Un gioco sempre più pericoloso e alla portata di tutti. I dati, in questo senso, sono impietosi. Il volume del gioco d’azzardo in Emilia-Romagna ha raggiunto cifre record. Ma oltre ai numeri, a preoccupare sono gli effetti sociali ed educativi di questa diffusione sempre più capillare del gioco. Ne abbiamo parlato con Fethi Atakol, della Comunità Papa Giovanni XXIII, esperto in prevenzione e dipendenze, che da anni lavora nelle scuole della Romagna per sensibilizzare i giovani su questi rischi.
Intervista a Fethi Atakol, della Comunità Papa Giovanni XXIII
Atakol, cosa ci dicono gli ultimi dati sul fenomeno del gioco d’azzardo in regione?
Il gioco d’azzardo è in crescita, in tutte le sue forme, da quello online alle scommesse sportive, fino alle slot machine. Ciò che preoccupa è che l’età di avvicinamento si sta abbassando sempre di più. Anche nelle scuole medie, e perfino nelle elementari, c’è una familiarità sorprendente con il gioco d’azzardo. Quando chiediamo ai ragazzi se abbiano mai grattato un Gratta e vinci, molti rispondono di sì. E spesso è stato un regalo di un genitore o di un nonno, che inconsapevolmente normalizza questa abitudine, che a tutti gli effetti è gioco d’azzardo. Molti adulti non vedono il Gratta e vinci come un vero gioco d’azzardo. C’è una bassa percezione sociale del rischio. E subentra, da parte dei più anziani, anche un fattore di superstizione nel fare grattare a una mano più giovane e fortunata. Ma quando un bambino impara che si possono guadagnare soldi con un colpo di fortuna, interiorizza un modello pericoloso.
Oltre a questa normalizzazione, da cosa vengono attratti i giovani nell’avvicinarsi al gioco d’azzardo?
Un tema rilevante è il mondo delle scommesse sportive, che attraggono molti giovani con la falsa percezione di poter controllare l’esito delle giocate grazie alla loro competenza sugli sport. Mentre il Gratta e vinci o le slot sono giochi di pura fortuna, le scommesse danno l’illusione che l’abilità personale possa influenzare il risultato. Questo porta molti ragazzi a sottovalutare il rischio e a entrare in un circolo vizioso. Le dinamiche del gioco d’azzardo si insinuano anche nei videogiochi. Le loot-box, le lotterie digitali presenti in molti giochi, sono molto simili al meccanismo del gioco d’azzardo, eppure sono accessibili ai minori. Senza rendersene conto, tanti ragazzi sviluppano una predisposizione al rischio e all’azzardo fin dalla giovane età.
Come mai non si riesce a controllare la dipendenza dal gioco d’azzardo?
Alcune attività che proponiamo alle classi sono illuminanti in questo senso. Utilizziamo il semplice gioco della ‘testa o croce’ per spiegare il calcolo delle probabilità. Quello che emerge è impressionante: molti ragazzi, anche delle superiori, finiscono per credere in schemi inesistenti, cadendo nel cosiddetto ‘pensiero magico’. Questo è lo stesso errore cognitivo che spinge le persone a giocare d’azzardo: l’illusione di poter controllare la sorte. E questo si unisce a un contesto di adrenalina crescente. Su questi aspetti fanno leva le strategie di marketing delle multinazionali che gestiscono il settore. Il gioco online, per i giovani, è pervasivo per natura.
In che senso?
Tramite il proprio smartphone, un giovane può giocare online h24 dalla propria camera, e questo favorisce il rischio di dipendenza. E sebbene il gioco sia vietato ai minori, è molto facile superare questo ostacolo attraverso semplici autocertificazioni. Attraverso strategie di marketing molto raffinate, è facile cadere in questa spirale: la mancanza della percezione dello scorrere del tempo, la dematerializzazione dei soldi giocati, le “quasi vincite” che ti spingono a riprovarci.
Che effetto porta tutto questo?
Gravi. Non solo dal punto di vista economico, ma anche relazionale. Senza porre il focus solo sui giovani, la famiglia o la coppia sono i primi aspetti che vanno in crisi e sfociano in separazioni se non episodi di violenza. Dal punto di vista lavorativo, non solo si rischia di perdere il lavoro, ma subentra anche il fenomeno opposto: si lavora di più per avere più soldi da giocare. E alla fine arriva l’indebitamento. Per quanto riguarda i giovani, c’è una storia emblematica che mi piacerebbe raccontare.
Ci dica.
Un giovane ex giocatore, che oggi ha una trentina d’anni, ha condiviso la sua esperienza nelle scuole. Era un ragazzo brillante, dopo il liceo si era iscritto alla Facoltà di Matematica. La sua è una storia emblematica perché, anche per i suoi studi, conosceva perfettamente le probabilità di perdita, eppure l’adrenalina del gioco era più forte della sua razionalità. Tutto è partito con i festeggiamenti per i 18 anni in una sala Bingo. Da quel giorno ha iniziato a giocare senza freni. Ha dilapidato un’eredità di centinaia di migliaia di euro prima di chiedere aiuto.
Come si esce dalla dipendenza da gioco?
Non da soli. Anche perché la facilità di accesso al gioco d’azzardo online lo rendono, sotto questo aspetto, più problematico di altre dipendenze. I percorsi di recupero sono complessi, ma esistono strutture, gruppi di auto-aiuto e servizi pubblici che offrono supporto. Spesso, i primi a chiedere aiuto sono i familiari, quando si rendono conto che il loro caro sta perdendo il controllo. Bisogna parlarne, chiedere aiuto senza vergogna. Ogni giorno in più passato a giocare è un giorno in meno per stare bene. Uscire dalla dipendenza è possibile, ma serve il coraggio di fare il primo passo.
Preoccupa l’apertura di una sala slot a Faenza in via Granarolo. Specie in un contesto come quello post-alluvione.
Nel momento in cui le persone sono più disperate, queste cercano riscatto nella fortuna. Si fa leva su quello. Il rischio è che sempre più persone si avvicinino al gioco patologico. Più l’offerta di gioco cresce, più aumentano i giocatori problematici. Non è vero che si può autoregolarsi. La ludopatia è una dipendenza subdola, che colpisce trasversalmente ogni fascia sociale, dal ricco al povero. Serve una regolamentazione più stringente e un impegno concreto per la prevenzione. Anche per questo, come Comunità Papa Giovanni, siamo impegnati nella campagna Mettiamoci in gioco in merito alla riforma nazionale del gioco fisico, che prevede una revisione delle distanze di sicurezza dai luoghi sensibili e il tentativo di evitare la riduzione delle sale scommesse.
Samuele Marchi