L’Annunziata dagli occhi azzurri è sempre stata una forza della natura. Non voleva dipendere da nessuno e viveva nella sua casa, da sola, con l’aiuto dei figli. Con il passare degli anni aveva cominciato ad accettare l’assistenza degli altri, ma la badante giorno e notte no, non la voleva. E non l’ha avuta. Ha deciso di andarsene prima. La pasta al forno la domenica però eccome se la voleva, e anche un pò di vino. Non ha mai perso l’appetito, la voglia di vivere, di conoscere, di raccontare.

La passione per il ciclismo

In una memorabile giornata di giugno, per il passaggio del tour de France, eravamo tutti in attesa davanti a casa sua, con grandi tavoli apparecchiati di giallo dai suoi figli e dalle loro famiglie. Lei era appassionata da sempre di ciclismo come suo marito pioniere delle ‘corse in bicicletta’. Mentre mangiava di gusto ha raccontato del suo favoloso viaggio di nozze in auto verso Parigi e Londra, cosa davvero originale in quegli anni, dell’anarchico Farini, grande uomo libero e intelligente che fu allontanato per le sue idee dall’insegnamento e ridotto in miseria, ma aiutato da chi lo stimava e gli voleva bene. «Ho una sua lettera!» diceva con orgoglio. Quando annunciarono l’arrivo dei ciclisti si fece portare, in un punto speciale, diverso da quello che avevano scelto gli altri. «Da qui sì che si vede bene – mi aveva detto con la faccia furba – dove sono gli altri non si vede niente. Da qui vedo la faccia dei corridori!» I corridori, parola che non ricordavamo più, come tante che lei sapeva.

I ricordi

L’ascoltavamo incantati dalla sua memoria, che non abbiamo più, dalla sua lucidità, dal suo orgoglio. Come quando parlava dei suoi figli e nipoti: li ammirava per come continuavano il cammino da lei stessa cominciato, basato sullo studio tenace, sulla valorizzazione delle proprie qualità, sulla fiducia che si possa continuamente migliorare e offrire agli altri il proprio patrimonio di sapere. Con pudore raccontava di come aveva fatto bella figura a Roma come insegnante e non stava mai ferma. Quanti chilometri di maglia e uncinetto avrà fatto? Tanto da fare il giro del mondo, anche se di viaggi non ne faceva più. Non c’è guerra, disgrazia, sciagura che abbiano frenato la sua volontà di camminare verso il bene, il sapere, la luce, senza mai dimenticare di aiutare chi è meno fortunato. E la guerra, come altri della sua straordinaria generazione, lei l’aveva attraversata, con coraggio, come fosse niente, ricordandola sempre però, parlandone con suo fratello Lino la domenica, dopo mangiato, quasi a scongiurare che tornasse. Ritrovavano la loro forza di ragazzi che riuscivano a trasformare in un gioco anche il rifugio. E si era anche ringiovanita, ascoltando le badanti che andavano e venivano qualche ora al giorno, ma solo dopo avere passato il suo esame. Hai bisogno di qualcosa Franca? Non la trovi? Basta guardare su internet. Ma cosa sai tu di internet mamma? Lo so, lo so. Lei che non si era mai tinta i capelli e si curava le unghie alla perfezione da sola e diceva: «ma lo sai che vanno a farsi le unghie dall’estetista? Ma lo sai che ci sono le unghie finte?» La ricordiamo tutti con la sua bicicletta volante, quel talismano di indipendenza e libertà che le permetteva di essere dove voleva, senza chiedere niente a nessuno, elegante, sempre a posto, perfetta, come piaceva a lei, per sé e per gli altri. Per una caduta, testimoniata dai vicini che l’aiutarono, le fu tolta, ma a noi è sempre sembrato di vederla correre ancora. Imperiosa, fino a pochi giorni fa dichiarava che voleva andarsene via dall’ospedale, tornare a casa sua, scendere da quel letto. Si calmava solo davanti ai medici e obbediva alla scienza, nella quale credeva. Ma voleva penna, parole crociate, occhiali! Essere attiva! Ha voluto disegnare il suo destino sempre. Chissà in che momento ha acconsentito ad abbandonare il suo corpo stanco, a lasciare chi amava per andare verso una nuova vita. Il passaggio è stato breve, senza dolore. Come desiderava lei, si è addormentata. La foto che vedete sul manifesto, l’ha scelta lei, molti anni fa, per essere certa di essere ricordata come voleva: sorridente, vestita di colori, piena di vita. La nostra piccola, grandissima Annunziata.


Elena Bucci