Più che coraggiosi, bisogna essere giornalisti”. Sono le parole del cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, intervenuto all’iniziativa “Dialogo con la città: meeting di carattere culturale e spirituale” dal titolo “Comunicare sostanza e pace”, moderato da Ferruccio De Bortoli, svoltosi oggi a Roma nella basilica di Santa Maria in Trastevere in occasione del Giubileo della comunicazione.

Rileggere il codice deontologico farebbe bene a tutti quanti i giornalisti. Certe volte guardo video che non sono notizie, non è informazione”.

Il presidente della Cei ha sottolineato l’importanza dell’informazione corretta e non fatta di verità decise da altri, impegnandosi a raccontare senza accontentarsi, cercando la speranza nell’umano.

“La brutalità è sempre sbagliata. Le cose si devono dire con rispetto. Mai andare al di sotto di un livello di attenzione e rispetto”.

Si è parlato anche di “politicamente corretto” nell’incontro a Roma, durante il quale il cardinale Zuppi ha elogiato la mitezza e l’educazione che non scadono mai, ma facendo attenzione a non dimenticare il valore della notizia.

“Non sono mai entrato nei social, però direi che se qualcuno li controlla, questo ci deve preoccupare, moltissimo, non molto”, ha dichiarato il presidente della Cei, stimolato a parlare di oligarchi e di algoritmo: “L’uso per propri fini ci deve preoccupare. Quando vero e falso diventano difficili da distinguere è grave”.

“Io penso che un europeo, istintivamente davanti a certe immagini che arrivano anche dall’Europa, dovrebbe irritarsi per l’umanesimo che viviamo”, le parole di Zuppi parlando delle immagini dei migranti espulsi in manette dagli Stati Uniti d’America, mentre sulla liberazione delle donne israeliane “La cosa importante è che sono state liberate, parlando, dialogando, incontrandosi. L’odio deve preoccuparci perché, oltre il muro, separa due popoli che devono imparare a vivere insieme”.

“È vero che ci abituiamo a tutto, dopo tante notizie uguali, il problema è che non ci possiamo abituare alla guerra di quelle proporzioni, sostanzialmente dentro l’Europa”, ha dichiarato il cardinale parlando di Ucraina, sottolineando l’assenza di un’Europa troppo ingolfata da burocrazia e poca politica, affannata ancora di più da mancanza di sovranità non concessa da Paesi facenti parte dell’Unione, dimostratasi fondamentale come nel caso della pandemia di Covid-19.

Manifestata preoccupazione per la messa in dubbio di tutto ciò che è sovranazionale e discrezione sulla Riforma della giustizia per la quale, come Chiesa, il cardinale ha ribadito che ognuno faccia il suo senza prevaricazioni.

“Tutti quanti, con consapevolezza e determinazione, dobbiamo affrontare il problema partendo dall’ascolto delle vittime”, le parole del presidente della Cei parlando di abusi, in riferimento al caso di Bolzano: “L’informazione da una parte ci ha fatto bene per maturare maggiore consapevolezza. Qualche volta il giustizialismo però è pericoloso. Dobbiamo fare sempre di più e sempre meglio, ne siamo consapevoli”.

L’ultimo argomento trattato è stato il fine vita: “La preoccupazione della Chiesa è difendere la vita. Alcune volte sembra che alla Chiesa piaccia la sofferenza: no, anche no! Però non dobbiamo toglierla, ma riscoprire la bellezza della vita attraverso l’accompagnamento”.

M.C.Sir