Il 2025 è l’Anno Internazionale delle cooperative (IYC2025): a stabilirlo è stata l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che ha anche confermato lo slogan associato all’evento, coniato nel 2012 sempre in occasione della proclamazione dell’Anno Internazionale: “Le cooperative costruiscono un mondo migliore”.
La scelta di riproporre l’Anno Internazionale delle cooperative sostiene il presupposto che il modello cooperativo sia una soluzione interessante per promuovere l’Agenda 2030 e per creare un’economia sociale e sostenibile.
Potremmo definirli i numeri di un gigante silenzioso. Con 3 milioni di società operative nel mondo, il movimento cooperativo impiega 280 milioni di persone e coinvolge oltre 1 miliardo di soci (il 14% della popolazione globale). Le 300 maggiori cooperative, con un fatturato aggregato di 2.400 miliardi di dollari, superano il PIL di intere nazioni. In Italia, il settore contribuisce all’8% del PIL, mentre in Europa domina l’economia sociale, assorbendo 4,5 milioni di lavoratori. Di questi 1,3 milioni sono occupati dalla cooperazione italiana.
In un confronto a Bruxelles con 35 europarlamentari italiani, recentemente Confcooperative ha portato all’attenzione dell’agenda UE temi cruciali: dalla riforma della PAC (Politica Agricola Comune), con richieste di semplificazione burocratica e reciprocità degli standard. Così la revisione degli appalti pubblici che valgono il 14% del PIL europeo: serve premiare innovazione e qualità, non solo il ribasso. Sul welfare non mancano le proposte concrete: investire il 2,5% del PIL Ue in welfare per potenziare servizi socio-sanitari, con un ruolo chiave delle cooperative nella gestione dell’assistenza territoriale. L’Europa deve incentivare la formazione del personale sanitario.
Il sistema del Credito Cooperativo sostiene la competitività delle piccole e medie imprese e delle comunità locali, ma le normative europee non riconoscono appieno il ruolo sociale ed economico delle banche mutualistiche. È urgente semplificare le normative per ridurre il carico burocratico e riconoscere le Bcc per promuovere l’economia del territorio. Tra le priorità emerse, spicca il coinvolgimento di donne e giovani attraverso l’autoimprenditorialità cooperativa. Intanto, le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) emergono come modello innovativo per la transizione verde, combinando sostenibilità e mutualismo.
La crisi abitativa, infine, richiede un’azione corale, servono politiche integrate che riducano le disuguaglianze, con le cooperative in prima linea, puntando anche sulla cultura per rivitalizzare borghi e periferie.
Quale è la strada maestra indicata dal mondo della cooperazione? Unire sostenibilità ambientale, economica e sociale. Perché, come dimostrano i numeri, le cooperative non sono un’alternativa, ma un protagonista indispensabile del futuro globale.
Tiziano Conti