Il 4 gennaio scorso la parrocchia di Santa Maria Maddalena di Faenza ha ospitato Afritaly Festival, un evento per favorire l’incontro e la socializzazione tra bambini e ragazzi under 18, provenienti da diversi paesi del mondo, attraverso un pomeriggio di giochi e attività creative, alla scoperta dei propri talenti. Abbiamo incontrato Roger Sclam, organizzatore di questa iniziativa, originario del Congo ma residente a Faenza. L’evento rappresenta anche un’occasione per raccogliere fondi a supporto dei progetti che Sclam, con la sua azienda Kalonga Mining, promuove in tutto il territorio africano.
Intervista a Roger Sclam: “Abbiamo fatto un primo passo ma non vogliamo fermarci, per aiutare le persone che arrivano in Italia a integrarsi”
Sclam, cosa l’ha portata a trasferirsi dal Congo a Faenza?
Sono cresciuto in una famiglia molto numerosa, composta da nove persone. Mio padre era militare e con uno stipendio di 40 euro al mese doveva mantenere tutta la famiglia. Eravamo molto poveri, il cibo scarseggiava e fin da quando ero bambino il mio sogno è stato salvare tutti i miei familiari dalla povertà e per questo, all’età di 12 anni, ho iniziato a lavorare nelle miniere d’oro, diamante e cobalto. Con i primi guadagni ho poi attraversato a piedi Zambia e Zimbabwe, fino ad arrivare in Sud Africa dove mi sono integrato e sono riuscito ad aprire la mia azienda Kalonga Mining. In Sud Africa ho poi conosciuto la mia attuale moglie e ci siamo trasferiti a Faenza.
Come si trova nella nostra città?
Molto bene. Sono riuscito a integrarmi, imparando l’italiano e la cultura di questo paese. Mi piace vivere a Faenza e qui voglio promuovere progetti che favoriscano l’integrazione tra persone di diverse culture.
Ecco, come è andato dunque questo primo Afritaly Festival?
Sono molto soddisfatto, è stato un pomeriggio incredibile. Avevo timore potessero partecipare poche persone e invece la risposta che abbiamo avuto è stata molto positiva e tanti bambini, provenienti da diversi paesi del mondo, hanno potuto conoscersi e giocare insieme. Questo credo sia molto importante per i più piccoli, che tra l’altro hanno sofferto particolarmente la mancanza di eventi aggregativi, imposta dalla pandemia.
Quali obiettivi si proponeva di raggiungere?
È un evento dedicato appunto a bambini e ragazzi under 18 e l’obiettivo principale è favorire l’integrazione tra persone di culture diverse. L’idea è infatti organizzare un pomeriggio di giochi, attività creative e momenti di socializzazione, per bambini provenienti da tutti i paesi del mondo, in modo che imparino a conoscersi e rispettarsi reciprocamente. Solo favorendo l’incontro e l’integrazione tra i più piccoli possiamo creare un mondo migliore, più inclusivo.
Ci sono quindi in programma altri eventi dedicati ai più giovani?
Assolutamente sì. Questo Afritaly Festival, organizzato a Faenza, è stato il primo ma abbiamo in programma di organizzare altre iniziative in tutta Italia, partendo dalle città limitrofe a Faenza come Imola o Forlì. Abbiamo fatto un primo passo ma non vogliamo fermarci, per aiutare le persone che arrivano in Italia a integrarsi e a condividere con gli italiani la loro esperienza e la loro cultura. Inoltre vogliamo organizzare eventi simili anche in Africa. Il primo è in programma in Sud Africa, a Città del Capo ma vogliamo portare questo format anche in Zambia, Zimbabwe e Congo.
Quali sono invece i progetti che sta promuovendo in Africa e per cui sono stati raccolti fondi anche durante questo Afritaly Festival?
Io so cosa significano povertà, guerra e lutti quindi voglio cercare, nel mio piccolo, di creare un mondo migliore. In Africa dunque mi focalizzo sul settore agricolo, sulla pesca, sul settore minerario e sull’allevamento, con l’obiettivo di dare ai cittadini africani le conoscenze e l’accesso alle tecnologie, che ancora non hanno, per poter lavorare in maniera più produttiva e sostenibile. Solo in questo modo possono costruirsi un percorso per restare nella propria terra, senza essere costretti a emigrare, rischiando la vita.
Samuele Bondi