Martedì scorso a Faenza, in un cinema Europa gremito di persone, abbiamo avuto il privilegio di incontrare un giovane prete, don Mattia Ferrari, originario di Modena. Don Mattia studia a Roma all’università e intanto aiuta i poveri ed in particolare i migranti, in prima linea come cappellano della nave “Mare Jonio”, dell’associazione “Mediterranea – Human Saving”.
L’esperienza di don Mattia come cappellano della nave “Mare Jonio”
La loro piccola nave, un vecchio rimorchiatore, pattuglia il mare e incontra i gommoni dei disperati che tentano di raggiungere le coste italiane per fuggire da guerre, carestie, miseria senza prospettive, subendo torture e sevizie inenarrabili durante un viaggio che spesso finisce con la morte per annegamento o per fame e sete, o per mano degli scafisti che li sfruttano.
Nel suo libro “Salvato dai Migranti”, don Mattia scrive. «La mia famiglia mi ha insegnato a stare accanto alle persone che la società esclude o opprime. (…) Ho avuto sacerdoti che mi hanno sempre dato una vera testimonianza cristiana. (…) Mi hanno trasmesso l’amore per gli ammalati e per gli ultimi e la bellezza dell’umiltà e della piccolezza e mi hanno trasmesso la passione di don Bosco per i giovani poveri». Don Mattia che predica e pratica la fratellanza, si è “sporcato le mani” anche collaborando con un gruppo di persone non credenti. Assieme salvano vite umane e ci danno un esempio lampante di cosa vuol dire Gesù con la parabola del buon samaritano.
Fatiche e resistenze ad accogliere gli stranieri
La nave Mare Jonio incontra la resistenza di chi vorrebbe che i migranti non vengano nel nostro paese. Si ha paura che portino via il lavoro a noi, che ci disturbino nel nostro quieto vivere – nelle nostre tiepide case – che portino malattie o tradizioni o religioni a noi estranee. La storia del nostro paese, dove ormai risiedono, lavorano e studiano 5 milioni di stranieri, dimostra che non è così. La maggioranza si è integrata e produce reddito, che contribuisce in modo essenziale al nostro sistema fiscale e pensionistico tanto che l’ex ministro Fornero (la cui legge non è stata abrogata) afferma che senza i migranti non potremo, fra pochissimi anni, sostenere più le nostre pensioni agli anziani. Sono 30mila i migranti annegati nel Mediterraneo finora, ci ha raccontato don Mattia, ed il numero è senz’altro sottostimato, perchè molti non vengono neppure scoperti. Un dolore immenso. Paragonabile all’attuale tragedia di Gaza, che però occupa da mesi, giustamente, le prime pagine. In mare si muore nel silenzio e nell’abbandono indifferente. Conoscere un migrante – che è un essere umano esattamente come noi – può essere invece un grande arricchimento. Molti valori sono condivisi: il lavoro, la famiglia, i figli, il desiderio di migliorare. Dovremmo programmare l’entrata di un certo numero di persone in cerca di lavoro così come fecero intelligentemente gli Stati Uniti nell’800, cercando di insegnare loro le norme della nostra Costituzione, la nostra lingua e scambiare con loro le ricchezze della diversità arricchendo noi stessi. Purtroppo prevale ancora una mentalità gretta e impaurita. Forse la scarsa cultura, la mancanza di esperienze dirette, la pigrizia, un certo egoismo di principio, finiscono per prevalere.
L’accoglienza: unica strada possibile
Don Mattia ci ha detto che solo una società accogliente può risolvere il problema. Insieme dobbiamo muoverci e costruire un futuro migliore per tutti. Le politiche fino ad ora attuate si sono rivelate insoddisfacenti ed inaccettabili dal punto di vista dei diritti umani. Anche portare in Albania – paese extraCE – alcuni migranti si sta rivelando ingiusto e costosissimo. Non è con i ghetti che si sono mai risolti i problemi nella storia. E lo sappiamo bene. Nel video proiettato per illustrare una operazione di salvataggio della “Mare Jonio” ci hanno colpito al cuore i piedini ripresi in primo piano di una bimba di colore salvata e abbracciata da una amorevole volontaria. Questa immagine ricorda il salmo “Sto quieto nelle braccia del Signore come un bimbo delle braccia della mamma”. Come si fa a respingerli in mare!
Alla fine dell’incontro abbiamo consegnato a Don Mattia, per Mediterranea, una somma di denaro significativa, raccolta da alcune associazioni per incoraggiarlo a continuare nel suo lavoro di cura ed aiuto ai poveri ed in particolare a chi tenta di reagire e costruirsi un futuro migliore in Europa. Aiutare ogni essere umano. A questo deve portarci la compassione senza fare complicati ragionamenti per poi concludere che non possiamo fare niente. Non è vero. Possiamo amare. Speriamo di poter continuare ad aiutare Don Mattia e la nave Mare Jonio perché metta in salvo tanti bambini migranti che diventeranno gli italiani di domani.
d.m.