Lunedì 27 gennaio si sono tenute le commemorazioni ufficiali, in occasione della Giornata della Memoria.

Alle 10 il corteo con in testa il gonfalone della città, ha reso omaggio alla corona deposta al Tempietto della Memoria sul lungofiume dedicato ad Amalia Fleisher.

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A seguire ci si è trasferiti nel giardino del complesso di Santa Chiara dove sono state tenute le orazioni ufficiali.

Al termine il sindaco Massimo Isola si è soffermato con una classe alla pietra d’inciampo dedicata ad Amalia Fleisher, in via della Croce, nei pressi dell’ingresso del Convento Santa Chiara, dove ha soggiornato per diverso tempo prima di essere arrestata, nel 1943, a seguito dell’emanazioni del Regio Decreto del 1938, che conteneva i “provvedimenti per la difesa della razza italiana”. 

All’iniziativa hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni, delle forze dell’ordine, delle associazioni combattentistiche, partigiane e di volontariato e gli studenti dell’IC Carchidio-Strocchi che hanno cantato e suonato brani della cultura musicale ebraica e quelli dell’IC San Rocco. 

Le parole del sindaco Massimo Isola: “Un orrore simile non dovrà ripetersi mai più. Memoria sia un impegno collettivo”

“Oggi ci troviamo qui per celebrare la Giornata della Memoria, in un’occasione che riunisce autorità civili, militari, politiche, rappresentanti della comunità ebraica e studenti delle scuole. È una data cruciale nel nostro calendario, una di quelle giornate che non possono essere dimenticate. Come il 25 aprile e il 4 novembre, anche il 27 gennaio è un momento di riflessione fondamentale. Tuttavia, questa non è una giornata di festa, ma di dolore e di ricordo.

Ricordiamo oggi uno degli eventi più tragici della storia dell’umanità: l’Olocausto. La Shoah non è iniziata il 27 gennaio del 1945, quando i soldati dell’Armata Rossa liberarono Auschwitz, ma affonda le sue radici negli anni Venti e Trenta, con l’ascesa del fascismo in Italia e del nazismo in Germania. È stata una pagina buia nella storia dell’Europa, caratterizzata da vent’anni di dittature, violenze, oppressioni e dalla sistematica distruzione delle minoranze.

Il 27 gennaio 1945, in un giorno di nebbia e freddo, l’Armata Rossa aprì i cancelli di Auschwitz, rivelando al mondo l’orrore dei campi di concentramento. Quel giorno tolse il velo su una realtà di morte e sterminio che molti non avevano voluto o potuto vedere. La scoperta dei campi rappresentò uno sguardo sull’abisso della disumanità, un momento in cui il concetto stesso di civiltà venne messo in discussione.

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La Shoah fu il risultato di un progetto pianificato con fredda razionalità: lo sterminio di milioni di ebrei e di altre minoranze, tra cui testimoni di Geova, oppositori politici, omosessuali, disabili e militari italiani che, dopo l’8 settembre 1943, rifiutarono di collaborare con i nazisti. L’Italia fascista, insieme alla Germania nazista, ha avuto una responsabilità diretta in questa tragedia, contribuendo alla deportazione e alla morte di migliaia di persone.

Questa giornata ci ricorda anche il lungo e doloroso cammino dei sopravvissuti. Molti di loro, tornati alle loro città e villaggi, non trovarono più le loro case, le loro famiglie, la loro lingua, la loro cultura. Intere comunità ebraiche furono cancellate dalla storia. Per loro, la liberazione non significò fine della sofferenza, ma l’inizio di un’altra lotta: quella per la memoria, per la ricostruzione e per la dignità.

La Giornata della Memoria non è solo un momento di riflessione sul passato, ma un impegno per il presente e il futuro. Come ci ricordano i testimoni superstiti, che purtroppo diventano sempre meno, spetta a noi, e soprattutto alle nuove generazioni, il compito di preservare questa memoria. Non possiamo permettere che la Shoah diventi un semplice trafiletto nei libri di storia. Deve rimanere un monito eterno, una base sulla quale costruire una società più giusta e consapevole.

Oggi, quando torniamo a casa, portiamo con noi il ricordo di quei volti, di quegli sguardi spezzati ma pieni di umanità. Portiamo con noi la consapevolezza che la memoria è un impegno collettivo. E continuiamo a ribadire, con forza, che mai più dovrà ripetersi un orrore simile”.