È diventato, suo malgrado, uno dei sindaci-simbolo dell’alluvione. Matteo Giacomoni, classe 1974, eletto a giugno di quest’anno, ha una carriera politica solida alle spalle: fa parte del consiglio comunale di Bagnacavallo dal 2004 e ha ricoperto varie cariche: assessore, presidente e vicesindaco. Si è trovato a settembre a fronteggiare una situazione drammatica a Traversara, ma anche a Villanova e Boncellino. Ha avvisato di persona i suoi concittadini in pericolo durante l’allerta rossa. In quelle ore drammatiche, assieme alla giunta, ha spostato il quartiere generale nel bar di Traversara, chiamando i cittadini a uno a uno per le evacuazioni, con l’angoscia di aver dimenticato qualcuno. Uno stile pragmatico e di basso profilo il suo: zero interviste durante l’emergenza, ma informazioni che arrivavano puntuali attraverso comunicati stampa e canali social. «In quei giorni non c’era tempo da perdere, ci siamo rimboccati le maniche», racconta.
Sindaco Giacomoni, l’abbiamo vista sui network nazionali abbracciare e confortare le persone in preda alla disperazione dopo l’alluvione terribile di settembre.
Da noi funziona così, siamo persone di campagna, ci conosciamo tutti. Non avrei potuto fare diversamente. Sarebbe stato più difficile non scendere tra la mia gente. È anche la dimensione del paese che ti porta ad agire così. Vivo la politica come servizio: se lo fai perché ci credi e non per semplice senso del dovere, non esiste altro modo se non quello di stare in mezzo alle persone per comprenderne bisogni e problemi. Tentare di risolverli è un’ambizione che ho. Sono anche padre di tre figli, di cui due grandi. Vorrei consegnare loro un mondo migliore.
Traversara oggi come si presenta?
Il paese è diviso in due: una zona è ripartita con i servizi, con diverse case ancora da sistemare, ma in ripresa. Gli esercizi commerciali hanno riaperto ad eccezione della farmacia, che sta ultimando i lavori. La zona rossa, invece, è ancora un cantiere. Il problema più grosso è che, ad oggi, non abbiamo un Commissario alla ricostruzione: come faccio a dire ai miei cittadini quali prospettive hanno? Abbiamo il Commissario all’emergenza Irene Priolo, ma per la ricostruzione, che è la fase successiva, siamo in alto mare. La situazione di Traversara è più simile a quella di un paese che ha subito un terremoto con le sue abitazioni sventrate. Non possiamo dire a questi cittadini “vi diamo cinquemila euro”, quando non ne bastano cinquantamila solo per poter rimettere piede in casa, figuriamoci il resto. Serve una prospettiva di ampio respiro.
Qual è la situazione degli sfollati?
Quasi tutti si sono arrangiati con una sistemazione autonoma. Abbiamo dato una mano a chi non aveva parenti o amici a cui appoggiarsi, trovando persone che si sono rese disponibili. Ad alcuni abbiamo messo a disposizione alloggi comunali. Tutti sono in una sistemazione almeno decente. Ci sono i contributi Cas, un aiuto per pagare l’affitto o la casa che è stata trovata. È ovvio che si tratta di una risposta-tampone. La casa è un investimento che si fa per la tutta vita ed è giusto che le persone abbiano una prospettiva.
La zona rossa oggi com’è?
Un cantiere. Si trova proprio di fronte alla zona arginale che stanno sistemando. Un cantiere grosso che andrà avanti almeno per un mesetto. Nel frattempo stiamo partendo con un cantiere di pulizia e puntellamento per le case. A queste si aggiungono i campi: qui ci sono ancora tonnellate di detriti e rifiuti da smaltire.
Uno dei problemi del territorio sono i ponti, progettati e costruiti nel dopoguerra, oggi diventati pericolosissimi con le piene. Come vi state muovendo?
Sapevamo che potevano rappresentare un problema, tanto che già la l’amministrazione precedente aveva chiesto formalmente la progettazione di un nuovo ponte delle ferrovie. Il progetto è stato finanziato a settembre dal Commissario Figliuolo. Un primo passo, ma non basta, ovviamente, perché il ponte è da costruire. Abbiamo richiesto il finanziamento del ponte di Traversara e stiamo pensando anche a quello di Glorie, sulla Reale. Sono troppo bassi e vanno rialzati. Se i soldi arrivano, almeno il ponte di Traversara lo realizziamo noi.
Per quanto riguarda gli ambiti di vostra competenza, a cosa state lavorando?
Lo studio del medico di famiglia di Traversara è stato distrutto. Al momento il dottore sta lavorando in un container, una situazione insostenibile. Stiamo lavorando per comprare noi uno studio e metterlo a disposizione. Partiranno a breve anche i lavori sulla pubblica illuminazione.
Passi importanti, ma non sufficienti. Cosa chiedete?
Abbiamo urgente bisogno che prendano il via i lavori sulla messa in sicurezza del Lamone, non solo a Bagnacavallo. Il corso del fiume va ripensato dalla sorgente alla foce: servono casse di espansione, laminazioni, esondazioni controllate, ponti rialzati, ma anche una gestione diversa in collina. I Piani speciali devono assolutamente partire e vanno finanziati. Chiediamo subito un Commissario alla ricostruzione, ma anche fiumi sicuri. La loro gestione è troppo complicata. Trovare i colpevoli facili è sbagliato e non risolve i problemi.
Di cosa c’è bisogno?
Servono norme più chiare e snelle. Ditemi che posso fare una cosa e permettetemi di realizzarla.
A tre mesi dalla sua elezione si è trovato a gestire una situazione drammatica: cosa è cambiato nella sua vita e nel modo di vivere il mandato?
La ferita è troppo calda per sviluppare un’analisi seria. Sicuramente ha aumentato l’esigenza e l’urgenza di farci sentire e di lottare con forza, sbattendo i pugni sul tavolo, se serve. Non si può permettere che eventi così tragici siano dimenticati.
Barbara Fichera