche una crisi cardiorespiratoria e il mio cuore cessò di battere. Il medico comunicò ai miei familiari che non ce l’avevo fatta, ma all’improvviso il mio cuore si rianima… ce l’avevo fatta ed ero ancora lì a combattere per me e la mia famiglia».
Dopo 31 giorni in ospedale S. è ritornata a casa a riabbracciare i bambini e il marito, sapendo però che un polmone era rimasto danneggiato e le possibilità di portare a termine altre gravidanze erano scarse. Infatti nel 2016 la coppia ha perso un bimbo a sole due settimane di gestazione e nel 2017 un altro maschio se ne andò al terzo mese. «Nonostante queste perdite ci siamo sempre aggrappati ai nostri due bambini, ai loro sorrisi e ai traguardi da loro raggiunti», commenta la mamma.

L’incontro con Cav e Ucipem

Nel 2024 S. scoprì di essere incinta «ma per me e mio marito non fu una bella notizia – ricorda -. Eravamo terrorizzati per ciò che ci era successo in precedenza: l‘autismo, gli aborti spontanei, i miei problemi di salute… e solo con il suo stipendio come avremmo fatto ad affrontare tutto? Quella nuova vita ci sembrava tanto difficile da accogliere al punto di pensare a rinunciarvi. Pochi giorni dopo incontrai l’ex pediatra dei miei figli che mi parlò del Centro di aiuto alla vita». Da qui, l’incontro con due volontarie Cav e una del Consultorio Ucipem. «Ascoltarono senza giudizio la nostra storia. Accolsero le nostre paure e parlare con loro ci fece capire che non eravamo soli e che potevamo contare sul loro aiuto se, in tutta libertà, avessimo deciso di portare avanti la gravidanza. Così decidemmo di provarci e nonostante diversi problemi di gestazione fra cui il diabete, la nostra creatura è riuscita a sopravvivere. All’età di 41 anni ero di nuovo mamma di una bellissima bambina in salute. Ora lei e i suoi due fratelli ci regalano tante emozioni – conclude S. – e io e mio marito ringraziamo il Cav e l’Ucipem per averci sostenuto e supportato: senza il loro aiuto io e mio marito non ce l’avremmo mai fatta ad accettare questa nuova vita. Ora, nonostante le fatiche quotidiane e le difficoltà economiche, siamo grati alla vita di avere i nostri tre figli. Con loro siamo felici e completi, li amiamo più di noi stessi».