Sono ridotte al lumicino le possibilità di salvataggio per l’azienda Lega costruzioni apistiche di Faenza. L’ottimismo dei mesi scorsi, con due gruppi interessati a rilevare l’impresa, uno italo-turco e l’altro italo-argentino si è dissolto lo scorso 30 gennaio, quando l’asta indetta per consentire l’acquisizione di Lega è andata deserta. Un fulmine a ciel sereno per i dipendenti, che da 45 si sono nel frattempo ridotti a 16. “Entrambi i gruppi – spiega Luca Marangoni, responsabile del magazzino e dipendente Lega da oltre vent’anni – si erano presentati in azienda quasi da proprietari in pectore e, dopo mesi lavorati in un clima surreale con ordini che continuavano ad arrivare senza la possibilità di produrre a causa dei debiti verso i fornitori e la difficoltà a reperire materie prime, c’era la speranza di ripartire con una nuova proprietà solida.”
L’asta del 30 gennaio è andata deserta: i 2 gruppi interessati all’acquisizione si sono ritirati
“Purtroppo – aggiunge Rossella Ravaglioli, responsabile della logistica e dipendente Lega da 27 anni – l’asta si doveva tenere lo scorso novembre ma è slittata al 30 gennaio e questo ha comportato la perdita della stagione 2025. Il nostro settore è infatti fortemente soggetto a stagionalità e la maggior parte del fatturato si fa tra febbraio ed agosto. Questo slittamento dunque ha complicato la situazione, contribuendo sicuramente a far desistere i potenziali acquirenti.” Ora la strada per non disperdere una storia di quasi 90 anni, nel settore dell’apicoltura, è tutta in salita: serve infatti una proposta d’acquisto entro la fine di questa settimana, sulla base della quale il tribunale fallimentare potrebbe indire una seconda asta, attivando anche gli ammortizzatori sociali per i lavoratori. Diversamente, l’azienda andrebbe verso la liquidazione, con il licenziamento di tutti i dipendenti.
L’azienda fondata nel 1938 da Armando Lega
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A quel punto, a far gola alle imprese concorrenti sarebbe l’acquisizione del marchio Lega, celebre in tutto il mondo, per continuare però la produzione lontano da Faenza. “Armando Lega nel 1938 ha creato le basi per l’apicoltura moderna – racconta Ravaglioli – ed eravamo, fino a qualche anno fa, la Ferrari di questo settore, un’azienda nota in tutto il mondo e leader in Europa.” Poi sono arrivate le difficoltà, con l’ultimo bilancio chiuso in utile che risale al 2017.“I cambiamenti climatici che stanno incidendo sul numero e comportamento delle api, l’aumento dei costi delle materie prime, la concorrenza estera, Cina in primis e alcune scelte aziendali non fortunate ci hanno portato purtroppo a un passo dal fallimento.”
Tra le ipotesi fallite, anche quella di una cooperativa guidata dai dipendenti
I lavoratori però non si arrendono e stanno cercando, in una corsa contro il tempo, di salvare un’azienda che considerano come una famiglia. “Abbiamo valutato di costituire una cooperativa, composta da noi dipendenti, per salvare l’azienda ma i rischi sono troppo elevati, per molti di noi sarebbe un vero e proprio salto nel buio. Stiamo però continuando a ricercare potenziali acquirenti, per non disperdere un patrimonio che ha portato in alto il nome di Faenza nel mondo. Non vogliamo rassegnarci alla prospettiva di non poter lavorare più in un’azienda a cui abbiamo dedicato tanti anni della nostra vita.”
Ciò che amareggia maggiormente i lavoratori è però la sensazione che si sia fatto troppo poco per salvare l’azienda, da parte del tessuto produttivo locale e delle istituzioni. “Purtroppo – commenta Marangoni – non si sono fatte avanti aziende faentine o italiane e questo credo sia un brutto segnale per il territorio e il nostro Paese.” Solo a dicembre 2023 infatti si era registrato l’interesse di Acme 21, azienda con sede a Faenza ma anche quella trattativa è saltata ad aprile 2024. “Ciò che amareggia maggiormente – conclude Ravaglioli – è che in città avevamo un’eccellenza, anche se in un settore sicuramente di nicchia ma nessuno si è mosso per salvaguardarla. Anche dalle istituzioni, in questi mesi, purtroppo non abbiamo ricevuto supporto e vicinanza.” Quello che è certo è che la chiusura di Lega avrebbe ripercussioni importanti sul mondo degli apicoltori locali ma anche sul tessuto produttivo di una città che, dopo anni contrassegnati da pandemia ed alluvioni, sta faticosamente cercando di ripartire.
Samuele Bondi