È rientrata in Italia la delegazione dell’associazione Pro Joko di Marradi, guidata dal parroco don Mirko Santandrea, che ha fatto tappa in Camerun in occasione del decimo anniversario della morte della missionaria Rita Rossi, la cui vita è stata spesa a fianco dei pigmei baka. Per la messa in ricordo di Rita ha tenuto l’omelia monsignor Père Tankeu Charles Vianney, cancelliere della diocesi di Yokadouma, che ha tracciato i punti essenziali della storia e della vocazione di Rita Rossi. Spesso si pensa al missionario come a una figura religiosa, Rita invece ha scelto la missione pur non appartenendo a un ordine e in questo rappresenta un punto di riferimento per tutti coloro che si sentono chiamati a stare accanto agli ultimi. Il celebrante si è rivolto poi ai baka presenti per sottolineare che devono essere protagonisti della loro vita. Tra loro c’è una ragazza, Julienne, che è diventata insegnante e che deve essere un esempio per tutti. I baka devono diventare insegnanti, infermieri, poliziotti, sacerdoti. Per questo motivo è fondamentale che i genitori comprendano l’importanza di fare frequentare la scuola ai loro figli. Troppo spesso ancora oggi le aule delle scuole restano vuote perché i genitori portano i bambini in foresta a lavorare.

pro joko in camerun

Infine ci si è soffermati a riflettere sul significato che l’associazione Rita nya la, nata a Yokadouma subito dopo la morte di Rita Rossi per dare continuità ai suoi progetti, ricopre su questo territorio. Entrare a fare parte di una associazione significa donare tempo, lavoro e pensiero per contribuire a realizzarne gli obiettivi. Rita nya la rappresenta un’occasione importante per i baka del territorio per contribuire al miglioramento delle loro condizioni di vita. Avvicinarsi a un’associazione significa quindi assumere un atteggiamento diverso anche rispetto ai propri bisogni: non tanto chiedere soldi per soddisfare le proprie richieste personali, ma piuttosto mettersi a disposizione con tempo e voglia di lavorare affinché i progetti e le opere che Rita ha avviato possano trovare continuità e tutta la comunità possa beneficiarne. Fare parte di una associazione non è una questione di denaro, ma piuttosto una questione di cuore.

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Un saluto finale è stato rivolto ai membri della associazione Pro Joko arrivati dall’Italia. Pro Joko, nata per volere di Rita, collabora con Rita Nya la. Pro Joko lavora soprattutto nell’ambito della raccolta fondi per finanziare i vari progetti. Anche in questo caso si è sottolineato che coloro che raccolgono fondi non sono necessariamente persone ricche di denaro ma, piuttosto, persone animate dallo spirito di compassione di cui le scritture ci parlano e che ha contraddistinto la vita di Rita Rossi.

La testimonianza di una partecipante dell’ass. Pro Joko al viaggio in Camerun

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Dal 7 dicembre 2014 al 7 dicembre 2024: sono dieci anni che “mama” Rita ha lasciato noi e i suoi baka. L’associazione nata in Camerun Rita nuya-la (Rita nostra madre) ha organizzato una commemorazione speciale nella cattedrale di Yokadouma, proprio dietro il “foyer Rita Rossi”, dove 26 bambini e ragazzi baka e non, provenienti da diversi villaggi, cercano una possibilità per un futuro migliore attraverso l’istruzione, accompagnati da mama Chantal e gli altri membri dell’associazione. Dall’Italia è partita una delegazione più folta dell’ordinario, composta da nove persone, molte alla prima esperienza in Camerun. Siamo stati accolti a Yaoundè da Dieudonnè, presidente dell’associazione Rita nuya-la e nostro angelo custode per tutta la per la permanenza. Un altro giorno di viaggio per arrivare a Yokadouma, meta finale dove ci aspettano i bambini, che ci accolgono cantando, nonostante l’ora tarda. Tutti i disagi e le fatiche si sono dileguati quando il Foyer ha aperto le sue porte e ci ha reso partecipi della sua vita quotidiana.

Pensieri, emozioni, domande hanno colmato i nostri cuori, ancor più prepotentemente con le visite ai villaggi che Rita aveva seguito durante gli anni. Povertà e denutrizione, condizioni precarie, specie nei bambini, arrivano come schiaffi e il nostro mondo appare così insipiente, le nostre responsabilità così grandi e il nostro cuore così piccolo di fronte ai bisogni di questi fratelli. Un gruppo si è recato qualche giorno a Salapoumbe per dare avvio alla campagna sanitaria chirurgica per operare i baka di ernia, patologia comune e invalidante che, senza l’aiuto delle associazioni non potrebbe essere affrontata. Il 7 dicembre si è svolta la commemorazione con la messa concelebrata dal cancelliere del vescovo e da don Mirko Santandrea e arricchita da testimonianze, poi la giornata è proseguita con l’esibizione dei baka nelle loro danze tradizionali e l’esposizione di prodotti di artigianato. Rita ci ha accompagnato per tutto il viaggio, l’abbiamo sentita accanto nella scoperta del suo mondo, nel foyer, nelle piantagioni create per dare sostentamento ai villaggi, nella sua casa a Yokadouma, davanti alla tomba accanto alla vecchia Missione, luogo di grande pace. È incredibile come una “piccola donna”, da sola in un ambiente così difficile, abbia potuto dare vita a tutto questo, trovando poi uomini e donne di buona volontà che l’hanno aiutata e sostenuta, ma è ancora lei con la sua vita il cuore pulsante di Rita nuya-la e Pro joko: «parto perché voglio amare non con le parole ma con la vita».

Abbiamo conosciuto alla festa suor Virginia, l’ultima a sentire Rita subito dopo l’incidente. Ci ha raccontato che Rita le aveva chiesto ospitalità per qualche giorno prima di partire per l’Italia: «ho bisogno di riposare e pregare per i baka». La immaginiamo così in preghiera, mentre ci indica la strada per continuare ad aiutare il suo popolo.

La testimonianza di Julienne, “frutto dell’opera di Rita”

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Mi chiamo Julienne, sono insegnante alla scuola primaria Cattolica di Saint Francois. Sono un frutto dell’opera di Rita, coadiuvata dalla collaborazione di vari volontari che oggi sono diventati ciascuno un piccolo pezzetto di lei. Nel lungo tempo in cui Rita ha vissuto con noi qualcuno le aveva chiesto di costruire abitazioni per i baka. Lei aveva sempre risposto di non essere arrivata fino a qua per costruire case per gli uomini. Oggi io abito in una di quelle case che le veniva chiesto di costruire, ma è un’abitazione fatta e vissuta secondo il suo modo di pensare. È il foyer Rita Rossi, costruito dopo la sua morte per ospitare e consentire di frequentare gli studi a ragazzi provenienti da villaggi poveri e senza scuole.

Questa serata chiude una serie di attività (campagna sanitaria e di sensibilizzazione nei villaggi, operazioni chirurgiche) realizzate nel 2024 in memoria di Rita attraverso quello per cui lei ogni giorno si è battuta: rivolgere la propria attenzione ai più deboli. In molti mi hanno chiesto “chi era Rita”. Io rispondo che, sebbene ciascuno di noi non sia perfetto, Rita, da sola, riusciva a fare ciò che più persone riunite erano incapaci di realizzare. Si impegnava ogni giorno per essere un modello di forza, attenzione, amicizia, amore, compassione, devozione, sacrificio. Rendiamo grazie al Signore per la vita di questa donna che ha lasciato il segno per il suo coraggio e la sua determinazione. Ha lasciato i comfort del suo paese di origine per diventare piccola tra i piccoli e per i piccoli che erano diventati la sua nuova famiglia.

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Desidero ringraziare i membri della associazione Rita Nyua la che si donano anima e corpo affinché la storia di Rita continui a essere scritta. Un grazie speciale ai membri dell’associazione Pro Joko dell’Italia che non ci hanno mai abbandonato dalla morte di Rita. Infine un ringraziamento molto speciale a Maman Chantal che con il suo lavoro e la sua attenzione per i bambini ospitati nel Foyer, ci fa sentire che Rita non è lontano da noi.